Accordo JEFTA, giù i dazi con la UE nel nome del libero mercato e dello sviluppo economico contro il protezionismo

Di Pierpaolo Piras

Tokyo. Tre giorni fa, Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, come rappresentante della Unione europea, ha firmato a Tokyo lo storico accordo commerciale con il Giappone (JEFTA Japon-EU Free Trade Agreement) che riduce oltre il 90% dei dazi nel commercio reciproco.

Accordo UE e Giappone

Il risparmio sarà di 58 miliardi di euro di merci esportate nel Paese del Sol Levante e di 54 miliardi di importazioni verso l’Europa.

Il processo è stato lungo. Ci sono voluti 11 incontri negoziali, molti dei quali avvenuti in grande riservatezza, iniziati nel maggio 2011, seguiti dalla loro ufficializzazione a partire dal 2013.

Secondo il polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo “il mondo non ha davvero bisogno di andare indietro di cento anni nel tempo. Piuttosto il contrario”.

Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk

Detto così è uno schiaffo sonoro alla recente politica protezionistica di Donald Trump. Per il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, l’accordo ha creato “la più grande zona economica libera, avanzata e industrializzata del mondo”.

In effetti, il Giappone con l’UE costituiscono un quarto del PIL mondiale e interessa circa 600 milioni di persone.

Cecilia Malmström, commissaria europea al Commercio, afferma di aver raggiunto un accordo politico con il Ministro degli Esteri giapponese, Fumio Kishida: “Abbiamo appianato le poche differenze rimanenti nei negoziati commerciali tra l’UE e il Giappone”. Il clima psicologico sembra piacevolmente collaborativo ed ottimistico per la soluzione degli aspetti più tecnici.

Cecilia Malmström, commissaria europea al Commercio

L’intesa è interessante nei contenuti. I giganti della industria automobilistica giapponese (Toyota e Honda) già applaudono per le facilitazioni alla esportazione (abbassando i dazi al 10% per sette anni) delle proprie auto verso l’Europa.

Il nucleo del consenso mira ad aumentare il flusso delle auto giapponesi verso l’Europa e del cibo europeo verso il Giappone.

I giapponesi abbasserebbero i dazi sui formaggi europei , tipo i “Gouda” (forme tonde da 15 chili circa) dei Paesi Bassi e la grande varietà ed elevata qualità di quelli italiani e francesi, pur mantenendo il rigoroso rispetto delle peculiari norme sui prodotti lattiero-caseari, altamente protetti nel Paese del Sol Levante, secondarie ai singolari gusti e cultura mentale dei cittadini giapponesi.

Sullo sfondo si intravvedono incrementi d’affari per i colossi europei come Siemens in Germania ed Alstom in Francia.

Il Giappone rappresenta il secondo partner commerciale dell’Unione Europea in Asia, dopo la Cina .

Le importazioni dal Giappone verso l’UE sono dominate da macchinari di varia specie, motori elettrici, veicoli a motore, strumenti ottici , strumentazioni diagnostiche in campo sanitario e prodotti chimici.

Le esportazioni dell’Unione verso il Giappone sono dominate da veicoli a motore, macchine utensili (assai rinomate quelle di produzione italiana), prodotti farmaceutici, sofisticati strumenti ottici, macchinari elettrici, apparecchiature in campo medico oltre a vini e cibi vari.

Si tratta sicuramente del più ingente accordo commerciale ratificato dalla Unione Europea.

E’ previsto anche un potenziamento del “Gateway UE”, un’iniziativa finanziata da questa che aiuta le aziende europee a stabilire collaborazioni commerciali durature ed efficaci nella formazione manageriale atta ad operare in Giappone e nel resto dell’Asia.

L’accordo prevede futuri incontri per risolvere le non poche e restanti criticità.

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