Caso ONG : una, due, cento verità

Di Marco Pugliese

Il tema è delicatissimo, si parla di vite umane. La conditio non può che essere questa : far tutto il possibile per azzerare le morti nel Mar Mediterraneo, il plauso incondizionato a chi mette a rischio la propria vita per salvarne altre. Il tema Ong, se affrontato alla Di Maio diventa spinoso, suscita rabbia e crea logiche non prevedibili. Molte Ong, tra cui Medici Senza Frontiere operano in territori devastati, con medici che intervengono sotto le bombe. Non c’è dubbio che i volontari sul campo siano persone con un quid in più, lasciano una vita agiata per dare una mano nelle zone più calde del pianeta.

Migranti salvati al largo della Libia

Medici, infermieri, ma anche insegnanti, ingegneri, architetti. La società civile che nessun partito in Italia in questo momento riesce a rappresentare in toto. Ma oltre la doverosa premessa, cosa Frontex(che opera in mare) ha cercato da tempo di spiegare? Non ha attaccato le Ong, ha semplicemente fatto notare distorsioni al flusso migratorio mediterraneo. Gli scafisti infatti fanno business, in quale modo? Si fanno pagare prima del viaggio e tendono a spendere zero in “mezzi marittimi”. Come? Semplicemente ammassano ed imbarcano con il fucili spianati persone su gommoni (di fabbricazione cinese, con motore a scoppio da pochi cavalli che una volta senza carburante non elimina più l’acqua imbarcata), sapendo che in acque libiche ormai si trovano le navi Ong, che non hanno legami con queste persone, ma diventano funzionali ad un disegno criminale.

Sono sempre più i barconi messi in mare alla rinfusa e seguiti dagli scafisti fino ad avvistamento. Vi è anche un altro rischio. Gli scafisti scelgono. Infatti è capitato, affondassero di proposito natanti alla vista di più navi. A questo s’aggiunge il pericolo di dirottamento, non è escluso prima opi queste organizzazioni passino ad una fase nuova. Le nostre navi militari spesso devono “scortare” questi passaggi appunto onde evitare il peggio. Il risultato di tutto questo? Più morti in mare. Oltre a ciò sorge un secondo problema. Fino a quando l’Italia potrà permettersi d’accogliere senza limiti? Queste navi infatti attraccano solo in porti nostrani, nonostante battano le bandiere più svariate (dal Belize a Gibilterra, ma è una questione di tasse..) e soprattutto siano organizzazioni francesi, tedesche, belghe o spagnole.

Sorge un dubbio. Perchè, secondo la legge del mare, non attraccano nei porti più vicini? (in questo caso la Tunisia, trovandosi in acque libiche) o non navigano fino in Francia o Spagna? Accordo di Dublino, si potrebbe, per motivi umanitari accogliere, invece si preferisce perifrasare. L’Europa non accoglie, 4000 su 170000 arrivati lo scorso anno. Ma chi arriva? Il 71% uomini dai 25 anni ai 35. Ex lavoratori del regime libico, circa 1 milione e 300 mila esseri umani che la nuova Libia non vuole più sul proprio territorio. Altri arrivano via Sudan dalle miniere francesi d’uranio dell’ Africa Occidentale o dalle espropriazioni cinesi in continente. Le quote? Un fallimento : Austria, R.Ceca, Polonia, Ungheria, Bulgaria si sono rifiutate. La Spagna, la Francia e la Germania ha parole hanno accolto, nei fatti, i richiedenti asilo ( che vorrebbero raggiungere proprio la Germania in larga parte) sono quasi tutti sulle spalle italiane (la Grecia è al collasso, distrutta socialmente, ma non interessa a nessuno, nessuna solidarietà, solo bastone). Tradotto in euro? Il tutto ci costa quasi 5 miliardi d’euro, soldi spesi male, vista la condizione generale del sistema accoglienza, ormai al collasso.

Anzi, secondo la Cei, dovrebbero essere gli 8000 comuni a badare a tutto, i vescovi riuniti però, dimenticano le difficoltà oggettive degli enti locali. In questi giorni, però, in EAU, pare la Libia si dia un governo unico o comunque un qualcosa d’unitario a livello politico. Fatto ciò, le autorità libiche chiederanno aiuto all’Onu (documento già pronto) e di rimando alla Nato. L’Italia a quel punto dovrà decidere. Mettere il piede in suolo libico con una presenza militare o far fare agli alleati con il rischio di trovarsi nella situazione greca? In realtà il nostro governo ha già deciso : creare in Libia centri d’identificazione. Chi ha diritto parte per l’Europa, certo non si potrà all’infinito, ma si eviteranno le morti. In quel caso potrebbero tornare utili le navi Ong, che in cooperazione con le marine europee potrebbero occuparsi del trasferimento degli aventi diritto direttamente nel paese scelto. La soluzione più etica forse, anche se non priva di rischi per il personale impiegato.

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