CIMIC: il ministro della Difesa Elisabetta Trenta all’esercitazione Double River 2019. La NATO per il futuro avrà bisogno di Forze d’intervento ben equipaggiate e ben addestrate

Motta di Livenza (Treviso). All’esercitazione “Double River 2019”, condotta dal CIMIC GROUP SOUTH è intervenuto, oggi, il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.

Il Multinational CIMIC Group è un reparto multinazionale della NATO a guida italiana, capace di ricercare, addestrare e proiettare unità di specialisti nel soccorso e nella ricostruzione di aree sconvolte da conflitti.

L’esercitazione CIMIC

All’esercitazione hanno partecipato anche i contingenti di Grecia, Portogallo, Romania, Slovenia ed Ungheria.

CIMIC – acronimo di Civil Military Cooperation – è una funzione operativa che fa interagire le Forze militari e le componenti civili presenti nelle aree di crisi.

“Il Multinational CIMIC Group rappresenta l’unico polo di formazione per la funzione CIMIC in ambito Difesa – ha detto il ministro nel suo discorso – e, se oggi, è diventato un vero e proprio punto di riferimento in ambito nazionale e della NATO lo si deve all’altissima competenza e alla professionalità del personale che vi opera”.

Negli ultimi decenni, in linea con l’evoluzione degli scenari di impiego, le attività CIMIC hanno assunto sempre più importanza, anche in contesti ad alta intensità.

“In passato – ha ricordato il ministro – si associava l’attività CIMIC principalmente alla fase post-conflittuale e più precisamente a quella di Stability and Reconstruction. Oggi bisogna abbandonare questo cliché”.

Infatti, l’imprevedibilità ed i rischi connessi alle nuove dimensioni dell’hybrid warfare richiedono “un impegno sempre maggiore, anche da parte delle capacità CIMIC”.

L’esperienza di questi anni ha dimostrato come sia sempre più necessario coniugare “operazioni convenzionali con azioni congiunte e integrate nelle dimensioni cyber, space e psychological”.

Il ministro della Difesa Trenta assiste all’esercitazione

“Oggi – ha spiegato il ministro – sappiamo che è necessario interagire con tutti gli attori civili coinvolti nel conflitto, dalle autorità locali alle organizzazioni internazionali, dalle organizzazioni governative e non governative ai media, per disporre del miglior livello possibile di conoscenza e per una valutazione costante dell’ambiente socio-culturale in cui si opera. La comprensione delle dinamiche generali diventa, inevitabilmente, la premessa indispensabile per integrarsi ed operare in realtà distanti, sia in termini geografici, sia culturali, consentendo di operare con attenzione e rispetto per le sensibilità locali”.

Ed in questo contesto entra in gioco la componente CIMIC, con il suo compito fondamentale di facilitare, promuovere e mantenere il miglior livello di collaborazione tra la componente militare e tutti i non-military actor.

“Ovviamente il contesto e il profilo delle attività CIMIC sono direttamente proporzionali alla natura della crisi e al tipo di scenario – ha perseguito la Trenta – ma i risultati ottenuti in questi anni in Kosovo, Libano, Somalia, Gibuti, Afghanistan, e anche nell’ambito della missione europea EUNAVFORMED, hanno confermato che la CIMIC è una capacità moderna e altamente versatile”.

Per il ministro le esercitazioni come quella di oggi “rappresentano un momento importantissimo, perché consentono di addestrarsi secondo modelli in grado di gestire tutti gli aspetti connessi alle future, possibili minacce, promuovere le attività di cooperazione e addestramento congiunto tra Paesi alleati ed amici, investire in tecnologia, dedicare risorse”.

Parlando poi del ruolo della NATO, la titolare della Difesa ha sottolineato come l’Alleanza Atlantica oggi sia “forte e coesa”, e continuerà ad essere “una struttura fondamentale per la sicurezza della regione euro-atlantica, Sarà così perché è un’Alleanza fra Paesi sovrani, nella quale tutti i membri hanno la stessa capacità di incidere sull’adozione delle scelte collettive. Questa è la caratteristica fondamentale dell’Alleanza Atlantica, che ne definisce la natura e ne spiega la forza e la longevità”.

Ma nel futuro la NATO dovrà affrontare nuove sfide, e ampliare le sue capacità.

“Avrà bisogno – ha sottolineato Elisabetta Trenta – di mantenere allo stato dell’arte le capacità di sorveglianza e di raccolta delle informazioni, per poter gestire al meglio le crisi. Avrà bisogno di Forze d’intervento ben equipaggiate e ben addestrate, perché la deterrenza sia credibile e per reagire di fronte a minacce imprevedibili. Ci sarà sempre più bisogno di contrastare il terrorismo e i gruppi armati che minacciano la sicurezza internazionale”.

Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta

Tutto ciò chiama in causa: intelligence, forze proiettabili e flessibili. “Ma – ha aggiunto il ministro – anche la capacità di gestire le crisi e sostenere i Paesi amici che sono direttamente minacciati dal terrorismo con attività di addestramento e di assistenza. Ed ancora, ci sarà la crescente necessità di saper operare nei domini cibernetici e delle informazioni”.

Come ha ricordato il ministro “l’Alleanza si sta preparando a questi scenari, quelli della cosiddetta guerra ibrida, per non farsi cogliere impreparata rispetto a nuove e sempre più spregiudicate tecniche di offesa. La NATO di domani dovrà essere capace di operare sull’intero spettro delle possibili minacce, quale che sia la loro natura o il quadrante geografico di provenienza. Ci sono chiare esigenze tecniche e militari che impongono questo ampio spettro di capacità”.

E ci sono altrettante evidenti ragioni di natura geopolitica, perché il tempo di un’Alleanza Atlantica che opera solo per fronteggiare una specifica minaccia, proveniente da uno specifico attore internazionale, è stato superato da tre decenni.

“Al contrario, proprio la capacità di operare, con flessibilità, sull’intero spettro dei rischi e delle minacce assicura la centralità della NATO, per gli anni a venire – ha proseguito la Trenta -. L’Italia sostiene con forza, in ambito alleato, la necessità di un’Alleanza capace di guardare e intervenire per fronteggiare tutta la gamma dei rischi e per tutelare direttamente e indirettamente gli interessi prioritari nazionali. Anche per questo, abbiamo spinto per fare del Comando NATO di Napoli un hub per le attività nella regione mediterranea”.

L’Italia si sta muovendo anche nel sistema della Difesa europea. “Vogliamo più Europa per la difesa – ha detto ancora il ministro – perché riteniamo importante che i Paesi europei possano contribuire in maniera più efficace alla sicurezza della regione euro-atlantica. Una partnership strategica e di piena collaborazione che dovrà essere attuata secondo il postulato No Duplication, No Competition, per il rafforzamento della sicurezza comune e il raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi. L’Alleanza Atlantica rimarrà centrale per la sicurezza transatlantica grazie alle nuove capacità che sta sviluppando, e continuerà a guardare avanti, alle sfide di domani”.

“E l’Italia continuerà – ha concluso il ministro – ad essere parte attiva e propositiva nell’Alleanza. Continuerà ad onorare gli impegni assunti e ad aggiornare le proprie capacità di difesa in coerenza con tali impegni e per la tutela dei propri interessi prioritari”.

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