Aerospazio, il Lombardia Aerospace Cluster avvicina le sue imprese alla stampa 3D

Varese. Circa 20 imprese del Lombardia Aerospace Cluster si sono riunite per approfondire e discutere i temi dell’Additive Manufacturing.

Il logo di Lombardia Aerospace Cluster

Si tratta della seconda tappa di un percorso di approfondimento su un argomento che interessa tutte le imprese socie del distretto.

L’Additive Manufacturing – o stampa 3D – è una tecnologia produttiva che, a differenza delle tecniche tradizionali, permette di “aggiungere” materiale solo dove serve.

Ad oggi questa tecnologia sia adottata solo in piccola parte nella produzione di componentistica aerospaziale, l’interesse strategico che essa riveste per l’industria del settore, sia primaria che dell’indotto, non è trascurabile.

Tramite l’uso di appositi strumenti di progettazione e macchine di produzione, essa permette infatti di realizzare in tempi rapidi prototipi, componenti compatti e leggeri (ogni grammo risparmiato su un oggetto che vola è vitale!), parti di ricambio, attrezzature o soluzioni completamente nuove e personalizzate, anche con geometrie complesse o che integrano più funzioni in un unico sistema.

Molte aziende del settore aerospaziale si stanno dunque avvicinando a questo ambito, e la strada intrapresa, benché non priva di ostacoli – primo fra tutti quello normativo -, sembra essere molto promettente.

Tra queste c’è l’Adiro. Si tratta di un’azienda metalmeccanica di Taino (Varese) che ha una storia di quasi 40 anni alle spalle che ha deciso di rinnovarsi, puntando e investendo sulla nuova tecnologia additiva.

Aidro ha raccontato alle altre aziende del Cluster presenti la sua esperienza, di come ha saputo mutuare alcune competenze dal suo settore di provenienza (l’oleo-idraulica, un ambito piuttosto tradizionale e maturo), acquisirne di nuove, e diventare in breve tempo un punto di riferimento per l’utilizzo della stampa 3D metallica nel suo specifico comparto industriale del Fluid Power.

Ma poiché la nuova tecnologia offre molte opportunità di business da esplorare, ecco dunque che Aidro si è affacciata al settore aerospaziale.

Tra le sue realizzazioni più emblematiche, c’è un progetto di solidarietà: Servofly, un dispositivo stampato in 3D in metallo che ha permesso a Mattia Negusanti, un pilota che a seguito di un tragico incidente ha perso l’uso di un braccio, di riottenere il brevetto di volo.

Installato sul cockpit di un velivolo ultraleggero in modalità “plug-and-fly”, ovvero senza richiedere alcuna modifica all’aeromobile, l’ausilio in stampa 3D controlla la barra di comando gas motore.

Il dispositivo elettromeccanico realizzato da Aidro è unico nel suo genere, in quanto è stato personalizzato per sopperire alla specifica disabilità di Mattia, che ora può pilotare di nuovo un aereo, da solo e con una sola mano. La sua storia racconta di come la tenacia e la determinazione, con l’aiuto di una tecnologia flessibile come la stampa 3D, consenta letteralmente di volare oltre i limiti.

I partecipanti del Cluster sono stati invitati a visitare il reparto di Additive Manufacturing di Aidro, dove hanno potuto osservare il processo di fusione del metallo all’interno delle stampanti 3D secondo la tecnologia della “fusione laser su letto di polvere metallica” e toccare con mano le fasi di post-processing.

La finitura delle parti in 3D e i controlli non distruttivi sono attività in cui molte aziende del Cluster sono già attivamente coinvolte, perché rappresentano un punto chiave per il successo dei prodotti realizzati con questa tecnologia.

Uno scambio di idee tra i partecipanti ha riguardato anche le varie fasi della progettazione per la stampa 3D, il cosiddetto Design for Additive Manufacturing, che non solo richiede elevate competenze ma soprattutto una mentalità nuova rispetto alla progettazione convenzionale. Una delle più grandi sfide di questo approccio è appunto abbandonare i vecchi schemi progettuali e pensare a soluzioni completamente nuove, oggi finalmente possibili.

Oltre che su droni e satelliti, allargando un po’ lo sguardo verso il futuro, tra qualche decennio la tecnologia della stampa 3D sbarcherà anche sulla Luna.

Il progetto del Moon Village, che ospiterà la prima colonia umana sulla Luna, prevede l’utilizzo di particolari stampanti 3D per costruire rifugi utilizzando la regolite lunare.

Di questo progetto e di molti altri ne ha parlato Amalia Ercoli Finzi, Professoressa onoraria del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano, che nel cinquantesimo anniversario dello sbarco di Armstrong e Aldrin, ha ripercorso le tappe più salienti della conquista tecnologica della Luna da parte dell’uomo (e della donna).

Con l’occasione, il presidente del Cluster Lombardia Aerospace, Angelo Vallerani, ha consegnato un premio nelle mani della professoressa Finzi, prima donna a laurearsi in Ingegneria Aeronautica in Italia e “mamma” della Missione Spaziale Rosetta, che ha portato un pezzo d’Europa sul dorso di una cometa lontana 500 milioni di chilometri dalla Terra.

La premiazione della professoressa Finzi

Il premio lunare, anch’esso stampato in 3D, è il riconoscimento del Cluster per la sua appassionata e instancabile attività di divulgatrice della tecnica e della scienza spaziale.

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