Egitto: L’acquisto di due fregate dall’Italia incrementa le capacità della Marina Militare del Cairo nel Mediterraneo Orientale

Di Fabrizio Scarinci

Roma. Il Governo italiano ha ufficializzato, nei giorni scorsi, la volontà di vendere all’Egitto le fregate missilistiche “Spartaco Shergat” ed “Emilio Bianchi”: ultime due delle sei FREMM “General Purpose” (e delle dieci totali) originariamente destinate ad entrare in linea con la nostra Marina Militare.

Il varo della fregata Spartaco Shergat

Le navi, con un dislocamento complessivo di 6.900 tonnellate, sono capaci di raggiungere una velocità di 31 nodi ed hanno un’autonomia di oltre 12 mila chilometri.

Tra i loro maggiori punti di forza vi sono le caratteristiche dello scafo, concepito al fine di ottenere una bassa osservabilità, ed una sensoristica particolarmente avanzata, inclusiva di efficacissimi sensori ECM, del sistema anti-siluro SLAT e del sistema missilistico antiaereo SAAM-ESD, cui è associato il radar multifunzionale attivo EMPAR, che consente di utilizzare, oltre ai missili Aster 15 (utili per la “difesa di punto”), anche gli Aster 30, dotati di un raggio d’azione di oltre 100 chilometri.

La FREMM “Carlo Margottini” in navigazione

Le navi sono inoltre dotate di un cannone Oto Melara 127/64 mm LW, in grado di utilizzare munizionamento di precisione contro obiettivi navali e terrestri, di un cannone Oto Melara 76/62, di siluri MU 90 e della possibilità di impiegare i missili antinave/controcosta Teseo Mk2/A, in grado di colpire i loro bersagli ad oltre 185 km di distanza.

Per la Marina egiziana, già in possesso di una FREMM antisommergibile ex francese, l’acquisizione di questo tipo di unità si inserisce nel più ampio progetto di potenziamento della propria flotta da combattimento, destinata ad assumere un ruolo sempre più importante rispetto alla tutela degli interessi del Paese nella turbolenta regione del Mediterraneo orientale.

In particolare, per l’Egitto, la maggiore fonte di preoccupazione è rappresentata dall’atteggiamento della Turchia, che non ha mai aderito alla Convenzione di Montego Bay sul Diritto Internazionale del Mare e non riconosce l’attuale assetto delle Zone Economiche Esclusive (ZEE) negli spazi marini della regione.

Inoltre, rispetto alla questione libica, se il Governo di Al Sisi si configura come uno dei maggiori sponsor del Generale Haftar, nemico del Governo di Tripoli, Ankara appare saldamente schierata dalla parte di Serraj, con il quale Erdogan ha anche firmato, senza alcun riguardo per gli interessi del Cairo, di Atene e di Nicosia, un accordo che estende le rispettive ZEE fino a farle confinare in un’area marina a ridosso dell’isola di Creta.

Il Presidente egiziano Al Sisi

La rinnovata assertività di Ankara preoccupa, chiaramente, anche Roma.

Infatti, se, da un lato, l’estensione della ZEE turca ai danni della Grecia rischia di compromettere la realizzazione del gasdotto Eastmed, pensato per rifornire l’Europa del gas cipriota passando attraverso il territorio greco e quello italiano, dall’altro, l’attivismo di Erdogan in Libia rischia di compromettere del tutto i nostri interessi nel Paese.

Sarraj ed Erdogan

Malgrado ciò, almeno finora, l’Italia non sembra essere stata capace di intraprendere nessuna iniziativa efficace al fine di far fronte a tale situazione (né a livello bilaterale, né in ambito NATO), preferendo mantenere un atteggiamento attendista riguardo alle vicende libiche (dove, pur appoggiando il governo di Tripoli, non abbiamo fornito, a differenza di Erdogan, nessun aiuto significativo, con il risultato che oggi i governi di Ankara e di Tripoli stipulano accordi in palese contrasto con i nostri interessi) e arrendevole nei confronti delle mire di Ankara sul Mediterraneo orientale (come dimostra il ritiro della nave Saipem 12000 a seguito delle minacce ricevute dalla Marina turca, intervenuta al fine di impedire lo svolgimento di esplorazioni petrolifere nei fondali delle acque cipriote).

La vendita delle FREMM all’Egitto potrebbe però rappresentare un importante punto di svolta nell’ambito della strategia italiana nella regione.

L’Egitto vuole rafforzare la propria presenza nel Mediterraneo orientale

Diversi osservatori ritengono infatti che Roma, allarmata dall’eccessivo attivismo turco nel proprio “giardino di casa”, si starebbe orientando verso una maggiore collaborazione con Paesi quali Grecia, Egitto ed Israele, fortemente interessati al contenimento di Ankara.

In tale scenario, un eventuale riavvicinamento del nostro Paese all’Egitto (con il quale i rapporti sono stati tutt’altro che idilliaci nel corso degli ultimi anni) comporterebbe anche delle significative ricadute a livello industriale.

Lo strumento militare egiziano si presenta, infatti, come un apparato di dimensioni relativamente consistenti in piena fase di rinnovamento.

Non potendo contare su adeguate capacità tecnologico-produttive autoctone, il governo del Paese acquista il proprio materiale bellico soprattutto dall’estero, ma nel farlo pone anche molta attenzione nel diversificare i propri fornitori (essenzialmente al fine di non dover dipendere, per l’utilizzo delle sue forze armate, da nessuna potenza straniera in particolare).

Ciò si traduce, quindi, in numerose opportunità di vendita anche per l’Industria della Difesa italiana, rispetto alle quali le fregate “Bianchi” e “Shergat” potrebbero aver fatto da apripista.

Secondo varie fonti, infatti, la Marina egiziana, oltre alle due navi in questione, sarebbe intenzionata ad acquistare dal nostro Paese anche altre 2 o 4 FREMM e fino a 20 pattugliatori.

Mentre l’Aviazione, dal canto suo, avrebbe espresso il proprio interesse per un lotto di 24 caccia Eurofighter Typhoon ed altrettanti addestratori M 346 Master.

Eurofighter Typhoon in volo

Per quanto riguarda la nostra Marina, invece, essa verrà reintegrata con due FREMM sostitutive, che verranno verosimilmente consegnate nei prossimi anni insieme agli altri mezzi previsti dalla “Legge Navale” del 2014 e dai suoi aggiornamenti successivi.

D’altronde, nell’ambito del pericoloso scenario di corsa agli armamenti che da qualche anno si sta delineando nel Mediterraneo, l’Italia, oltre ad avere un forte interesse a rinforzare ognuno dei propri possibili partner, ha, più o meno per le stesse ragioni, anche (e soprattutto) la necessità di rinforzare le sue forze armate, fattore di primaria importanza per la tutela dei propri interessi nazionali.

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