Giustizia, Lula e Puidgemont due casi analoghi. Entrambi disprezzano le istituzioni che prima hanno rappresentato

Di Pierpaolo Piras

Rio De Janeiro. C’è una singolare analogia tra i casi di Luiz Inácio Lula da Silva, Presidente non rieletto del Brasile, e quello di Carles Puidgemont, già Presidente della “Generalitat” catalana, . Il primo resiste all’ordine d’arresto per corruzione, emesso dal Tribunale penale brasiliano, rifugiandosi nella sede del fedelissimo sindacato dei metalmeccanici, protetto da alcune migliaia di sostenitori, sindacali e politici.

L’ex Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva

Il secondo ripara prima a Bruxelles poi in altre capitali inseguito da un mandato d’arresto emesso dalla Procura madrilena per “ribellione” a seguito della illegale dichiarazione d’indipendenza della Catalogna.

Carles Puidgemont, già Presidente della “Generalitat” catalana

In entrambi i casi emerge un sensibile disprezzo nei confronti dell’ ordinamento giuridico e del Potere Giudiziario di quello stesso Paese del quale sono stati tra i maggiori rappresentanti e verso il quale hanno giurato fedeltà.

Nel caso di Da Silva il massimo organo di stampa di Rio de Janeiro, “il Globo (https://oglobo.globo.com/) parla di trattative in corso tra i suoi Legali e i responsabili della Polizia Federale, come se un ordine della Magistratura possa essere subordinato ad una chiacchierata tra intimi.

Puidgemont, invece, afferma che il momento del dialogo è arrivato.

Sembrano entrambi arrogarsi il principio del “Princeps legibus solutus” (il Principe è esentato dal rispetto delle Leggi) compreso nel corpus della “Lex de Imperio” promulgato dall’imperatore Vespasiano nel 69 d.C. e poi rielaborato nei secoli successivi sino ai giorni nostri.

A prescindere da come andranno le future vicende di Silva e Puidgemont, restano due comportamenti negativi per l’esempio che viene dato alla propria popolazione, cioè che le Leggi siano qualcosa di relativamente valide anziché essere uguali per tutti.

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