Elezioni Stati USA, la Virginia ai democratici. Si prepara la corsa alla Presidenza della Repubblica

Di Pierpaolo Piras

Washington. Si dice che il disappunto del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump sia salito sensibilmente per la sconfitta dei repubblicani alle elezioni dello Stato della Virginia di martedì scorso.

Il benvenuto In Virginia non c’è stato per i repubblicani

Qui, il concorrente Partito democratico ha ribaltato la maggioranza nei due organi (Camera e Senato) nei quali è articolato il potere legislativo dello Stato nazionale.

A questo successo storico, che si realizza per la prima volta dopo due decenni di ininterrotto potere repubblicano, si aggiunge la conquista dello scranno del Governatore con l’affermazione del senatore democratico, Ralph Northam.

Ralph Northam, neo Governatore della Virginia

Nella stessa giornata si sono svolte le elezioni in altri due Stati: Kentucky e Mississippi.

Nel primo si è ripetuto il risicato successo del Partito Democratico con l’elezione del Governatore, l’ex Attorney General (massimo consulente legale governativo), Andy Bashear.

Andy Bashear, Governatore del Kentucky

Nel Mississippi ha prevalso la conferma dei repubblicani di Trump con l’elezione al governatorato del giovane 45enne, Tate Reeves.

Tate Reeves, nei Governatore del Mississippi

I risultati elettorali hanno manifestato chiari segnali di avvertimento ad entrambe le parti.

L’analisi del voto mostra uno schieramento più favorevole per i democratici, ovvero una tendenza, se dovesse estendersi e permanere, capace di ostacolare la rielezione di Trump nel 2020.

La prevalenza dei democratici nelle periferie aveva già fatto tendenza negli ultimi anni nella linea politica del Partito, dandone segno concreto già nelle elezioni del 2017 allorché i democratici, dopo otto anni, hanno riconquistato la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti.

Lo si è visto anche in Mississippi, dove la vittoria repubblicana ha avuto margini più ristretti rispetto al passato, nonostante che il “Grand Old Party” (GOP), com’è popolarmente noto il Partito repubblicano, abbia dominato la politica di questo Stato negli ultimi due decenni.

Tornando alla Virginia, il successo democratico in questo Stato ha suscitato le maggiori attenzioni degli analisti e del mondo politico.

Qui una parte degli elettori ha legato le proprie decisioni di voto all’atmosfera psicologica e politica nazionale, in particolare alla prassi politica del Presidente Trump.

In tutti gli Stati interessati si sono ripresentati gli usuali temi politico-programmatici che, nel caso dei democratici, riguardano prevalentemente i diritti delle donne, le comunità degli immigrati e delle comunità di colore.

Vengono poi i temi dell’ecologia, l’istruzione infanto-giovanile ed i cambiamenti climatici.

Ricordando le ultime sparatorie con vittime innocenti nelle scuole e nelle strade, i democratici si sono pronunciati per una legislazione più di buon senso sulla vendita ed uso delle armi, essendo tuttavia resilienti su questo tema, in questa campagna elettorale, ben consapevoli come sono di non avere cambiato alcunché durante la gestione del loro passato potere assembleare e statale.

L’inchiesta sull’impeachment e la durezza, anche nei toni verbali, utilizzati per osteggiare il fenomeno della immigrazione illegale ha tolto lustro a Trump nei sobborghi sempre più affollati della Virginia e degli altri Stati in competizione elettorale, contribuendo a modificare l’assetto politico del risultato finale.

I democratici hanno predicato per aumentare il salario minimo a 15 dollari l’ora e per un’estensione della assistenza sanitaria gratuita (Medicaid) raccogliendo consensi supplementari nei suburbi, economicamente meno fortunati.

Ha fatto notizia l’elezione di Ghazala Hashmi, la prima donna mussulmana al Senato della Virginia.

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