Carabinieri: Parla il comandante del Provinciale di Macerata, Colonnello Michele Roberti. Aumentano i delitti contro il patrimonio e le violenze di genere

Macerata (dal nostro inviato). Il 31 gennaio 2018 la tranquillità di Macerata fu scossa da una terribile notizia: il corpo di una ragazza fu ritrovato, fatto a pezzi, in due trolley, lasciati poi lungo una strada di campagna.

La giovane, Pamela Mastropietro, 18 anni, si era allontanata da una comunità di recupero per tossicodipendenti e aveva cercato qualche dose ai Giardini Diaz, un parco che le Forze dell’Ordine monitorano costantemente.

I cittadini di Macerata voglio ricordare così Pamela Mastropietro

Non vogliamo qui ricostruire tutte le vicende processuali che hanno portato il nigeriano Innocent Oseghale in carcere, considerato l’autore del barbaro omicidio, dove ancora si trova. Così come non vogliamo riportare alla memoria la reazione di Luca Traini che in raid in città sparò a sei persone di colore, ferendole, attaccando a colpi di pistola la sede di un partito politico per poi consegnarsi alle Forze dell’Ordine. Anche lui è ancora in carcere.

Vogliamo solo raccontare ai nostri lettori come questa ricca, storica città abbia cambiato “pelle” dal punto di vista della sicurezza, appunto dopo i fatti su narrati.

E lo facciamo con il Colonnello Michele Roberti, comandante provinciale dei Carabinieri di Macerata.

Il Colonnello Michele Roberti, comandante provinciale dei Carabinieri di Macerata

Colonnello, poco più di due anni fa Macerata salì agli onori della cronaca per una serie di eventi. Oggi qual e’ la situazione della sicurezza in città?

Episodi come quelli che sono accaduti a Macerata ormai più di 2 anni fa e che hanno suscitato allarme e sconcerto nella pubblica opinione, e interessato per lungo tempo le cronache locali e nazionali, hanno una indubbia ricaduta sulla percezione di sicurezza dei cittadini.

Un lavoro importante è stato fatto nel corso del 2018 per portare a temine attività investigative già avviate prima dei tragici fatti di Pamela e avviarne di nuove nel 2019, allo scopo di delineare la fitta rete di spaccio che si dipana non solo in città ma nell’intera provincia appunto, come dimostrato dalle numerose operazioni condotte in questi anni in varie parti del territorio maceratese a cura dei reparti dipendenti.

Questo lavoro proseguirà nel tempo con misure atte non solo a contrastare la delinquenza ma anche a diminuire il sentimento di insicurezza da essa generato nei cittadini. Molto, mi sia consentito aggiungere, è stato reso possibile grazie ad una piena sinergia di intenti tra le diverse Forze di Polizia, e, sul piano della direzione e coordinamento dell’azione repressiva, a partire dai tragici fatti che ricordiamo, alla regia attenta, lungimirante ed efficace del Procuratore della Repubblica, Dott. Giovanni Giorgio e dei suoi Sostituti.

Quali sono i principali reati che vengono denunciati?

Questi primi mesi dell’anno sono stati, senza dubbio, condizionati dall’emergenza Covid-19.

Infatti l’andamento della delittuosità nel  territorio della provincia  di  Macerata ha fatto registrare una diminuzione del trend di circa il -40% dei reati emersi.

Sebbene tutte le tipologie criminose siano risultate in calo, sono stati tuttavia denunciati delitti contro il patrimonio – furti, truffe, frodi informatiche e sporadiche rapine – e in materia di violenza di genere.

Al riguardo un’attenzione particolare viene costantemente indirizzata dall’Arma a tutela delle fasce deboli, sempre più spesso vittime di violenze di genere.

Una pattuglia dei Carabinieri impegnata nel controllo del territorio

In particolare, il corale sforzo compiuto ad ogni livello istituzionale nella delicata materia, ultimamente interessata dalla novella normativa sul cosiddetto codice rosso, ha permesso un lieve contenimento dei reati e un incremento dell’azione di contrasto da parte dei Carabinieri dell’intera provincia.

Importante in questo settore è la stretta collaborazione con i vari centri antiviolenza presenti in provincia, con i quali sono attivi appositi protocolli volti a garantire la sicurezza della parte debole, fino all’allontanamento dalle mura domestiche e all’accoglimento in residenze protette.

Quando le vittime percepiscono che ci si muove per garantire un idoneo “cordone di sicurezza” intorno a loro, tendono a venire allo scoperto e denunciare, piuttosto che tacere e continuare a subire violenze fisiche e psicologiche.

Ma, anche in questo caso, per arginare il fenomeno è fondamentale una “battaglia” culturale che occorre portare avanti soprattutto con le giovani generazioni.

Con riferimento ai reati contro il patrimonio, mi piace ricordare una bella operazione condotta a dicembre scorso dai militari del Reparto Operativo e della Sezione Operativa della Compagnia di Macerata che ha permesso di arrestare – in esecuzione di una misura cautelare domiciliare – una banda di 4 soggetti originari della provincia di Foggia, resisi autori di complessivi 36 furti di autovetture di media e grossa cilindrata, in località prossime alle uscite autostradali A/14, tra le regioni Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna, tra i mesi di aprile e settembre 2019.

I controlli dei Carabinieri

Analogamente incisiva ed efficace è stata la risposta alle rapine commesse nell’ultimo periodo, con l’arresto di 5 persone per altrettanti episodi (commesse ai danni di privati ed esercizi commerciali a Matelica, Civitanova Marche e Tolentino) nonché l’arresto, effettuato dalla Compagnia di Civitanova Marche, di 4 persone di origine albanese (2 uomini e 2 donne), sorprese in flagranza di furto in una abitazione, riuscendo a recuperare parte della refurtiva, poi restituita ai legittimi proprietari.

Comandante, so che avete raggiunto grandi risultati nel contrasto al traffico di droga. Ce li puo’ illustrare?

Le attività info-investigative svolte dai miei Carabinieri nel corso degli ultimi 2 anni hanno permesso di accertare una fiorente attività di spaccio di droghe, gestita in prevalenza da stranieri che hanno acquisito sempre maggiori porzioni di territorio.

In particolare, tra le etnie a maggiore dinamicità criminale, si menzionano: quella nigeriana, nella città di Macerata, nei settori dell’eroina, della marijuana e dell’hashish (al riguardo ricordo l’operazione condotta dalla Compagnia di Macerata, denominata “Nigerians”, con l’arresto in esecuzione di ordini di custodia cautelare di 4 nigeriani, e a seguire quella del Reparto Operativo, in collaborazione con la Compagnia di Tolentino, che nel corso del mese di dicembre 2018, ha eseguito 6 misure cautelari nei confronti di altrettanti cittadini nigeriani, scaturita dall’omicidio di Pamela).

C’è po quella marocchina che opera nel settore dell’hashish, nell’area che va dalla costa a Monte San Giusto, al confine con Fermo (al riguardo, il Reparto Operativo ha svolto una complessa attività investigativa denominata “TOP 2017”, in collaborazione con la Stazione di Monte San Giusto, che ha permesso di trarre in arresto 8 soggetti e sottoporre altri 3 a fermo di indiziato di delitto, sequestrando complessivamente circa 232 chili di hashish e 320 grammi di cocaina).

La criminalità albanese, nell’intera provincia (dall’entroterra camerte alla fascia costiera), opera nei settori della cocaina e della marijuana (al riguardo, si citano gli importanti riscontri effettuati dall’Arma di Montecosaro e Civitanova Marche, con il sequestro di 5 chili di cocaina e oltre 10 chili di marijuana a carico di un pregiudicato albanese.

Di assoluto rilievo, poi, è stato il risultato conseguito dal Reparto Operativo, in collaborazione con la Stazione di Porto Recanati, con l’esecuzione di 4 misure cautelari all’indirizzo del gruppo di albanesi coinvolti, a vario titolo, nell’importazione via mare dall’Albania dell’ingente carico di marijuana – pari ad oltre 900 chili – rinvenuta sulla spiaggia di Porto Recanati all’alba del 29 giugno 2017.

La criminalità pakistana è  concentrata specialmente nell’area costiera, facente capo all’Hotel House di Porto Recanati, nello specifico settore dell’eroina.

Al riguardo ricordo l’operazione “END RIVER”, con l’esecuzione di 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti pakistani domiciliati presso il noto complesso condominiale, resisi autori di oltre 600 cessioni di dosi di eroina a giovani tossicodipendenti provenienti da questa provincia e da quelle limitrofe di Ancona e Fermo.

Recentemente poi, dalle indagini svolte nel contrasto dello spaccio di droga, abbiamo avuto riscontro di un’aumentata presenza di eroina specialmente lungo l’area costiera della provincia, tanto che abbiamo proceduto al sequestro di oltre 4 chili eall’arresto di 16 persone, per lo più di origine pakistana (11) ma anche italiani (ben 5).

Anche i nostri connazionali sono altrettanto attivi in questo fiorente mercato del crimine, infatti in due distinte operazioni sono stati arrestati due cittadini del posto che avevano complessivamente oltre 1 chili  di cocaina.

A Porto Recanati è presente un insediamento di cittadini stranieri. Che tipo di preoccupazioni ha dato o stanno dando per la sicurezza?

Si tratta del noto complesso residenziale denominato “Hotel House” di Porto Recanati, strutturato su 17 piani e 480 appartamenti ove risultano residenti poco più di 1.300 persone (si è recentemente registrato un calo per la gran parte stranieri (di 18 etnie diverse) che, nel periodo estivo, in passato, raggiungevano anche le 3 mila unità.

Si tratta di un edificio realizzato tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, per essere originariamente destinato a famiglie abbienti dell’entroterra maceratese e del nord Italia.

Successivamente, nei primi anni ’80, mutate le abitudini di coloro che vi soggiornavano abitualmente, ebbe inizio un lento declino che ha portato purtroppo a uno stato di diffuso degrado e nel tempo è stato teatro di numerosi eventi delittuosi, anche gravi, nonché di frequenti risse tra condomini della stessa o di diversa etnia, per lo più connesse a interessi contrapposti nello spaccio di stupefacenti.

Da tempo, sotto la supervisione del Prefetto sono in atto quotidiani servizi di vigilanza a cura di tutte le Forze di Polizia secondo un piano coordinato.

Una pattuglia dell’Arma in un parco cittadino di Macerata

Da sempre, l’attività dei Carabinieri del Comando Provinciale e in particolare quelli della Stazione di Porto Recanati con il supporto dei militari della Compagnia di Civitanova Marche non si esaurisce solo con lo svolgimento dell’attività repressiva ma come dice il nostro motto, “POSSIAMO AIUTARVI”, anche con una costante attività di vicinanza e di collaborazione; come quando quotidianamente il Carabiniere – spesso lo stesso comandante della Stazione, il Luogotenente Giuseppino Carbonari – si reca presso il condominio dell’Hotel House ove prende contatti con i referenti delle varie comunità, dà consigli, cerca di stemperare gli animi in casi di contrasto, cercando di dare la risposta immediata dello Stato per evitare dissidi personali; o quando salutano e si intrattengono con i tanti bambini incontrati per le scale o nel cortile, per infondere fiducia nelle Forze dell’Ordine e migliorare l’integrazione, specialmente, delle generazioni future.

Insomma “non solo il volto muscolare di interventi sempre più incisivi per il contrasto dell’illegalità ma anche una vera e propria funzione di rassicurazione sociale svolta quotidianamente dai Carabinieri della Stazione di Porto Recanati che si sostanzia con un rapporto di conoscenza diretta e reciproca con chi abita il palazzone multietnico”.

Sempre a proposito di presenze di cittadini extracomunitari, africani in particolare, sono stati riscontrati casi di criminalità organizzata di tipo etnico?

Come detto prima, le indagini svolte in questi ultimi 3 anni dai miei Carabinieri, tutte coordinate dalla Procura della Repubblica di Macerata, sono state tantissime.

Per la gran parte sono state indirizzate al contrasto dello spaccio e del traffico di stupefacenti, essendo una delle principali problematiche che caratterizzano, come tutto il territorio nazionale, anche la Provincia di Macerata.

I controlli dell’Arma di Macerata alla stazione ferroviaria

Tra quelli indagati, numerosi sono stati i sodalizi composti da cittadini stranieri, ma finora non è risultata alcuna interferenza di organizzazioni criminali strutturate e consolidate nelle vicende criminose affrontate.

La ricostruzione post terremoto ha prodotto casi di mala gestione della cosa pubblica e reati?

La ricostruzione post sisma, che stenta a partire a pieno regime, oltre ad aver registrato alcune irregolarità riscontrate nella riscossione del contributo per l’autonoma sistemazione, il cosiddetto C.A.S., non ha fatto emergere situazioni di particolare preoccupazione.

Nei cantieri delle Soluzioni Abitative di Emergenza sono stati svolti controlli con il Nucleo Ispettorato del Lavoro, volti a far emergere situazioni di sfruttamento della manodopera o carenze connesse alle misure di sicurezza degli stessi cantieri, che hanno portato a diverse denunce e, in alcuni casi, al sequestro del cantiere.

Inoltre, attenta è l’azione svolta congiuntamente da tutte le forze di Polizia, sia sotto la regia della Prefettura che della Procura della Repubblica, al fine di prevenire e reprimere eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa nel tessuto socio-economico provinciale.

 In questi mesi di lockdown i vostri Reparti dei NAS e della Tutela del Lavoro hanno fatto tanti controlli nelle aziende della provincia? Con quali risultati?

Tornando a questi ultimi mesi di lockdown, si è trattato di un periodo che ha segnato e segnerà  per sempre la nostra storia e quella del mondo intero.

Sono stati mesi in cui la presenza “familiare” dei Carabinieri nei grandi centri, come nei piccoli borghi, più che mai è servita non solo a garantire il rispetto delle regole, ma anche a proteggere, aiutare e sostenere.

Mesi in cui, sotto la costante azione di coordinamento del Prefetto Iolanda Rolli, oltre ad assicurare l’adesione alle misure necessarie e indispensabili a contenere una epidemia divenuta globale, hanno visto i Carabinieri fornire risposte concrete alle esigenze del territorio e di coloro che in queste settimane erano più esposti.

Abbiamo aiutato a distribuire mascherine, quando le stesse erano introvabili, abbiamo assistito anziani per la consegna delle pensioni a domicilio, abbiamo segnalato casi di persone che vivevano in particolare isolamento e prive del minimo sostentamento alimentare, provvedendo a far giungere fino a casa generi di prima necessità, abbiamo mantenuto costante il rapporto con i ragazzi a casa, fornendo ausilio per la consegna di pc e materiale didattico, abbiamo assistito telefonicamente migliaia di cittadini che si sono rivolti al 112 per ottenere informazioni, consigli e indicazioni su come poter risolvere semplici bisogni che la inedita situazione di isolamento obbligato aveva reso assai complicati.

E anche quando, purtroppo, la perdita improvvisa di un nostro collega ci ha colpiti come un pugno nello stomaco, abbiamo avuto appena il tempo di piangere il nostro commilitone e siamo tornati a garantire quella fondamentale funzione sociale che ha sempre caratterizzato i Carabinieri per quella capacità di stare tra la gente che ci ha consentito anche in questi mesi drammatici di mantenere un dialogo con la comunità, nella consapevolezza che la tutela ed il rispetto delle regole date erano il fondamento della qualità delle nostre vite.

Riguardo alle attività del NAS, tuttora in corso, a seguito dei decessi da Covid-19 verificatisi presso la casa di riposo di Cingoli, il Procuratore della Repubblica di Macerata ha esteso indagini conoscitive circa le verifiche sulla gestione dell’emergenza in tutte le case di riposo della Provincia.

Carabinieri dei NAS in attività

Oltre a quella di Cingoli, anche a Castelraimondo, Corridonia e Recanati. Al momento stanno proseguendo le attività di indagine e di esame dei testi, molti dei quali sono usciti dall’isolamento per aver contratto il covid solo recentemente.

Con riferimento, invece, ai controlli alle aziende della provincia sul rispetto delle misure emergenziali di contenimento del contagio da covid-19, è stata da mesi avviata –  sempre sotto il coordinamento del Prefetto – attività di verifica svolta dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, in sinergia con i carabinieri forestali. I risultati sono positivi, nel senso che questi controlli, soprattutto perché ci troviamo in questa delicatissima fase di ripartenza di tutte le risorse produttive del nostro Paese, sono finalizzati ad “accompagnare” ed “educare” le aziende del territorio al rispetto delle norme.

Parlando ancora dell’impiego dei Reparti dell’Arma in provincia, quali sono quelli maggiormente impegnati?

Oltre alle 40 Stazioni territoriali, quotidianamente impegnate nell’attività preventiva e di prossimità nei confronti della cittadinanza, operano i vari organi investigativi: dal Reparto Operativo provinciale, ai 4 Nuclei Operativi e Radiomobili alle dipendenze delle rispettive Compagnie, i quali indirizzano le proprie risorse al contrasto di gravi ed efferati delitti, dallo spaccio di stupefacenti, alle rapine, ai furti in abitazione e ai danni di bancomat/attività produttive.

Vi sono poi i vari Reparti Speciali con sede in Ancona, che hanno competenza sul territorio di tutta la Regione e il Nucleo Ispettorato del Lavoro, con sede qui a Macerata, che si distingue in modo particolare per l’apprezzabile impegno – sempre in sinergia con l’Arma territoriale e sotto il diretto impulso del Prefetto di Macerata – nell’attività di contrasto al cosidetto “caporalato” (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ex art. 603 bis C.P.).

Diverse, infatti, sono state le persone denunciate per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nei vari settori produttivi, con l’individuazione di numerosi lavoratori oggetto di sfruttamento, alcuni dei quali anche clandestini.

Il settore agricolo è stato tra quelli ove sono state riscontrate più violazioni, ma si cita anche l’attività d’indagine che ha consentito di trarre in arresto un cittadino egiziano 36enne, titolare di un autolavaggio con sede a Falconara Marittima, che aveva sfruttato 3 lavoratori suoi connazionali (di cui 1 clandestino, poi rimpatriato) e deferire in stato di libertà altri 2 cittadini stranieri (una rumena e un egiziano) – legali rappresentanti di un’altra ditta di autolavaggio, questa volta di Macerata città – che avevano occupato altri 2 lavoratori stranieri sprovvisti di contratto di lavoro, di cui uno clandestino, impiegandoli in condizioni palesemente difformi da quanto previsto dai contratti collettivi.

Carabinieri della Tutela del Lavoro e dei NAS

Lei tra poco lascerà l’attuale incarico. Quanto di questa esperienza maturata qui, le potrà essere utile per i prossimi impegni?

Si, tra poco concluderò la mia esperienza qui al Comando Provinciale di Macerata. Sono stati 3 anni molto intensi e ricchi di soddisfazioni, in cui non sono mancati i momenti di difficoltà e tensione come quelli legati alla gestione dei delicati casi balzati alle cronache nazionali.

Mi riferisco principalmente alle due tristi e note vicende, verificatesi a breve distanza di tempo l’una dall’altra, con la seconda collegata sul piano del movente alla prima, che hanno avuto un forte impatto emotivo su chi è stato coinvolto in prima persona nelle attività d’indagine e di cattura dei responsabili.

Questo sia per l’efferatezza e la particolare crudeltà dell’omicidio della giovane Pamela sia per la gravità della vera e propria rappresaglia operata da Traini. Questi fatti hanno rappresentato sul piano professionale sicuramente la sfida più difficile che abbia dovuto affrontare fino ad oggi. Ma ho potuto fare sicuro affidamento su collaboratori d’indubbio valore ed esperienza che con sangue freddo, professionalità e ininterrotta dedizione hanno lavorato parallelamente su questi due fronti assai impegnativi dovendo gestire contestualmente la forte pressione investigativa e mediatica che ha accompagnato le due vicende.

Sicuramente gli anni trascorsi qui a Macerata mi hanno permesso di incrementare il bagaglio professionale e personale; porterò sempre con me un ricordo senz’altro positivo di un’esperienza indimenticabile che mi tornerà utilissima nello sviluppo della mia carriera.

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