L’eterno scontro tra greci e turchi ed una nave piattaforma della Saipem è “ostaggio” della politica di Ankara

Di Marco Pugliese

Nicosia. Una nave piattaforma (Saipem 12000) dell’Eni è in “ostaggio” della Turchia a Cipro ed il Presidente turco, Erdogan non le ha mandate a dire: “In loco ci sono interessi turchi e quest’atto è legittimo”.

La nave Saipem 12000

Davanti a questa situazione l’Italia come ha reagito? L’Eni, del resto, è “puro interesse nazionale”. La nostra posizione è attendista, si cerca una soluzione condivisa nel rispetto delle regole internazionali, degli interessi del Paese e dell’Eni, senza ovviamente dimenticare la regione cipriota coinvolta. Nell’Egeo intanto i greci dichiarano che “i turchi hanno speronato una nostra nave guardacoste”.

Insomma, l’eterno scontro tra greci e turchi si è spostato a Cipro, dove, il Presidente turco, vuole mettere mano al settore degli idrocarburi (giacimento scoperto da Eni e dato in licenza all’Italia dalla Cipro “greca”) e tener fuori portata sia l’Eni che il nostro Paese.

Erdogan ha fatto capire che non intende mediare. “Raccomandiamo alle compagnie straniere che operano al largo di Cipro – ha detto – di non fidarsi della parte greca e di non essere strumenti di iniziative che superano le loro forze”.

Il Presidente turco Erdogan

Il blocco nei confronti della nostra nave, quindi, continua. L’unità, secondo i ciprioti, resta confinata a 50 chilometri dal luogo previsto per le esplorazioni d’idrocarburi. L’Eni dal canto suo precisa con il proprio amministratore delegato, Claudio Descalzi che “non ci aspettavamo che accadesse perchè siamo assolutamente molto dentro l’Economic zone di Cipro”.

L’amministratore delegato dell’ENI, Claudio Descalzi

Tradotto significa che l’Eni ha la licenza e la concessione per proseguire le esplorazioni e che la Turchia con la propria azione sta di fatto andando oltre la propria giurisdizione.

Nelle ultime ore pare che la Marina Militare italiana stia procedendo verso il naviglio ma la notizia non è stata ancora confermata.

La domanda è: perché Erdogan mette sotto pressione l’Unione europea, l’Eni ed Italia? Dietro questa mossa audace quanto aggressiva si cela il tentativo di rientrare nella partita energetica mediterranea, affare da cui la Turchia è stata esclusa. Ci sono 11 mila miliardi di metri quadri di gas naturale e 1,7 miliardi di barili di petrolio nascosti sotto i fondali della parte più orientale del Mediterraneo: Egitto, Siria, Libano, Striscia di Gaza, Israele, Cipro e Turchia sono affacciati su questa hub naturale d’idrocarburi.

Giacimenti notevoli, visto che il tutto basterebbe a soddisfare i consumi dell’intera Terra per quasi tre anni. Eni ovviamente è tra le grandi protagoniste delle scoperte del Bacino energetico del Levante. Sia chiaro, quest’aspetto è puro interesse nazionale italiano da salvaguardare, terreno per duri e non per romantici.

Il gruppo italiano continua a cercare al largo dell’Egitto mentre partecipa a ben sei concessioni delle tredici in cui sono state divise le acque di Cipro – alcune con la francese Total ed una con la coreana Kogas – e ancora con Total e con la russa Novatek ha appena conquistato le prime licenze assegnate dal Libano, un vero colpaccio economico.

Insomma Eni è al top della gamma, di conseguenza lo è futuro energetico dei contribuenti italiani. In questo scenario è la Turchia a perderci, non possiede tecnologia avanzata per l’estrazione visto che Erdogan ha puntato su altro ed importa il 75% dell’energia che consuma ed il 40% di ciò che consuma arriva dal carbone.

Ankara, quindi, sembra il classico vaso di coccio e spera d’alzare la tensione con azioni spettacolari e dimostrative. L’Italia nelle prossime ore dovrà decidersi a presentare il conto ad Erdogan.

Non si può, in questo momento, rinunciare a dire la propria quando ad essere sotto attacco sono interessi nazionali cosi primari. La reazione italiana è stata spuntata ma Eni sembra aver preso in mano la delicata questione che è intrecciata politicamente al gasdotto (ora tornato nei cassetti) tra Turchia ed Israele, a Gerusalemme capitale ed a tutta la polveriera del Medio Oriente.

Unione europea, Eni ed Israele hanno deciso d’escludere i turchi, troppo squilibrati nelle scelte geopolitiche e danzanti tra più blocchi. Auguriamoci che non siano gli interessi energetici italiani a rimetterci in questo colossale braccio di ferro.

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