“Combattere”, una libro, senza etichette, dei Reparti speciali italiani dalla X MAS ai giorni nostri

Di Marco Petrelli

Roma. “Decima flottiglia nostra, che beffasti l’Inghilterra/Vittoriosa ad Alessandria, Malta, Susa e Gibilterra”.

Soldati della X MAS

Se a scuola, fino a pochi anni fa, il “Ponte di Perati” (battaglia di Perati, campagna italiana di Grecia,
ndr) era una canzone contro la guerra ancora piuttosto diffusa ed insegnata, stessa cosa non si può dire per l’inno della Decima MAS, componimento realizzato dalla moglie del comandante, principe Junio Valerio
Borghese già medaglia d’oro al valor militare e Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia per l’audace impresa di Alessandra d’Egitto.

Ma perché negli istituti si dà largo spazio alla ritirata del Don e non si narra di Alessandria? E, soprattutto, perché pochissimi conoscono Borghese ed i suoi marò? La prima domanda è legata ai programmi scolastici e poco ci si può fare; la seconda, invece, se la pone anche Gianni Oliva in *Combattere
– dagli arditi ai marò, storia dei corpi speciali italiani* (Mondadori, coll. Le Scie, 2017):

“Perché parlare degli alpini in Russia è di sinistra e dei paracadutisti di El Alamein è di destra? Una storia dei corpi speciali al di là dei pregiudizi e delle rimozioni”, risponde l’autore.

Quando viene composto l’inno, la Decima MAS si ricostituisce in seguito ai fatti dell’8 settembre 1943. Gli echi di Alessandria, celebrati dal testo e dalla musica, sono però ormai lontani: quell’azione è stata condotta sotto
le insegne della Regia Marina, che all’indomani dell’Armistizio ha consegnato la flotta al nemico. A La Spezia, Borghese dà forma ad una Marina nuova, con uniformi, equipaggiamento, strategie e *modus operandi*
molto diversi da quella monarchica; inoltre, la Decima nasce in un contesto di continuazione dell’alleanza con la Germania.

Va da sé che nell’Italia Repubblicana le imprese navali della Seconda Guerra Mondiale subiscano un
ridimensionamento: il Trattato di Pace, la necessità di ricostruire un Paese a pezzi, l’auspicio di non vedersi imposte riparazioni troppo onerose, spingono il Governo e l’opinione pubblica a non gloriarsi
delle vittorie conseguite contro gli Alleati, limitandosi a considerare il periodo ’40-’43 una guerra fascista; quanto al biennio successivo, si dà piuttosto risalto al ruolo del Corpo Italiano di Liberazione e della
Resistenza nella lotta anti-fascista, rimuovendo la memoria della Decima che, all’apice della sua vita operativa, ha schierato addirittura un battaglione di truppe da montagna contro l’Armata Popolare di Tito.

La Guerra Fredda prima ed una lenta, ma progressiva analisi della Storia, poi, ha permesso di restituire al grande pubblico la centralità di un Esercito che, nonostante le difficoltà in termini di equipaggiamento e di
risorse, è riuscito comunque a conseguire brillanti risultati riconosciuti dagli stessi avversari.

Infine, una stioriografia meno condizionata dalla pregiudiziale ideologica ha tentato, in tempi più recenti, di ridare volto pure agli italiani dimenticati, quelli che nel ’43-’45 hanno combattuto sotto le insegne della Repubblica di Salò, Decima in testa.

Lo stesso  percorso di ricostruzione e di “riassemblaggio” del passato che ha seguito un Autore già noto al grande pubblico per dettagliati volumi su pagine dimenticate (*Le tre Italie del 1943, L’Alibi della Resistenza, Profughi. Dalle Foibe all’Esodo*).

Con “Combattere”, Oliva parte da lontano per affrontare nascita ed evoluzione delle *Special Forces* italiane. Un lavoro importante e non semplice: legate alle loro tradizioni, impermeabili all’esterno per ragioni di sicurezza, gli incursori nostrani non hanno mai goduto delle luci della ribalta che Hollywood ha riservato ai Seal, ai Berretti Verdi, alla Delta Force anzi, hanno subìto negli anni lo scarso interesse della stampa e il pregiudizio, sempre duro a morire, della gente sull’efficienza delle nostre Forze Armate. E per le dicerie c’è un’unica cura, leggere. Leggere “Combattere!”

Autore