Clima, alla Conferenza di Bonn i Paesi in via di sviluppo contro quelli ricchi. Mentre si ventila l’idea che l’accordo di Parigi sia inutile

Bonn. I Paesi in via di sviluppo hanno chiesto a quelli industrializzati di rispettare i loro impegni sul clima, nel corso della prima settimana della conferenza ONU sul clima a Bonn (http://unfccc.int/meetings/bonn_nov_2017/meeting/10084.php).

Un momento della Conferenza ONU sul clima a Bonn

I negoziati della Cop23 delle Nazioni Unite continueranno fino a mercoledì prossimo a livello di delegazioni dei 197 Stati firmatari per poi cedere il passo ai responsabili politici – ministri, capi di Stato e, per parte Usa, di un diplomatico.

Due anni dopo l’adozione dell’accordo di Parigi, i Paesi firmatari cominciano adesso a definire le regole per la sua applicazione: un iter tecnico che dovrebbe concludersi con la Cop24 nel 2018. Ma fin d’ora, al termine di un anno contrassegnato da diverse catastrofi meteorologiche, i Paesi in via di sviluppo sono arrivati a Bonn con un duro messaggio per quelli ricchi, accusati di rompere le loro promesse. ”

Un gruppo di negoziatori tra cui quelli di Cina ed India (oggi al primo e quarto posto per emissioni di gas serra) hanno convocato una conferenza stampa per ricordare l’impegno, preso dai Paesi ricchi, di rafforzare i loro piani climatici prima persino del 2020, data dell’entrata in vigore dell’accordo di Parigi.

Nel 2012 “i Paesi sviluppati hanno accettato di riesaminare i loro obiettivi di riduzione delle emissioni. Non vediamo alcun progresso, non solo mancano le azioni concrete, ma anche il sostegno ai Paesi in via di sviluppo -ha spiegato il delegato cinese Chen Zhihua -. Se non rispettiamo le decisioni già prese, come costruire la fiducia e come dare una buona base per l’attuazione dell’accordo di Parigi?”

“Tutto ciò che chiediamo è  la trasformazione in atti di questa urgenza e prima del 2020”, ha dichiarato Walter Schuldt, presidente dell’Ecuador del gruppo G77 (134 Paesi in via di sviluppo).

“La tecnologia esiste, il capitale esiste ed esiste anche l’urgenza. Ciò che manca è la volontà politica dei Paesi industrializzati, i più inquinanti”, ha denunciato il negoziatore del Nicaragua, Paul Oquist.

La fase “politica” della Cop23 si svolgerà a partire da domani alla presenza della cancelliera tedesca Angela Merkel, del Presidente francese Emmanuel Macron e di numerosi capi di stato africani. Gli Stati Uniti, in questa fase rappresentati da un gruppo “discreto ma attivo” di negoziatori, invieranno un diplomatico, Tom Shannon.

“La conferenza di Bonn sul clima arriva in un momento cruciale: nelle ultime settimana una serie di rapporti hanno fatto suonare campanelli d’allarme”, ha detto il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, parlando ai giornalisti al Palazzo di Vetro. “Queste relazioni inviano due messaggi chiari – ha aggiunto – bisogna accelerare l’azione sul clima e avere più ambizione”.

Guterres ha spiegato che a Bonn farà pressione per ottenere progressi in cinque ambiziose aree d’azione. In primo luogo le emissioni, su cui “serve un taglio del 25% entro il 2020”. Quindi la resilienza, poiché dobbiamo “fare di più per aiutare i Paesi a rispondere agli shock climatici, soprattutto i più vulnerabili”. Bisogna poi “ottenere i 100 miliardi di dollari annui concordati per i Paesi in via di sviluppo – ha spiegato Guterres -è cruciale per stimolare l’azione e creare fiducia”.

Il segretario generale delle Nazioni Unite ritiene che occorra fare di più sulle partnership. “Nel settembre 2019 – ha concluso – organizzerò un vertice sul clima e chiederò ai leader mondiali di mostrare il coraggio nel combattere gli interessi forti, saggezza nell’investire in opportunità per il futuro. Non ho dubbi che questo è il percorso verso il progresso oggi ed un’eredità significativa per il futuro”.

Il presidente del Comitato europeo delle Regioni (CdR), Karl-Heinz Lambertz ha affermato che se le cose resteranno come sono ora “il riscaldamento del pianeta sarà di 2,7 gradi”.

Perciò si deve “andare oltre l’accordo di Parigi”. “Le trasformazioni necessarie – ha spiegato – devono essere decise a livello locale, dobbiamo passare dalle parole agli atti e questo summit sul clima dimostra che le città e le regioni hanno già cominciato questo cambiamento”.

Per Lambertz bisogna “avere degli approcci innovativi a livello locale”, Oggi la sfida è cambiare qualcosa “nella testa delle persone e poi nel loro comportamento, ma questo non è sempre facile”.

Rivolgendosi poi ai vari Stati degli Usa, Lambertz li ha ringraziati per il loro coraggio nel prendere posizione contro la decisione del Presidente Donald Trump di ritirare il Paese dagli Accordi di Parigi. “Saremo al vostro fianco”, ha concluso.

 

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