“Grazie alla mia passione sono arrivata in alto”. Intervista alla prima donna nocchiere, Federica Rametta

Da bordo di Nave Amerigo Vespucci. Lavorare in alberata è sempre stato il suo sogno. E con entusiasmo e determinazione è riuscita a coronarlo, aprendo la strada alle donne nocchiere. Per vederla, a bordo di nave Amerigo Vespucci, bisogna guardare in alto. Il posto di Federica Rametta, 24 anni, di Siracusa, sottocapo nocchiere, ora è lì, in cima ai 30 metri dell’albero di mezzana, da dove osserva il mondo e il mare che tanto ama. 

Federica Rametta al lavoro su Nave Amerigo Vespucci

 

E com’è il mondo da lassù?

È bellissimo.

È stato difficile essere accettata in un settore prettamente maschile?

Devo dire che, all’inizio, quando sono arrivata nel gruppo dei nocchieri mi guardavano come un alieno ma non è stato difficile farmi accettare. Ho subito messo in chiaro che volevo essere trattata come gli altri e che sarei stata io ad adeguarmi, non dovevano essere loro a cambiare.

Dopo di te altre donne hanno seguito il tuo esempio?

Attualmente sul Vespucci ci sono altre tre nocchiere, ma solo una di loro lavora in alberata.

Da dove ti è nata questa passione?

Durante la mia prima campagna su nave Amerigo Vespucci, da allieva, vedevo gli altri salire su in alberata e ho desiderato farlo anch’io. Così, un giorno, il Capo alberata mi ha detto “sali, ma te lo dico subito, io vi tratto tutti allo stesso modo per me non fa differenza il fatto che tu sia una donna”. Non aspettavo altro, erano le parole che volevo sentire. Sono salita e mi sono appassionata subito. 

Cosa hai provato a tornare sul Vespucci dopo quella prima campagna?

Quando ho finito il corso mi hanno mandato su una Fremm. È stata una bella esperienza ma la mia testa e il mio cuore erano rimasti sugli alberi del Vespucci, avevo sempre il pensiero fisso di tornare qua. Ho fatto domanda per essere imbarcata sulle navi a vela ma senza successo. Sono tornata la prima volta sul Vespucci lo scorso anno, in occasione della campagna in America, per un temporaneo imbarco di sei mesi. Nonostante il nostromo avesse cercato di farmi restare, finita la campagna sono dovuta tornare su nave Alpino. Quando, lo scorso maggio, ho ricevuto la notizia del mio movimento definitivo sul Vespucci l’emozione è stata indescrivibile. Spero di rimanere qui altri 4 o 5 anni.

Com’è stata la tua esperienza su una nave grigia?

È un’esperienza completamente diversa. Qui sei sempre all’aria aperta, tutte le manovre marinaresche sono fatte in modo tradizionale, è tutto manuale. Le navi grigie sono un ambiente più tecnologico, più freddo. Nella carriera di un nocchiere è importante fare entrambe le esperienze. In questo momento, tuttavia, sento di poter dare il meglio qua.

In cosa consiste il tuo lavoro?

Dallo scorso anno lavoro in alberata, sulla mezzana. La mattina mi metto l’imbracatura e svolgo tutto quello che c’è da fare: sistemare le vele, pitturare i pennoni, fare delle fasciature o delle legature con le caviglie di ferro. Quello che si fa in quota è un lavoro molto manuale. 

All’inizio hai avuto qualche timore a salire su?

In realtà, avevo talmente tanta voglia ed era così grande la curiosità di salire su che non ho mai avuto paura. Magari salire sul quarto o il quinto pennone, i primi giorni, fa un po’ più di impressione ma mi piaceva così tanto che ho immediatamente superato qualsiasi timore. Infatti mi hanno messo, da subito, anche sul bansigo, quel seggiolino di legno che si usa per pitturare in quota.

Cosa ti ha spinto, anni fa, a entrare in Marina?

La divisa mi è sempre piaciuta. Ho fatto il primo anno in Guardia Costiera e poi, cominciando a conoscere questo ambiente, mi sono appassionata alla Marina. È una scelta che mi permette di viaggiare, visitare posti nuovi, conoscere diverse culture, conciliando il lavoro con le mie passioni.

E i tuoi genitori come giudicano questa tua scelta?

Non mi ostacolano però a volte mi chiedono se non vorrei una vita diversa, che richiede meno sacrifici e lascia più tempo da dedicare alla famiglia. Però io sono felice così. 

 

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