Grande Guerra, il 1917 anno di rinascita della Nazione

Roma. Il capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, insieme all’editorialista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo ed al giornalista storico Roberto Olla, sono stati i protagonisti della conferenza “1917: la rinascita della Nazione”, svoltasi  ieri a Roma nella Biblioteca Militare Centrale di Palazzo Esercito.

Il Generale Graziano con i giornalisti Olla e Cazzullo

Il tema centrale del dibattito, in occasione del centenario della Grande Guerra, è stata la vicenda di Caporetto, passata alla storia come uno dei momenti più drammatici del racconto bellico nazionale, ma considerata anche come una svolta del I conflitto mondiale sul fronte italiano.
“E’ corretto dire che Caporetto sia stata una grave sconfitta militare ed un momento di grave crisi del Paese, ma non fu disfatta perché alle disfatte segue soltanto la fine, mentre la sconfitta di Caporetto fu seguita certamente da un periodo di crisi che, tuttavia, portò poi alla vittoria”, ha spiegato il Generale Graziano, nell’ottica di fornire una lettura diversa di un fatto d’armi che avrebbe potuto significare il crollo della Nazione, al quale però seguì la resistenza sul Piave e sul Grappa e la vittoria finale l’anno dopo.
Senza trascurare le responsabilità del Comando Supremo dell’Esercito e di alcuni subalterni, le conseguenze immani del violento e ben portato attacco austro-tedesco del 24 ottobre – che provocò la perdita delle conquiste territoriali italiane e 250 mila prigionieri – furono legate anche al fatto che fu rivolto contro linee di soldati italiani logori dopo due anni di sacrifici in trincea, il cui morale era tra l’altro influenzato anche dagli echi della rivoluzione russa.

Un momento del convegno sulla Grande Guerra e su Caporetto

Nonostante la tumultuosa ritirata sul Piave – peraltro ben condotta da Cadorna – l’Esercito tenne e con esso la Nazione. “Si capì che in quel momento si poteva soltanto vincere o si sarebbe perso il Paese – ha aggiunto il capo di Stato Maggiore della Difesa -. Per vincere la battaglia era necessario mobilitare l’intero Paese, quindi sicuramente ci fu una diversa percezione e sicuramente ci fu il momento in cui siamo diventati una Nazione perché anche l’ultimo soldato, intendendo per ultimo quello appena arrivato sul fronte, capiva che quanto meno avrebbe dovuto combattere per salvare la propria famiglia”.
Una guerra totale, quella condotta dal 1917 in avanti, con una mobilitazione non soltanto militare ma di tutto il Paese con la partecipazione di 6 milioni di persone in uniforme, oltre ai circa 4 milioni per l’industria su una popolazione totale di 35 milioni di abitanti, facendo registrare uno sviluppo tecnologico e sociale con pochi precedenti.

“Contadini-soldati di tutte le regioni italiane, che non si capivano tra loro ma che seppero sacrificarsi quando si trattò di difendere il Paese sul Piave, questi i fanti italiani che Gadda e Ungaretti seppero ben raccontare – ha sintetizzato Aldo Cazzullo – capaci di creare il miracolo della vittoria appena pochi giorni dopo Caporetto”.

Il giornalista del Corriere ha poi fissato poi l’attenzione su tre categorie di protagonisti nazionali della Grande Guerra: le vittime spesso innocenti delle decimazioni, i prigionieri che a migliaia morirono di stenti e le donne che fecero, in molti casi come e meglio degli uomini, mansioni fino a quel momento maschili.
“Caporetto non si trasformò quindi in tragedia, ma nella nascita di un sentimento nazionale e di un sistema Paese che si dimostrò capace di fermare il nemico e di vincere, attraverso un’assunzione di responsabilità collettiva”, ha concluso il Generale Graziano, rimarcando come quella sconfitta fece comprendere agli italiani il senso della Nazione, indispensabile anche ai giovani di oggi per affrontare le sfide globali di un mondo in divenire.
In chiusura della conferenza – arricchita dagli intervalli di Maddalena Maggi,che ha letto brani rispettivamente tratte dalle opere di Rudyard Kipling, Carlo Emilio Gadda e dal libro La guerra dei nostri nonni di Cazzullo – c’è stato l’intervento del Ministro della Difesa, Roberta Pinotti.

La quale ha ribadito che “dalla reazione di orgoglio di tutto il Paese nacque l’Italia come insieme collettivo”, ricordando anche il concorso rivolto agli studenti italiani proprio sul tema ‘dalla sconfitta alla vittoria’, un modo per scoprire l’eredità dei combattenti italiani nel ’15-’18, “pronti a rialzarsi e ad andare avanti dopo una sconfitta”.

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