Libia, Wolfram Lacher, ricercatore dell’Istituto tedesco per gli Affari internazionali e la sicurezza a Le Monde: “Le rivalità tra le milizie favoriscono Haftar”

Parigi. Come porre freno agli scontri a Tripoli? Il quotidiano francese Le Monde si pone la domanda che rigira a Wolfram Lacher, ricercatore dell’Istituto tedesco per gli Affari internazionali e la sicurezza (Stiftung Wissenschaft und Politik, SWP; https://www.swp-berlin.org) , con sede a Berlino.

A giugno scorso con Alaa Al-Idrissi ha pubblicato uno studio per conto di Small Arms Survey, dal titolo “Capital of Militias”. La libro ricerca ha suscitato scalpore perché ha annunciato un futuro conflitto a Tripoli.

“La mediazione delle Nazioni Unite-  spiega – avanza rapidamente nell’affrontare il problema dei nuovi accordi di sicurezza a Tripoli. Ma questo non può avere successo, senza una ripresa dei negoziati politici, rimasti bloccati negli ultimi mesi a causa di un quadro istituzionale paralizzante”.

Milizie a Tripoli

“Per negoziare la fine dell’attuale conflitto a Tripoli – aggiunge Lacher – è necessario offrire agli stakeholder almeno la prospettiva di un processo negoziale. Ed, in questo contesto, gli attori militari sul campo dovranno essere più ampiamente rappresentati, rispetto a prima”.

Per il ricercatore tedesco se ci si limita a congelare le parti nelle loro posizioni, i combattimenti possono ricominciare molto rapidamente. “L’equilibrio del potere – sostiene – è a scapito delle milizie che difendono se stesse e gli aggressori, soprattutto dopo l’arrivo, il 2 settembre, di importanti forze dalla città di Misurata. Questi ancora non hanno combattuto. Chiedono che le milizie di Tripoli rinuncino al controllo delle istituzioni statali nel centro della città”.

Quando il “Governo di unità nazionale”, guidato da Fayez Al-Sarraj, nato con la mediazione delle Nazioni Unite (accordo del dicembre 2015 a Skhirat, in Marocco), si è trasferito a Tripoli nella primavera del 2016, ha messo “la sua sicurezza nelle mani di una manciata di miliziani che erano abbastanza furbi per accoglierlo”.
“A poco a poco – ricorda Wolfram Lacher – queste milizie hanno espulso gruppi armati rivali dalla capitale e consolidato il loro controllo sulla città. In parallelo, hanno infiltrato le istituzioni statali, al punto che questo Governo è diventato una semplice facciata per il potere di queste milizie. Hanno preso le risorse considerevoli dello Stato, trasformandosi in reti mafiose. Il controllo di quattro importanti milizie – Rada, Nawasi, Battaglione dei rivoluzionari di Tripoli e Ghaniwa – sul territorio della capitale ha dato vita ad un cartello che saccheggiava i fondi pubblici”.

E cosa si nasconde sotto il nome di 7^ Brigata? “Un’alleanza molto eterogenea.- risponde il ricercatore -. Al centro di essa c’è una milizia locale,  la Tarhuna controllata dai fratelli Kani e che vanta sostenitori soprattutto tra il gran numero di soldati delle Forze del vecchio regime che erano proprio di Tarhuna (in Tripolitania ndr)”.

Insomma, la 7^ Brigata sta cercando di dimostrare di essere “una forza regolare, anche se in realtà tale forza non esiste nella Libia di oggi”.

Invece, la vera forza di questa milizia locale sta nel fatto che i vari gruppi insoddisfatti della situazione di Tripoli si siano associati ad essa. Negli ultimi mesi, diversi gruppi armati provenienti da Misurata, che si erano opposti al Governo di “unità nazionale” si sono visti a Tarhuna per preparare l’assalto contro Tripoli, con un considerevole arsenale. Altri, espulsi da Tripoli, ricorda il ricercatore, si sono uniti ai fratelli Kani, che controllano la 7^ Brigata.

“Mentre questa alleanza ha lanciato la sua offensiva a Tripoli il 27 agosto – evidenzia Lacher – anche altre forze di Misurata e Zintan sono intervenute per attaccare le milizie del cartello. Ad esse si sono unite persino piccole unità fedeli a Khalifa Haftar. Tutte queste forze hanno colto l’opportunità di colpire la capitale. Stiamo parlando di un’alleanza opportunistica che riunisce i nemici di ieri e sicuramente esploderà in rivalità, una volta conquistata Tripoli”.

Alcuni gruppi di Misurata armati che si nascondono dietro la facciata della 7^ Brigata sono vicini alle correnti islamiste. “Ma i potenziali profittatori della situazione vanno ben oltre gli islamisti – prosegue il ricercatore tedesco -. Questo conflitto potrebbe permettere ad Haftar di prendere piede a Tripoli. La 7^ Brigata, ad esempio, è sempre stata attenta a non mostrare chiaramente la sua lealtà, sia al Governo di Tripoli che ad Haftar. Esistono anche dubbi sulla forza controllata da Emad Al-Trabelsi, di Zintan”.

Il Maggiore Trabelsi

Questi ha appoggiato prima Haftar per poi disertare per unirsi al Governo tripolino. Ed oggi Emad Al-Trabelsi è nella capitale.

“Le inevitabili rivalità tra gli attaccanti – conclude Lacher – dovrebbero permettere ad Haftar di avere alleati a Tripoli”.

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