Guardia di Finanza, operazione contro la Sacra Corona Unita nel Leccese. Si indaga sul clan “Caracciolo-Montenegro”

Lecce. Operazione di contrasto (denominata “Battleship”) della Guardia di Finanza, oggi, alla Sacra Corona Unita. Un’ottantina di Finanzieri del Comando Provinciale di Lecce, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) di Roma delle Fiamme Gialle, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) salentina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dai magistrati della DDA ed emessa dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) del locale Tribunale a carico di 14 persone.

Operazione antimafia della GdF nel Salento

Tutti sono stati considerati a capo o esponenti di spicco del clan “Caracciolo-Montenegro”, egemone nei territori di Monteroni, Leverano, Copertino, Porto Cesareo e nel Sud Salento.

La GdF ha denunciato, complessivamente, 41 persone. Quattro sono state arrestate in flagranza di reato per traffico di stupefacenti. Sono stati sequestrati 1,208 chili di marijuana, 150 grammi di eroina e 40,45 di cocaina.

I reati contestati vanno dall’associazione di tipo mafioso all’associazione a delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, dall’estorsione alla rapina, dal furto alla minaccia aggravata con l’uso delle armi.

Le indagini, condotte dal GICO del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Lecce sono durate quasi due anni. Hanno minuziosamente ricostruito l’operatività criminale del gruppo inizialmente affiliato al clan “Tornese”, che si è poi gradualmente svincolato portando ad una crescente conflittualità per assicurarsi il controllo del territorio.

E’ stata, come scrive il GIP “una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso, dotata di una struttura gerarchica e ramificata, che ha consentito alla famiglia di Monteroni di assumere il controllo totale delle attività delinquenziali nell’ambito del territorio di propria influenza, riscuotendo il cosiddetto punto sugli introiti delle attività criminali (ossia una percentuale su tutte le attività delittuose di rilievo compiute sul territorio, in misura non inferiore al 20%)”.

Ed imponendo anche, aggiunge il Giudice per le indagini preliminari “servizi di guardiania in occasione di pubblici spettacoli, commettendo delitti contro il patrimonio (estorsioni e furti), assumendo condotte minacciose e/o violente al fine di realizzare profitti e vantaggi ingiusti, parte dei quali destinati al sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari e col preciso scopo di affermare e conservare il proprio controllo mafioso sul quella porzione di Salento ritenuta di propria pertinenza (Monteroni, Leverano, Copertino, Porto Cesareo e Sud Salento”).

Secondo le indagini, la prova del marcato ed ampio consenso sociale affermato sul territorio è dato dalle ripetute richieste rivolte ai vertici dell’organizzazione per dirimere le più disparate controversie private o per tornare in possesso di beni o merci precedentemente rubati.

Questa operazione, fanno notare gli inquirenti, ha dimostrato ancora una volta, come in altri contesti mafiosi nazionali , “il decisivo ruolo chiave delle donne del clan”, non solo sia in grado di impartire ordini e dirigere le operazioni, ma anche “di farsi esse stesse protagoniste di minacce ed intimidazioni per imporre la forza e la presenza della famiglia verso coloro i quali si fossero rivelati riluttanti ad accettare l’egemonia criminale dei Caracciolo – Montenegro nel Sud Salento”.

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