Lago di Gazivoda, tensione tra Serbia e Kosovo. Belgrado mobilita l’Esercito ma in poche ore tutto si placa

Belgrado. Una giornata di tensione tra la Serbia ed il Kosovo. Il Presidente serbo, Aleksandar Vucic, aveva ordinato alle Forze Armate del suo Paese di essere pronte ad intervenire. Sono state messe in stato di allerta anche tutte le unità della Polizia. L’ordine ero stato consegnato al capo dello Stato Maggiore dell’Esercito serbo, come ha riferito l’agenzia di stampa locale Tanjug.

Il Presidente serbo, Aleksandar Vucic

La decisione di Vucic è arrivata dopo quanto avvenuto nella parte sud-occidentale del Paese, dove circa una sessantina di uomini delle Forze speciali della Polizia kosovara (Rosu) hanno posizione vicino alla diga sul lago Gazivoda (Ujmani per gli albanesi del Kosovo) che ospita la centrale idroelettrica, in una zona a maggioranza serba.

Uomini dldl Forze Speciali del Kosovo

Il ministro dell’Interno serbo Nebojsa Stefanovic aveva spiegato che la Polizia era stata messa in stato di allerta anche perché, si diceva che i kosovari avevano arrestato dei serbi.

Il Governo di Pristina ha subito respinto le accuse di avere occupato l’area, aggiungendo poi che non c’è stato alcun arresto, come ha precisato il comandante locale della Polizia, Besim Hoti, aggiungendo che le Forze erano a Gazivoda per una “visita”. E, questo pomeriggio, le Forze speciali si sono ritirate. La visita alla quale ha fatto cenno il capo della Polizia era quella del Presidente kosovaro Hashim Thaci.

Il controllo del lago e delle sue strutture è, da tempo, oggetto di controversie tra Belgrado e Pristina. Gazivoda è il principale fornitore di acqua potabile per diversi comuni della regione e anche una centrale elettrica locale utilizza la risorsa idrica.

Il lago di Gazivoda

Il Kosovo ha dichiarato, unilateralmente, l’indipendenza dalla Serbia nel 2008 ed il riconoscimento della regione è oggetto di una grande disputa internazionale. E’ stato riconosciuto dagli Stati Uniti e da alcuni dei suoi alleati, tra cui l’Italia. Ma alcuni Paesi, tra cui Spagna, Cina e Russia si sono opposti.

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