Codice Antimafia, le differenti posizioni tra Governo e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

Roma. Via libera, con però alcune precisazioni, delle Regioni e delle Province autonome alle norme contro la criminalità organizzata contenute nel Codice antimafia, a partire dalla necessità di rendere cogenti i controlli.

Ci sono alcune norme da rivendere nel Codice antimafia

L’attuazione delle disposizioni, fanno notare, ha fatto però emergere alcune criticità legate soprattutto all’individuazione della soglia dimensionale, in particolar modo in alcuni settori come l’agricoltura, la formazione professionale e le attività produttive. Settori nei quali l’attuazione delle disposizioni normative, anche in relazione alle circolari interpretative, ha prodotto forti ritardi e, in alcuni casi, la mancata concessione di benefici.
Per questi motivi la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato l’8 novembre scorso un documento che analizza le principali questioni inerenti all’applicazione del Codice antimafia (D.Lgs. n. 159 del 2011).
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In particolar modo, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome condivide pienamente le finalità di contrasto alla criminalità organizzata previste nel  Codice antimafia, ivi inclusa ogni evoluzione delle norme finalizzata a rendere sempre più capillari i controlli e più efficiente la banca dati nazionale.
In quest’ottica, sostengono “l’abbassamento o persino l’eliminazione – della soglia dimensionale di esenzione possono essere configurati come misure condivisibili, di cui Regioni e Province approverebbero le finalità”.

Allo stesso tempo deve, però, essere necessariamente osservato che “l’abbassamento – o addirittura l’eliminazione – della soglia di esenzione costituirebbero modifiche normative di grande impatto operativo e complessa attuazione, paragonabili a quella relativa alle procedure di richiesta e rilascio in forma telematica unificata del documento unico di regolarità contributiva (DURC)”.

Per le Regioni e le Province autonome “l’introduzione di tali misure richiederebbe, pertanto, modalità esplicite ed inequivoche, possibilmente basate su un’analisi di impatto e associate a tempi certi e programmabili, al fine di consentire un’attuazione sicura e uniforme da parte delle numerosissime Amministrazioni interessate e, in ultima analisi, l’effettivo perseguimento degli obiettivi di contrasto alla criminalità organizzata che una riforma di questo genere si prefiggerebbe”.
Le criticità hanno reso, quindi, necessaria l’apertura di un Tavolo di confronto con il Ministero dell’Interno che si è riunito in due occasioni (a luglio e settembre scorsi).

Tuttavia restano differenti posizioni interpretative fra le Regioni ed il Ministero, in particolare rispetto alla modifica dell’art. 83, comma 3, lettera e) che prevede l’acquisizione della documentazione antimafia per tutte le erogazioni sotto i 150 mila euro.
Ulteriori forti problematiche attuative si riferiscono alle fasi in cui debba essere richiesta la certificazione nonché all’operatività della banca dati nazionale di cui al Capo V del Codice.

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