ESCLUSIVA. Parla l’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, Rodriguez Diaz: “Più l’Europa dipenderà dalla politica internazionale ed economica degli USA, più si allontanerà dagli interessi dell’America Latina”

Roma. Julián Isaías Rodríguez Díaz è l’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela accreditato presso lo Stato italiano.

Report Difesa, in esclusiva, lo ha intervistato sulla situazione politica dopo il voto per le presidenziali che hanno visto riconfermato alla guida del Paese sud americano Nicolas Maduro e sulle relazioni politico-diplomatiche in America Latina e con l’Italia.

L’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, Julián Isaías Rodríguez Díaz

Signor Ambasciatore, il 20 maggio nel suo Paese si sono tenute le elezioni presidenziali e amministrative. Con queste consultazioni, la Repubblica Bolivariana del Venezuela ha cercato di rispondere alle critiche dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA)?

La Costituzione venezuelana prevede un termine per l’esercizio di ciascuno dei poteri pubblici. Il termine del potere esecutivo è di cinque anni e scade a dicembre 2018 ma sia l’opposizione interna che gli interessi internazionali di diversi segni hanno trasformato l’anticipo di queste elezioni in un traguardo, spingendo affinché fossero realizzate prima della scadenza.

Questa richiesta faceva parte degli accordi, poi disattesi, che erano stati presi nella Repubblica Dominicana. Stiamo dando compimento a tale richiesta, anche se, una volta finalizzati gli accordi, essi non sono stati rispettati dall’opposizione, a partire da un ordine dato da un Paese straniero: questo è il motivo per cui abbiamo tenuto le elezioni. L’OSA non c’entra nella realizzazione delle elezioni di maggio. La guerra finalizzata a destabilizzare il nostro Paese, promossa dall’opinione internazionale, è stata sconfitta molto tempo fa,. Non è mai riuscita a raggiungere la maggioranza necessaria per prendere le decisioni.

Sono state risolte tutte le divergenze con l’opposizione?

Direi che una buona parte di esse è stata risolta, alcune di comune accordo ed altre perché sono state risolte dalla realtà. La violenza, ad esempio, ha avuto una dura risposta da parte dei cittadini di tutti i credo politici ed ha smembrato l’opposizione. Allo stesso tempo, gli scontri tra di loro hanno permesso di ridurre alcune divergenze ed occorre riconoscere l’intento di un settore importante di promuovere il processo elettorale e sfogare le differenze in modo democratico e civile.

Perché la Colombia ed il Perù sono contro il Venezuela?

Storicamente, entrambi i Paesi hanno avuto divergenze con il Venezuela. All’epoca dell’indipendenza, il Perù aveva attaccato José de San Martin, uno dei suoi liberatori. Ci fu un famoso incontro tra San Martin e Simon Bolivar nella città di Guayaquil e Bolivar continuò la guerra, abbandonata invece dall’egregio generale patriota. Bolivar ed Antonio José de Sucre ottennero la libertà del Perù con le battaglie di Pichincha ed Ayacucho. I peruviani hanno pagato questa libertà con l’odio per Bolivar.

Il caso della Colombia è più o meno simile. Francisco de Paula Santander cercò di assassinare Bolivar, fu un fedele alleato degli Stati Uniti d’America e sabotò il Congresso di Panama con l’aiuto di questo Paese. Santander fondò il Partito liberale e raggruppò in esso gran parte dell’oligarchia del vecchio Vicereame, contro questo partito. L”altra parte dei proprietari del Paese si raggruppò nel Partito conservatore. Dall’indipendenza, il potere in Colombia è stato suddiviso per turni ed, infatti, Gaitán fu assassinato nel 1948 quando era un pericolo per le due oligarchie. Oggi, lo Stato è penetrato da interessi economici globali che consistono anche nel traffico di droga. I motivi dello scontro sono storici e vengono aggiornati di volta in volta, in base agli stessi interessi di allora.

Anche gli Stati Uniti sono contro il suo Paese. La Dottrina Monroe è ancora attuale per il Presidente Donald Trump?

La dottrina Monroe è stato emessa dagli Stati Uniti per proteggere l’America dall’Europa sconfitta nelle guerre di indipendenza: il suo motto è “l’America agli americani” ed il senso era quello di impedire l’invasione del vecchio continente. Il tempo ha dato ragione a Simon Bolivar quando disse: “Gli Stati Uniti sembrano impiegati dalla provvidenza per riempire l’America di oppressione e miseria”. Effettivamente, la dottrina Monroe si è trasformata in qualcos’altro: “L’America ai nord americani”. Sentono di essere i nuovi coloni e dal Rio Grande in giù vedono tutto il continente come il “cortile di casa”. Trump ha voluto riscattarla per risolvere il conflitto geopolitico con la Cina e la Russia.

Come sono le relazioni diplomatiche tra la Repubblica Bolivariana del Venezuela e l’Italia?

Sono schiette e aperte: anche gli interessi nazionali sono in grado di cedere e comprendersi. Crediamo che potrebbero essere migliori per entrambi se non ci fosse un’alleanza ostinata ed assurda tra l’Europa e gli Stati Uniti. Dico assurda perché oggi sia gli interessi politici che quelli economici non sono più gli stessi. L’Europa è in disaccordo con l’abbandono, da parte degli USA, dell’intesa sul cambiamento climatico, non crede nella rottura dell’accordo nucleare con l’Iran né tantomeno nelle sanzioni economiche contro Teheran. Disapprova le sanzioni alla Russia ed il trasferimento dell’Ambasciata a Gerusalemme come provocazione che potrebbe contribuire ad un conflitto di proporzioni globali. La politica commerciale imposta ai prodotti europei e sproporzionata in tema di protezione è un altro impatto negativo. Il temperamento manicheo di Trump non ha la freschezza europea, né la cortesia diplomatica del vecchio continente. Per tutte queste ragioni, e per completare la risposta: più l’Europa dipenderà dalla politica internazionale ed economica degli Stati Uniti, più sarà lontana dagli interessi dell’America Latina.

Quale può essere il futuro del suo Paese nei rapporti con gli altri Stati dell’America Latina?

Il cosiddetto “Gruppo di Lima” è composto da 12 Paesi dei 33 che formano il continente latino-americano. I colpi di Stato in Paraguay, Brasile e Honduras, per collocare questi Paesi dal lato degli Stati Uniti, non possono durare per sempre. La Colombia ed il Perù vivono ancora la crisi delle oligarchie che “non lasciano la loro presa”. L’Argentina ha perso la stabilità economica e le contraddizioni interne la spostano da un futuro immediato. Il Messico potrebbe cambiare in pochi mesi la politica imposta dall’esterno e dall’interno contro i settori popolari.

Il Venezuela resisterà alla lotta contro i suoi nemici interni ed esterni. Abbiamo amici potenti ed un popolo che ha combattuto storicamente per la sovranità di tutta l’America (Bolívar ha liberato 6 nazioni dell’America del Sud). Nel sottosuolo ci sono le maggiori riserve di petrolio del mondo, tanta acqua, oro, diamanti, coltan e minerali atomici: non c’è ragione di credere che il futuro del Paese possa essere negativo.

Come giudica, invece le relazioni diplomatiche con i Paesi che compongono l’ALBA (Alleanza bolivariana per le Americhe)?

L’ALBA è il più reale ed importante progetto di integrazione dell’America Latina che sia mai stato sperimentato. E’ solidale e complementare, è progettata per liberarci dal punto di vista economico. Ha dato molti risultati positivi ed i suoi membri sono trattati sul piano dell’uguaglianza, senza voti preferenziali o privilegiati. Non ha potuto essere distrutta dagli Stati Uniti. Grazie all’ALBA abbiamo archiviato i progetti nordamericani di “libero commercio” (ALCA).

L’ALBA raggruppa Paesi colonizzati da Spagna, Francia e Inghilterra. I quali hanno dimostrato fedeltà al Venezuela quando si voleva utilizzare l’OSA per strangolarla. Si può chiedere di più? Siamo fratelli, fedeli alla nostra identità ed ad un’integrazione alternativa agli interessi delle multinazionali.

Esistono relazioni diplomatiche tra la Repubblica Bolivariana del Venezuela e l’Unione Europea? 

Di questi tempi, è impossibile sopravvivere senza relazioni diplomatiche. Nel nostro caso, la mano si tende con generosità e nobiltà verso tutti i Paesi europei. Le relazioni variano a seconda dei Governi. Ad esempio, ci sono ottimi rapporti con Portogallo, Grecia, Italia, Francia e lo saranno con la Spagna dopo il voto di sfiducia che ha accelerato una sentenza della Corte per corruzione contro il partito di governo.

Molti italiani vivono o hanno vissuto in Venezuela per diversi anni. Qual è stato il loro contributo al Paese?

L’Italia ha collaborato con il Venezuela già a partire dall’Indipendenza: Juan Germán Roscio, figlio di italiani, è l’autore della nostra dichiarazione di indipendenza (qui una copia del documento: declaracion_de_independencia).

Molti militari dell’Esercito d’indipendenza erano italiani. I suoi scienziati e i suoi botanici hanno guidato le nostre conoscenze.

Amerigo Vespucci ha dato il nome al continente e l’industria edilizia, delle calzature, della carpenteria e dell’ agricoltura sono state determinanti per il nostro sviluppo economico. Ed infine la produzione di cacao e caffè e il rapporto petrolifero con l’ENI: tutto questo ha dato un grande contributo al nostro Paese. Gli stranieri in Venezuela vengono chiamati: “Musiú” (con un’alterazione della parola francese Monsieur) ma gli italiani vengono chiamati “compaesani”.

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