Francia, le elezioni presidenziali nel magmatico panorama politico europeo

Di Danilo Giordano*

ParigiIl 2016 è stato un anno particolarmente difficile per l’Unione Europea che ha dovuto affrontare numerose sfide lanciate alle fondamenta della sua organizzazione, provenienti tanto dall’interno quanto dall’esterno. La necessità di trovare una soluzione condivisa al problema dei migranti ha esacerbato le tensioni interne, con gli stati frontalieri (Italia, Grecia, Spagna) a richiedere maggior partecipazione e risorse agli altri membri, alcuni dei quali (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca) restii a condividere gli oneri di tale impresa. La minaccia di atti terroristici compiuti da islamisti radicali e foreign fighters in rientro dai teatri di guerra (Siria e Iraq) ha reso evidente che un’attività di coordinamento e di condivisione delle informazioni tra le intelligence europee è fondamentale, scontrandosi però con l’intransigenza dei servizi segreti nazionali. Sul fronte politico si è verificato lo scossone più forte al sistema UE, con la decisione della Gran Bretagna di uscire dall’organizzazione comunitaria dopo l’esito del referendum del 23 giugno. L’evoluzione ed il cammino che il Regno Unito porterà avanti, nonché le condizioni che otterrà dai colloqui per la Brexit, rappresenteranno un test importante circa la reale capacità dell’Unione a 27 Paesi di sopravvivere alle difficoltà. La bocciatura del referendum costituzionale italiano oltre a condurre alla fine dell’esecutivo Renzi ha aggiunto un ulteriore punto di crisi ad un paese già in grosse difficoltà economiche e politiche1. Infine la Grecia che, nonostante il programma economico imposto dalla Trojka, è entrata nuovamente in crisi, non riuscendo a ripagare i creditori internazionali che l’hanno tenuta in vita fino ad ora. Sul fronte dell’allargamento si registra l’ormai definitivo allontanamento della Turchia, soprattutto dopo le scelte fatte dal presidente Erdogan in seguito al fallito colpo di stato del 15 luglio, nonché la rinnovata intraprendenza della Russia sul suolo europeo, attraverso la testa di ponte rappresentata dalla Serbia. L’unico evento del 2016 che può essere connotato positivamente per la UE è stato l’esito delle elezioni presidenziali austriache del 4 dicembre, con il verde Alexander Van der Bellen che si è affermato sul nazionalista ed euroscettico Norbert Hofer: la vittoria dei centristi austriaci è un segnale importante, ma i tanti voti raccolti dalla destra estrema rappresentano un campanello d’allarme da non sottovalutare.

Date queste premesse il 2017 si prospetta come un anno particolarmente interessante. L’entrata in carica dell’amministrazione statunitense guidata dal presidente Donald Trump pone seri interrogativi sul futuro della cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico, tenuto conto che le promesse di introdurre nuove politiche di stampo nazionalista e protezionista potrebbero complicare i rapporti economici e politici con la UE. Un primo passo in tale direzione è stato già compiuto attraverso il rifiuto del presidente americano di portare avanti le trattative per il TTIP, l’accordo di libero commercio tra Stati Uniti e UE che avrebbe dovuto dare un contributo importante alle esangui economie continentali. Ma è sul fronte politico che bisognerà concentrare l’attenzione dato che nel corso del 2017 ci saranno una serie di appuntamenti elettorali che potrebbero cambiare nettamente lo scenario politico europeo. In Olanda, il 15 marzo avranno luogo le elezioni politiche ed il Partito della Libertà di Geert Wilders, schieramento di destra estrema, euroscettico e nazionalista, è dato in vantaggio rispetto ai suoi principali avversari. Il 24 settembre si svolgeranno, invece, le elezioni politiche tedesche: la vittoria sembra essere riservata a uno dei due candidati moderati e pro-Euro, ovvero l’incumbent Angela Merkel e l’ex presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz, ma sarà importante valutare la performance politica di Alternative fur Deutschland, partito di estrema destra ed euroscettico, che potrebbe diventare la terza forza politica del paese.

Lo scenario francese

L’evento politico che preoccupa più di tutti si colloca nel mezzo tra le elezioni olandesi e quelle tedesche, ed è rappresentato dalle elezioni presidenziali francesi del 23 aprile2. La preoccupazione per le votazioni francesi risiede principalmente nell’entità dell’affermazione del Front National, partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, figlia del fondatore del partito: i sondaggi, infatti, le attribuiscono la vittoria al primo turno, con una forbice di voti compresa tra il 25% ed il 28% del totale. Nonostante tutti i sondaggi prevedano al ballottaggio una netta sconfitta per il Front National, la poco convincente schiera degli avversari pone dei seri dubbi su chi sarà in grado di contrastare l’avanzata di Marine Le Pen3. Il contesto politico è complicato dal fatto che, per la prima volta nella storia politica francese, il presidente in carica non si ricandiderà per un secondo mandato: sottoposto alle pressioni del suo partito e comunque responsabile di una conduzione politica troppo timida e insicura che gli ha garantito un livello di gradimento popolare molto basso, Francois Hollande ha preferito non misurarsi con l’impresa.

Domenica 23 aprile si vota per imprimo turno delle presidenziali in Francia

Il candidato del Partito Socialista sarà, invece, Benoit Hamon, già ministro dell’Educazione sotto la presidenza Hollande, che ha vinto le primarie sconfiggendo il favorito ed ex primo ministro Manuel Valls4. A sinistra ci sarà Jean Luc Melenchon, 65 anni, che si è rifiutato di partecipare alle primarie del Partito Socialista ed ha ottenuto la candidatura con il Partito Comunista Francese. Il candidato principale della destra francese sarà Francois Fillon, leader de Les Republicains, ex Primo Ministro dal 2007 al 2012, 62 anni, ha sconfitto nelle primarie del partito sia Nicolas Sarkozy che Alain Juppè. Tra gli indipendenti risalta la candidatura di Emmanuel Macron, 38 anni, ex ministro dell’Economia nel governo Valls, che ha creato il movimento En Marche! ed è dato in forte ascesa. I sondaggi, al momento, prevedono un testa a testa tra Emmanuel Macron e Francois Fillon per il ballottaggio con Marine Le Pen. Francois Fillon, però, deve affrontare un’inchiesta giudiziaria che lo accusa di aver pagato la moglie e i due figli con fondi pubblici, per un’attività di assistenza parlamentare che non avrebbero mai svolto5: i suoi problemi potrebbero favorire Emmanuel Macron che vedrebbe così premiata la sua scelta strategica di affrontare la competizione da indipendente, in modo da raccogliere i voti dei delusi sia di destra che di sinistra. Dovrebbe essere fuori dalla corsa il Partito Socialista, che paga la deludente performance politica della presidenza Hollande: Benoit Hamon, inoltre, pur avendo vinto le primarie, rappresenta soltanto una fazione del partito che in gran parte potrebbe dirottare i propri voti su Emmanuel Macron6.

Marine Le Pen, i sondaggi le attribuiscono un buon risultato

Oltre i complessi calcoli politici riguardanti le alleanze che si potrebbero creare al ballottaggio e delle valutazioni circa l’affidabilità dei sondaggi, il prossimo presidente francese dovrà affrontare una serie di emergenze impellenti. La crescita economica nel 2016 ha raggiunto uno scarso 1.2%, contro le previsioni di 1,3%, e benché non abbia influito sul tasso di disoccupazione, rimasto comunque sotto il 10%, ha confermato la sensazione che la Francia fatichi ad uscire definitivamente dalla crisi: le previsioni per il 2017, infatti, parlano di una crescita “solo” dell’1.5%. Secondo una classifica pubblicata annualmente dal sito di analisi economiche Bloomberg, la Francia si classifica al 21° posto tra le peggiori economie al mondo: benché la graduatoria si basi esclusivamente sulla valutazione di due parametri, disoccupazione e inflazione, rappresenta un parametro indicativo dello stato del Paese7. Alla fine del 2014 la Francia ha subito, inoltre, lo smacco di dover lasciare alla gran Bretagna la quinta posizione tra le economie mondiali e potrebbe, presto, dover scendere di un altro gradino a favore della sorprendente India. Questi dati diventano ancora più umilianti per i francesi se paragonati con quelli dell’ingombrante vicino tedesco che continua ad avere buoni ritmi di crescita, grazie soprattutto alle esportazioni, e ha ritrovato la medesima capacità produttiva pre-crisi. A ciò si aggiungono le difficoltà che sta attraversando anche la capitale Parigi, diventata ormai la quinta città per attrattività degli investimenti, dopo aver perso due posizioni e circa il 25% di progetti infrastrutturali8. L’unica notizia positiva per la Francia potrebbe giungere dalla decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione Europea e dal conseguente ridimensionamento della sua economia.

All’economia che continua a zoppicare si aggiunge la questione dei flussi migratori, con la Francia che è stata una delle mete preferite dai migranti e nel corso del 2015 ha accettato un numero record di domande d’asilo, 19.506, su un totale di richieste che ha sfiorato i 70 mila: questo incremento è dovuto principalmente ai conflitti in Siria, Sud Sudan, Iraq e Afghanistan. Il combinato disposto di crisi economica e gestione dei flussi migratori ha esacerbato gli animi della società francese, da sempre abituata al melting pot culturale, che adesso vede il suo sistema sociale in crisi9. Il 24 ottobre 2016 il presidente Hollande, nel disperato tentativo di recuperare credibilità e fermezza, ha disposto lo smantellamento della “giungla di Calais”, ovvero l’area dove stazionano, in condizioni precarie, i migranti desiderosi di recarsi in Gran Bretagna: i 6.400 migranti lì accampati sono stati tutti trasferiti nei 450 centri di accoglienza sparsi per tutto il paese. Non è certamente migliore la situazione delle banlieus francesi dove rabbia, frustrazione, esclusione e disoccupazione creano un mix micidiale pronto ad esplodere: agli inizi di febbraio si sono verificati atti di guerriglia urbana a Parigi dopo che un giovane è stato vittima di violenze da parte di alcuni agenti della Polizia10. In questo contesto molto complicato si inserisce anche il problema della minaccia terroristica, essendo la Francia il paese europeo nel quale si sono verificati gli attentati più numerosi e sanguinari. Dall’attacco di Charlie Hebdo e dell’Hyper Kasher del gennaio 2015 alla morte di padre Jacques Hamel a Saint Etienne de Rouvray, il 26 luglio 2016, sono 238 le persone che hanno perso la vita a causa di attentati e attacchi terroristici in Francia, al quale vanno aggiunti i numerosi feriti. La magistratura francese ha aperto nel 2016 oltre 200 dossier per atti di terrorismo (contro i 136 del 2015 e i 77 del 2014) compiuti da 1.162 persone in totale, tutte formalmente accusate, mentre l’Eliseo riunisce il consiglio di difesa a cadenza settimanale11. Gli attentati hanno creato un circolo vizioso: hanno generato sempre maggiore ostilità verso gli islamici12, i quali tendono a radicalizzarsi “per protesta”, aumentando le possibilità che compiano attentati o azioni dimostrative. L’aumento dello sforzo militare nei confronti dello Stato Islamico nei teatri siriano ed iracheno ne ha diminuito la capacità operativa sul terreno, ma ha portato ad un aumento della campagna di terrore all’esterno. Il numero dei combattenti europei che hanno deciso di schierarsi al fianco dello Stato Islamico ha ormai raggiunto le 5.000 unità, tra i quali oltre 900 sono partiti dalla Francia13: quattro dei cinque Paesi dove il livello di radicalizzazione è più elevato nel mondo sono francofoni, compresi i due primi paesi d’Europa, ovvero Francia e Belgio14. C’è poi un livello di valutazione complementare che riguarda la cultura laica francese: l’aggressività della laicità alla francese che, ad esempio, proibisce ai figli degli immigrati musulmani di portare il velo a scuola, è considerata come un attacco deliberato alla religione15, soprattutto da parte di coloro che hanno un basso grado di fiducia nei confronti dell’autorità.

Il sentimento di rivalsa nei confronti della Francia deriva anche dal passato coloniale e dall’attuale schieramento del dispositivo militare francese: le forze armate francesi dispongono di due importanti basi operative a Gibuti ed in Costa d’Avorio, due basi logistiche in Senegal e Gabon, ed oltre 4.000 militari dispiegati tra Burkina Faso, Mali, Niger, Repubblica Centrafricana e Ciad. Insomma, aldilà dello schieramento politico di appartenenza, il nuovo presidente francese dovrà possedere una capacità di analisi a tutto tondo, per fornire risposte rapide ed efficaci. Queste risposte saranno necessarie a riconsegnare l’importanza perduta alla Francia, ormai declassata a potenza di secondo rango: è stata reintegrata nella NATO, ma senza ricevere particolari benefici in cambio, si allinea spesso agli Stati Uniti, non si è preoccupata di violare il diritto internazionale in Kosovo e Libia, deve sottostare alle decisioni tedesche in seno all’UE16.

Qual è il rischio politico a cui va incontro la Francia?

I risultati delle primarie dei principali partiti francesi hanno mostrato una forte sfiducia popolare nei confronti dell’establishment politico: le sconfitte maturate da Nicolas Sarkozy, Alain Juppè e Manuel Valls, tutti e tre politici di “sistema”, sono state un chiaro segno del desiderio dei partecipanti di votare persone nuove, meno legate ad un passato considerato fallimentare. Insomma, anche in Francia prevale quel sentimento di rivalsa nei confronti del sistema che ha portato prima alla vittoria della Brexit nel referendum inglese, poi all’elezione di Donald Trump17. Il motivo principale alla base di questo scontento popolare proviene dalle azioni politiche dei presidenti che si sono succeduti in questi anni, tutti caratterizzati dalla scarsità di idee e dalla mancanza di intraprendenza: Jacques Chirac non ha voluto riformare, Nicolas Sarkozy ha subito la crisi mettendo i cittadini l’uno contro l’altro, Francois Hollande non ha avuto né un programma, né la dose giusta di coraggio18. Pertanto, l’esito delle votazioni potrebbe essere deciso proprio dalla generale sfiducia nei confronti dell’establishment e della classe politica, un sentimento che è difficile misurare attraverso i sondaggi.

La probabilità dell’elezione di Marine Le Pen, con una maggioranza che la sostenga è data al 3%, la probabilità che lei o un altro esponente di estrema sinistra (Melenchon) vengano eletti, senza possedere la maggioranza parlamentare, è data al 25%, la vittoria di un candidato mainstream (Fillon, Macron, Hamon) è data al 72%. Nel caso in cui il voto popolare dovesse riversarsi su Marine Le Pen anche al secondo turno, consegnandole la presidenza del paese, la Francia diventerebbe il primo grande paese d’Europa a finire nelle mani della destra estrema. Le conseguenze di tale orientamento presidenziale potrebbero estendersi anche al di fuori dei confini nazionali in quanto i presidenti francesi detengono un potere decisionale molto forte, essendo in grado di indirizzare direttamente l’agenda politica con scarsa supervisione da parte del parlamento19. I principali rischi politici di una vittoria di Marine Le Pen provengono principalmente dalla volontà, espressa pubblicamente nel corso della campagna elettorale20, di portare il Paese fuori dalla NATO e dalla UE, abbandonando la moneta unica21, e da un atteggiamento eccessivamente negativo nei confronti dei milioni di immigrati, principalmente musulmani, che ormai vivono in pianta stabile nel paese.

Tali incertezze politiche potrebbero trasferirsi anche al campo economico, dove lo spread, il valore che misura la differenza di rendimento tra i titoli di stato decennali francesi e quelli tedeschi, ha già manifestato le preoccupazioni dei mercati, aumentando costantemente il differenziale con l’approssimarsi delle elezioni e toccando il massimo livello di 78 punti base il 6 febbraio22, spinto anche dalle fragilità italiane23. Nel caso in cui Marine Le Pen mantenesse le promesse di abbandonare l’euro e ritornare al franco, l’impatto economico negativo potrebbe essere dieci volte più pesante di quello verificatosi in Grecia, dato che l’economia francese è dieci volte più grande di quella greca e che il suo mercato obbligazionario pesa per 1.500 miliardi di euro24: lo spread con i titoli tedeschi potrebbe oltrepassare i 200 punti, le banche avrebbero difficoltà ad ottenere i finanziamenti, il valore dell’euro potrebbe crollare25. La crescita dei partiti populisti in Francia, così come in Italia, sta risvegliando il rischio di rideterminazione, ovvero la possibilità che il debito pubblico possa essere ricalcolato nelle valute locali, causando un enorme deficit di bilancio: l’aumento dello spread avvenuto nel mese di febbraio ha mostrato la possibilità che Italia e Francia abbandonino la moneta comune non è remota26, e ciò rende lo scenario ancora più preoccupante dato che questi due Paesi sono i principali debitori dell’area euro. La vittoria di Marine Le Pen e il conseguente abbandono di Unione Europea ed euro da parte della Francia, già denominata Frexit, secondo gli analisti del Financial Times condurrebbe al più grande default sovrano della storia. I consiglieri economici del Front National hanno già fatto trapelare che sono pronti a rideterminare l’80% del debito pubblico francese (soltanto il 20% del debito è soggetto al diritto internazionale), pari a circa 1.700 miliardi di euro, nella moneta nazionale, sulla base di una valutazione di parità tra euro e franco27.

Verisk Maplecroft, società inglese di valutazione dei rischi, ritiene molto elevata la possibilità di proteste civili in Francia, considerandola addirittura più vulnerabile di alcuni Paesi emergenti come Sud Africa, Argentina e Brasile, e alla pari con l’Afghanistan. Molte compagnie straniere che a seguito della Brexit stanno pensando di spostare le loro sedi centrali a Londra, non hanno preso in molta considerazione la Francia ritenendola una destinazione pericolosa, in virtù delle numerose manifestazioni sindacali e scioperi che avvengono a cadenza quasi settimanale28, nonché degli eventuali contrasti “razziali” che potrebbero verificarsi con una presidenza Le Pen. Nell’ultimo Civil Unrest Index pubblicato nell’agosto del 2016, Verisk Maplecroft ha posto la Francia al 16esimo posto tra i paesi più a rischio a livello globale, sottolineando che il rischio di disordini è molto alto29, principalmente a causa dei contrasti sorti attorno alla legge di riforma del lavoro del governo Hollande. Tale valutazione può risultare eccessivamente negativa perché l’analisi dei principali indici che valutano il contesto socio-politico francese mostrano una situazione sostanzialmente buona: la Francia si classifica al 23° posto del Corruption Perception Index di Transparency International, al 27° posto del Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit, al 27° posto del Freedom in the World Index di Freedom House, al 38° posto del World Press Freedom Index di Reporters sans Frontieres, al 32° posto del World Happines Report dell’ONU. Le garanzie sociali che la Francia garantisce alle minoranze consentono un buon livello di vita a cui si contrappone un livello di conflittualità generalmente basso che tocca punte elevate nelle periferie abbandonate di alcune città.

Nel caso in cui, invece, al ballottaggio si riuscisse a far convogliare tutti i voti su un candidato mainstream, per contrastare l’avanzata di Marine Le Pen, il rischio politico francese non sarebbe del tutto scongiurato perché nelle successive elezioni legislative di giugno si potrebbe verificare uno scenario di frammentazione delle forze politiche difficile da gestire nel contesto maggioritario, e quindi un rischio di coabitazione tra presidenza e governo che può prendere le forme più varie, tra le quali l’immobilismo, con ovvie ripercussioni anche nel contesto europeo30. La possibilità che le elezioni legislative di giugno portino alla formazione di un parlamento senza una chiara maggioranza o con una maggioranza diversa da quella espressa dal presidente eletto rappresenta un grosso rischio economico che COFACE, società francese di analisi economiche, stima in una diminuzione della crescita economica pari allo 0,7% nel corso del 2017 31.

Oltre ai risultati elettorali continuerà ad essere elevato ancora per tutto il 2017 il rischio terrorismo e ciò impone il mantenimento di un elevato standard di sicurezza, anche in virtù del fatto che la minaccia terroristica ha saputo evolversi e adattarsi alla situazione contingente, aumentando la difficoltà di comprensione e risposta32.

I sondaggi danno per certa la sconfitta della candidata del Front National al secondo turno, ma gli investitori hanno imparato a prendere con le molle le previsioni dei sondaggisti dopo quanto avvenuto con la Brexit e con le presidenziali statunitensi. Christian Hyldahl, CEO di ATP, il più grande fondo pensioni danese, ha individuato nelle elezioni presidenziali francesi il principale rischio per gli investitori in Europa e ha anche affermato che ATP si sta sottoponendo ad una serie di stress test per essere sicuro di sopportare eventuali shock derivanti dalla serie di appuntamenti elettorali che ci saranno in Europa nel corso del 201733.

La globalizzazione ha reso globalizzate anche le decisioni politiche, le cui risultanze non sono più confinate all’ambito ristretto nel quale avvengono. Il complicato inizio della presidenza Trump, l’incerto cammino della Gran Bretagna verso la Brexit, le elezioni olandesi del 15 marzo, i rinnovati problemi economici della Grecia e quelli politici dell’Italia, rappresentano un campo minato nel quale si inseriscono le elezioni francesi. Si possono anche ritenere esagerate le previsioni catastrofiche nel caso di vittoria di Le Pen, ma di certo non si può assolutamente negare che il contesto generale sia complicato e che la decisione di uscire dall’Euro getterebbe il Paese verso scenari difficili da interpretare34.

*Contributor di Alpha Institute

1 GUIDO TABELLINI, Il voto ravvicinato e la lezione dello spread, www.ilsole24ore.com del 10 febbraio 2017.

2MARK DEEN, France’s chaotic election could put the future of Europe at risk, BLOOMBERG, www.bloomberg.com, 14 ottobre 2016.

3 Presidentielle 2017:qui sont les candidats?, DIRECT MATIN, www.directmatin.fr, 4 febbraio 2017.

4 Résultats primaire de la gauche 2017, LE MONDE, www.lemonde.fr.

5 A scandal throws France’s presidential race wide open, THE ECONOMIST, www.economist.com, 4 febbraio 2017.

6 Après la victoire d’Hamon, les defections d’élus socialistes commencent, LE MONDE, www.lemonde.fr, 30 gennaio 2017.

7 CATARINA SARAIVA, MICHELLE JAMRISKO, These are the world’s most miserable economies, BLOOMBERG, www.bloomberg.com, 4 febbraio 2016.

8 GERALDINE RUSSELL, Paris moins attractive pour les investisseurs internationaux après les attentats, LE FIGARO, www.lefigaro.fr, 8 febbraio 2016.

9 KATY BARBATO, France at greater risk of disruption than Afghanistan:study, CNBC, www.cnbc.com, 2 agosto 2016.

10 Parigi, proteste e disordini nelle banlieu per un ragazzo fermato e violentato dalla polizia, LA REPUBBLICA, www.repubblica.it, 7 febbraio 2017.

11 MARIE BOETON, FLORE THOMASSET, Terrorisme, une menca tousjours plus élevée, LA CROIX, www.la-croix.com, 30 novembre 2016.

12 Più migranti, più attentati? Gli europei ne sono convinti, EURONEWS, www.it.euronews.com, 12 luglio 2016.

13 The Foreign Fighters phenomenon in the european union, INTERNATIONAL CENTER FOR COUNTER-TERRORISM-THE HAGUE, www.icct.nl.

14WILLIAM MCCANTS, CHRISTOPHER MESEROLE, The French Connection, FOREIGN AFFAIRS, www.foreignaffairs.com, 24 marzo 2016

15 DANIEL BYMAN, La France prise au piège du cercle vicieux du terrorisme, SLATE, www.slate.fr, 16 luglio 2016

16 THIERRY GARCIN, France. Quels defis majeurs en matiere de politique etrangere pour le futur president?. www.franceculture.fr, 2 novembre 2016.

17 SUDHIR HAZAREESINGH, Marine Le Pen has a better chance in France than you think, FINANCIAL TIMES, www.ft.com, 22 febbraio 2017.

18 CHRISTOPHE BARBIER, Les défis pour reconstruire la France, L’EXPRESS, www.lexpress.fr, 29 marzo 2016.

19 JONATHAN MASTERS, How powerful is France’s President, Council on Foreign Relations, www.cfr.org, 1 febbraio 2017.

20 LEONARDO MARTINELLI, Marine Le Pen: con me Francia fuori da Ue e Nato, LA STAMPA, www.lastampa.it, 5 febbraio 2017.

21DANIELE CHICCA, Elezioni Francia, Le Pen: “Fuori da Nato ed Eurozona”, WALL STREET ITALIA, www.wallstreetitalia.com, 6 febbraio 2017.

22STEFANIA SPEZZATI, France yield spread nears four-years high as political risk grows, BLOOMBERG, www.bloomberg.com, 6 febbraio 2017.

23ISABELLA BUFACCHI, As investors eye France’s political, Italy’s fragility in the picture, Il Sole 24 Ore, www.italy.ilsole24ore.com, 7 febbraio 2017.

24 ISABELLE COUET Dette francaise: les marchés financiers integrènt un risque “Marine Le Pen”, LES ECHOS, www.lesechos.fr, 27 gennaio 2017.

25 ISABELLE COUET, Quand JP Morgan ausculte le risque politique francais, LES ECHOS, www.lesechos.fr, 7 febbraio 2017.

26CHIARA ALBANESE, Le Pen stirs dormant re-denomination risk for europe’s investors, Bloomberg, www.bloomberg.com, 16 febbraio 2017.

27 TYLER DURDEN, Economists: Le Pen victory would lead to “massive sovereign default”, Global financial chaos, ZEROHEDGE, www.zerohedge.com, 10 febbraio 2017.

28 France at greater risk of business disruption than Afghanistan: Study, CNBC, www.cnbc.com, 2 agosto 2016.

29Civil Unrest: Companies face higher risk of disruption in France than any other western economy, VERISK MAPLECROFT, www.maplecroft.com, 3 agosto 2016.

30 JEAN PIERRE DARNIS, Parigi, presidenziali a rischio coabitazione, AFFARI INTERNAZIONALI, www.affarinternazionali.it, 20 febbraio 2017.

31 France, COFACE, www.coface.com.

32 La menace terroriste reste très élevée en France, selon le patron de la police. www.20minutes.fr, 24 dicembre 2016.

33PETER LEVRING, Biggest danish pension fund says France tops EU political risk, Bloomberg, www.bloomberg.com, 8 febbraio 2017.

34 VINCENT GIRET, Le decryptage eco. Les marchés et le risque Le Pen, FRANCEINFO, www.francetvinfo.fr, 10 febbraio 2017.

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