Gli USA elogiano le milizie irachene e quindi l’Iran

By the Hawk

Le milizie irachene hanno finalmente liberato Mosul dall’oppressione dell’ISIS, cercando di ristabilire l’ordine. Tali forze irachene hanno ricevuto il più grande supporto che un esercito può desiderare, ovvero una potente coalizione, la CJTF – OIR (Operation Inhert Resolve). Supporto completo, dal cielo, da terra ed un apparato intelligence integrale dalla SIGINT all’IMINT.

Ma se si cerca di capire chi sia il vero vincitore di Mosul, secondo varie fonti ufficiali e non e leggendo i vari report che man mano vengono resi pubblici, appare sempre più che la componente sciita sia stata la vera pedina che ha salvato l’Irak nella sua interezza.

In Mosul la componente anti ISIS è stata formata da un mix di Servizio Contro Terrorismo Iracheno, truppe regolari (molte di matrice sciita), Peshmerga Kurdi e le milizie sciite supportate dalle forze Qods iraniane.

Nelle press release che sono state emanate al termine dei combattimenti per la liberare la seconda città più importante dell’Irak, le CJTF-OIR hanno ringraziato tutte le succitate componenti di fatto riconoscendo loro i meriti dei combattimenti ed affermando il supporto a loro fornito.

E’ anche vero che vi sono state parecchie spinte politiche per evitare che le milizie sciite entrassero in Mosul vittoriose, ma i servizi giornalistici hanno mostrato il contrario, il primo ministro iracheno al-Abadi è entrato in Mosul circondato da miliziani sciiti con tanto di bandiere gialle.

Le forze della milizia irachene sono organizzate sotto il controllo della hashd al shabi, Popular Mobilization Forces – PMF, o Popular Mobilization Units – PMU che includono unità sciite e gruppi armati, sempre sciiti, tra i quali Asaib al Haq e Seyyed al Shuhada. Queste due unità sono state molto attive nei feroci scontri di Mosul e, sembra, abbiano lavato con il sangue i soprusi sunniti sulla popolazione sciita.

Le PMF sono guidate da Abu Mahdi al Muhandis, un “vecchio” della lista internazionale dei terroristi, ma è anche consigliere di un grande Generale, Qasem Soleimani, comandante delle Forze Qods iraniane, e responsabile delle operazioni contro l’ISIS sia in Irak che in Siria.

Il generale Soleimani è il consigliere militare per le operazioni del primo ministro iracheno al-Abadi, sciita, colui che ha stabilito che le PMF sono “una formazione militare permanente ed indipendente”, come a dire che vi sono due tipologie di forze regolari politicamente riconosciute.

Se si considera la struttura militare iraniana si nota la stretta somiglianza, vi sono le Forze Armate regolari e le IRGC (le Guardie della Rivoluzione, i Pasdaran) che hanno la loro sfera di competenza politica, militare ed economica.

Le PMF potrebbero e dovranno avere questa fisionomia, essere le IRGC irachene, fedeli al Primo Ministro ed alla nuova corrente sciita che, dopo anni di oppressione sunnita del partito Ba’ath, finalmente si prende la sua rivincita.

Altre forze sciite presenti in Irak sono le brigate Hezbollah, cioè le Kataib Hezbollah che hanno operato principalmente a sud est del paese e che sono state i principali attori della vittoria contro l’ISIS nella città di Falluja e Ramadi.

Anche queste forze sono coordinate e guidate dal generale Soleimani, per il tramite dei loro comandanti.

In sintesi, da questo strano quadro di situazione chi è il vero eroe delle guerra contro l’ISIS e “salvatore” dell’Irak è il generale Soleimani, come dichiarato dall’ambasciatore iraniano a Londra.

Se analizziamo i fatti, si deve convenire che il generale Soleimani ha creato le forze sciite irachene coordinando i gruppi già esistenti, le ha fatte addestrare dai migliori specialisti mondiali presenti nella Coalizione, le ha equipaggiate egregiamente con materiali anche sofisticati, ufficializzate nelle forze regolari irachene ed ha liberato l’Irak dall’ISIS con il supporto della CJTF – OIR.

Questo viene riportato e sottolineato in Iran, consci delle potenzialità dell’uomo, un generale amato dai suoi uomini e rispettato dal paese intero. Khamenei lo tiene al suo fianco, ma non è mai stata una sua spina, il generale non ha mai avuto sete di potere e di risalto della sua figura, è un vero “servo dello Stato” che crede in quello che fa ed ha una concreta e lunga visione.

Recentemente il generale Soleimani ha parlato ai cadetti dell’Accademia della IRGC, giovani ufficiali che lo onorano come un vero eroe, ed ha dichiarato che l’Esercito iracheno è rinato, è stato trasformato, è diventato più ideologico, quindi ha un credo ed una missione nel suo operato. Sono parole importanti, profonde e che delineano come stia cambiando la struttura delle Forze Armate irachene.

Inoltre ha dichiarato che “grandi sedizioni erano contro di noi, che siamo venuti con le nostre teste alte, noi non dobbiamo dire cose sbagliate basate sulla paura, noi stiamo lasciando (questa terra), ma la storia descriverà questa era per il futuro”, spiegando il ruolo del credo sciita ed il loro valore sul terreno iracheno.

In sintesi, sarà difficile per il mondo occidentale ammettere il ruolo fondamentale del generale Soleimani in questa lotta all’ISIS, unica figura di spicco che ha saputo creare, plasmare e dirigere le Forze sciite.

Men che meno sarà ammettere che una forte coalizione occidentale a guida USA ha fornito appoggio agli “iraniani” permettendo loro di vincere sul terreno e fregiarsi del titolo di eroi dell’Irak.

Ancor meno possibile sarà ammettere che senza gli “iraniani” l’Irak sarebbe stato sopraffatto.

Ma fino a quando l’Occidente potrà permettersi di nascondere la testa sotto la sabbia?

Analisti di intelligence hanno già valutato il ruolo dell’Iran in questo conflitto e la debolezza irachena dopo la caduta di Saddam, valutando che gli sciiti stanno crescendo nell’influenza sui paesi del Golfo e del Medio Oriente mentre molto viene dichiarato per arginarli, solo azioni dirette che non stanno portando significativi risultati (vedasi Qatar, Yemen, etc..)

In sintesi, l’Occidente deve porsi seriamente in problema dell’Irak dopo l’ISIS, la ricostruzione ma ancor di più il gioco delle influenze e delle parti che potrebbero far nascere alleanze inaspettate ed equilibri differenti con ipotizzabili ripercussioni economiche anche in termini di energia.

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