Catalogna, oggi è la Diada la giornata che ricorda la caduta di Barcellona nel 1714. Gli indipendentisti chiamano in piazza oltre 400 mila persone. La protesta degli unionisti

Barcellona. E’ in corso per le vie di Barcellona la manifestazione degli indipendentisti catalani per ricordare la Diada, la festività nazionale che commemora la caduta della città nella guerra di successione del 1714. Un corteo di oltre 400 mila persone, che hanno risposto all’appello del presidente della Generalitat, Quim Torra e dell’Assemblea Nazionale Catalana (ACN), inonderà la nota Diagonal, dove alle 17,14 darà vita ad una grande olà (un’onda) come richiesta di liberazione dei dirigenti indipendentisti in carcere preventivo, accusati di avere organizzato il referendum secessionista del 1º ottobre dello scorso anno.

In corso la manifestazione per ricordare la Diada

In verità, tutte le forze indipendentiste sono arrivate separate all’evento che dal 2012 è sempre stato un’esibizione di forza in piazza. Il leader di ERC (i repubblicani catalani) Oriol Junqueras, in una lettera dal carcere ha ricordato che “non ci sono scorciatoie” per l’indipendenza. La quale passa per un referendum concordato con lo Stato centrale.

Torra che ha sostituito l’ex presidente Carles Puigdemont, riparato in Belgio dal 27 ottobre scorso, insiste invece nel “rendere effettiva la Repubblica catalana per la via unilaterale”.

Carles Puigdemont ed il sostegno dei suoi concittadini

“Il nostro governo – ha aggiunto – si è impegnato a rendere effettiva la Repubblica. Con tutta la speranza ed anche con tutto il coraggio per i giorni a venire, vi auguro una buona Diada. Viva Cataluña libre!” ha aggiunto parlando in Tv.

Da Madrid il capo del Governo Pedro Sanchez ha fatto un gesto di distensione offrendo agli indipendentisti un referendum su un nuovo Statuto di autonomia. Ma i catalani lo hanno respinto.

Il capo del Governo spagnolo Pedro Sanchez

Tutti i partiti unionisti, dal Partito socialista catalano a Ciudadanos al Partito Popolare, saranno assenti dagli atti celebrativi. Mentre la sindaca di Barcellona, Ada Colau, in alcune dichiarazioni radiofoniche ha rilevato che “sarà impossibile recuperare la normalità” nella regione, con “l’assenza” dei dirigenti indipendentisti in carcere, in attesa di giudizio.

Gli indipendentisti, purtroppo, si sono impossessati di una festa come la Diada che è, soprattutto, una festa di popolo. E, come visto, quest’anno si è trasformata senza dubbio in una prova di forza in ricordo dei politici catalani in carcere o in esilio.

Militanti della SCC (Società civile catalana) un’associazione nata per promuovere, diffondere ed accrescere la coesione e la convivenza tra i cittadini catalani con il resto dei spagnoli, denunciano che “dopo un anno dal colpo di stato del 6 e 7 settembre 2017 la divisione sociale tra catalani e la violenza nelle strade è sempre più forte. Ma i dirigenti indipendentisti non solo non lo riconoscono ma l’incoraggiano”.

Sotto il lemma “della rivoluzione dei sorrisi”, spiegano i militanti della SCC, si nasconde una realtà molto più grave che viene fuori: il presidente Quim Torra ha usato un linguaggio molto grave che “ci porta ad uno scenario preoccupante, utilizzando i Mossos de Esquadra (la Polizia catalana ndr) come polizia politica al servizio dell’indipendentismo, per perseguitare e reprimere la dissidenza invece di usarla per ricostruire la frattura sociale sempre più evidente”.

Accuse vengono rivolte anche al governo locale della Generalitat che, sempre secondo i militanti di SCC, “non compie le sue funzioni come governare e rappresentare l’insieme della cittadinanza catalana ma si dedica a provocare e generare più tensione sociale”.

Inoltre, ancora una volta, sostengono sempre i militanti della Società civile catalana “non sono rispettate le sentenze della Corte Suprema di Giustizia Catalana che stabilisce che non ci possono essere bandiere “estelades”, nastri gialli o simboli partitisti nella via pubblica per il semplice motivo che lo spazio pubblico è di tutti, e dunque rompono la neutralità istituzionale”.

Anche nella facciata del Palau de la Generalitat (Governo di tutti i catalani) ci sono simboli indipendentisti.

“Ogni cittadino è libero di difendere le sue opinioni politiche – concludono – ma in nessun caso quest’opinione si deve imporre al resto della popolazione, inondando la via pubblica con simboli che riflettono il suo pensiero. È vergognoso vedere come i difensori del secessionismo, cui rappresentanti si caratterizzano per prendere delle decisioni fuori legge, stano occupando tutto lo spazio pubblico con simbologie separatiste. Questo genere di azioni a come chiaro obbiettivo l’imposizione delle loro idee, un metodo proprio di regimi totalitari e totalmente opposti al nostro sistema democratico”.

In questo senso bisogna anche lamentare profondamente che l’Associazione dei Comuni per l’Indipendenza abbia chiesto di non accattare la sentenza della Corte Superiore di Giustizia Catalana. Si tratta di una decisione completamente irresponsabile che contribuisce ancora una volta a disobbedire e a fomentare la divisione della società catalana.

RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Autore