Islam, la grande mappa delle moschee illegali di Bruxelles

Di Daniela Lombardi

Bruxelles. Sono decine le moschee illegali sparse sul territorio di Bruxelles. Da ognuna di esse potrebbe essere partita la predicazione che ha portato diversi giovani di origine straniera, specialmente appartenenti alla comunità marocchina di Molenbeek, a compiere attentati in giro per l’Europa.

Fedeli islamici in preghiera

Ricordiamo, infatti, che proprio dal Belgio partirono i fratelli Abdeslam, uno dei quali, Salah, rimasto in vita dopo i fatti di Parigi del 2015 o Abdelhamid Abaaoud, considerato il loro reclutatore.

A Bruxelles ha condotto la lunga scia di sangue che ha bagnato l’Europa e la stessa città (22 marzo 2016) e ci si è dunque chiesti dove e quando questi giovani avessero deciso di votarsi al jihad, creando panico e distruzione. L’indottrinamento è spesso avvenuto in strada, nei supermercati, nelle piazze di Moleenbeek, quartiere vicino al centro di Bruxelles.

Ma la grande imputata, non tanto nel caso dei fratelli Abdeslam, ma di certo in alcuni episodi che hanno visto protagoniste anche donne, fortunatamente fermate prima di compiere qualche gesto eclatante è sempre stata la Grande Moschea di Bruxelles.

Una conferma del sospetto che circonda il principale edificio di culto islamico della capitale d’Europa, arriva con la revoca del permesso di soggiorno – comunicata alla stampa belga dal ministro per l’asilo e la politica migratoria, Theo Francken – nei confronti dell’Imam della moschea, Mohamed Galaye, considerato radicalizzato e praticante della versione più estrema del salafismo.

Il ministro ha anticipato che vi sarà un giro di vite ampio che riguarderà i flussi finanziari che arrivano dai Paesi arabi per il mantenimento e la costruzione di nuove moschee. Un segnale importante, destinato a dare seguito ad un vecchio rapporto dell’OCAM, l’organo di coordinamento del Governo belga, che da anni denunciava come idee particolarmente pericolose circolassero periodicamente nella predicazione tenuta dai diversi imam della moschea saudita.

Come la storia ricorda, l’edificio che oggi ospita il luogo di culto era nato come padiglione orientale per l’esposizione universale di Bruxelles del 1880. Nel 1967 il re Baldovino lo “regalò” all’Arabia Saudita e molti belgi considerano ancora oggi questo un atto di tradimento da parte del re.

La Grande Moschea di Bruxelles

Il quale  pensava di rafforzare i legami e soprattutto gli scambi petroliferi donando l’edificio, ormai in disuso, al re Faisal ben Abdelaziz, in occasione della sua visita in Belgio. Nel 1978 Baldovino e il nuovo re saudita Khaled inaugurarono il palazzo con il suo nuovo “titolo” di moschea, celebrando al contempo con soddisfazione la crescita della comunità musulmana a Bruxelles in quegli anni.

L’influenza dell’Arabia saudita sui fedeli islamici d’Europa è cominciata proprio così ed è andata avanti con finanziamenti ingenti e col controllo di molti predicatori. Questi spesso si sono formati a Riad, in base ad un’interpretazione wahabita del Corano. La moschea è nota anche per fornire consigli di vita e comportamento alle donne.

Due di loro, secondo un rapporto interno dell’OCAM, negli anni passati sono state fermate dalle forze dell’ordine che ne avevano scoperto l’intenzione di unirsi al Jihad e la disponibilità a compiere attentati dove fosse richiesto. Un nuovo e più attento monitoraggio su finanziamenti sauditi, legami con e fra i diversi predicatori che si alternano in città, nascita di moschee “mascherate” da garage in diversi quartieri della capitale d’Europa è dunque stato ritenuto indispensabile vista l’atmosfera pesante che si è creata in Belgio da alcuni anni.

PER APPROFONDIRE

https://www.counterextremism.com/countries/belgium

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