Gran Bretagna, problema principale per la Brexit: le disposizioni sul “backstop” alla frontiera tra le due Irlande

Di Pierpaolo Piras

Londra. L’annosa e cocente questione della Brexit si arricchisce, ogni giorno, d’importanti novità, tutte di segno negativo.

Si tratta della stessa fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea, già rinviata due volte, e che ora viene fissata come termine ultimativo al 31 ottobre prossimo.

Gli innumerevoli incontri avvenuti finora tra le parti erano intesi sì ad una dipartita, ma con la salvaguardia sia dei diritti di residenza dei cittadini europei interessati che del necessario e positivo rimaneggiamento dei numerosissimi contratti commerciali tra le due sponde del Canale della Manica.

Uno dei punti più critici è rappresentato dalle disposizioni sul “backstop” alla frontiera tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord.

Con la Brexir resta aperta la questione dei confini tra le due Irlande

L’aspetto, oltremodo contraddittorio, è che, come sostengono i Brexiters più convinti, la fuoriuscita senza accordo manterrebbe valide le regolamentazioni già esistenti attualmente, ovvero senza ostacoli ne interruzioni della continuità transfrontaliera.

Il che renderebbe inutile e pretestuosa la forte spaccatura nel Partito conservatore sulla Brexit senza accordo e le problematiche relative agli scambi commerciali. Cesserebbe di esistere persino la sostanza stessa della Brexit.

Questo sembra il motivo per il quale Boris Johnson, primo ministro inglese, ha gravemente minacciato di espulsione i deputati conservatori ribelli alla disciplina di partito, gli stessi che nel recente passato hanno determinato le dimissioni di due suoi predecessori, la Theresa May e David Cameron.

Il premier britannico Boris Johnson

Jeremy Corbyn, leader dei laburisti, dal canto suo mette le mani avanti ed afferma che in caso di Brexit chiederebbe lo svolgimento di elezioni generali, senza escludere un secondo referendum sulla separazione britannica dall’UE .

Nessun cittadino inglese ha votato per perdere il suo posto di lavoro oppure per svendere il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) agli Stati Uniti.

Le problematiche legate all’immigrazione clandestina ha innescato anche la diatriba politica alimentando la propaganda ostile verso tutti gli immigrati irregolari e, più in generale, verso l’Europa.

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