Missioni di pace, 27 anni fa la tragedia di Podrute. Un Mig-21 jugoslavo abbattè un elicottero AB-205 della ECMM. Morirono 4 militari italiani ed un francese

Podrute (Croazia). Ventisette anni fa, il 7 gennaio 1992, sui cieli di Podrute (Croazia) un elicottero AB 205, con le insegne europee della Missione di monitoraggio della Comunità europea (ECMM), fu abbattuto da uno dei due Mig-21 dell’Aeronautica Militare jugoslava, decollati dopo avere ricevuto un allarme, dalla base aerea di Željava (Bihać – allora ancora Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina e parte integrante della Iugoslavia).

Una cerimonia in ricordo dell’eccidio del 1992

Ai comandi del MIG attaccante Emir Šišić. Sull’altro velivolo c’era Danijel Borović.

A bordo dell’elicottero c’erano quattro militari italiani ed un francese. Persero la vita il comandante Colonnello Enzo Venturini, il Sergente Maggiore Marco Matta, i Marescialli Capo Silvano Natale (meccanico) e Fiorenzo Ramacci (tecnico elettromeccanico) e il Tenente di Vascello francese Jean Luc Eichenne (osservatore per conto della missione). I militari italiani erano quasi tutti effettivi al 5° Reggimento Aviazione dell’Esercito Rigel di Casarsa Della Delizia (Pordenone), compreso l’elicottero AB- 205.

Tutti i componenti l’equipaggio, sono stati insigniti della
 Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.

Rimase coinvolto anche un altro elicottero dell’ALE (Aviazione leggera Esercito), che i MiG cercarono di abbattere, ma il pilota riuscì a evitare il fuoco iugoslavo ed ad atterrare indenne in una radura.

La missione degli elicotteri si svolgeva sotto l’egida della Comunità europea e con l’approvazione delle stesse autorità di Belgrado, per assicurare l’osservanza del “cessate il fuoco” stabilito dalla fine del 1991.

Alle ore 13.30 circa del 7 gennaio, i due elicotteri decollarono dalla pista della base aerea di Kaposvár in Ungheria salendo a 300 metri e procedendo in formazione. Avanti c’era l’AB-205, leggermente arretrato, più in basso e con rotta parallela l’AB-206.

Per precauzione sin dall’inizio della loro presenza in area, i piloti italiani sia durante i combattimenti che nelle fasi di tregua non sorvolarono mai le zone di fuoco ma le aggirano passando, quando possibile, sul territorio ungherese.

Venti minuti dopo, ad una coppia di MiG-21 del 117° Reggimento aviazione da caccia dell’Aeronautica militare federale iugoslava, in turno di scramble, venne dato il segnale di decollo immediato e la rotta per dirigere verso la zona dove volavano gli elicotteri dell’ECMM.

Nove minuti dopo, su autorizzazione della torre di controllo di Zagabria gli elicotteri presero quota passando da 900 ai 2.700 piedi (da 300 a 900 metri). I due MiG che volavano verso di loro erano decollati quando gli elicotteri erano, più o meno, a metà strada tra Kaposvar e Zagabria.

Alle 14.07 il pilota Emir Šišić, puntò con il suo Mig l’elicottero italiano e lo fece esplodere con un missile aria aria, uccidendone i passeggeri dell’elicottero.

Alla stessa ora, il Centro del controllo del traffico aereo di Zagabria ricevette il disperato triplice Mayday, lanciato dal Tenente Renato Barbafiera che pilotava l’AB-206.

Questa la sua testimonianza: “D’improvviso abbiamo sentito rumori e vibrazioni. Ho pensato ad un’avaria, ma subito dopo ho visto l’altro elicottero spezzarsi in due tronconi e precipitare”.

LA MISSIONE DI MONITORAGGIO DELLA COMUNITÀ EUROPEA (ECMM)

Tutto parte dalla fine degli anni ’70, quando la Repubblica Jugoslava, con capitale Belgrado, era composta da sei repubbliche: Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Macedonia e Montenegro.
La Yugoslavia è in definitiva, come un “mosaico” molto complesso, per stessa ammissione del Maresciallo Josef Broz Tito.

Il quale muore il 4 maggio 1980. Tito era riuscito a tenere unito questo “mosaico”, ma dopo il 4 maggio nel Paese scoppia una conflittualità interna che porta allo scatenarsi di conflitti mai sopiti.

A questo punto, siamo nell’estate del 1991, la Comunità economica europea decise di dislocare, in Jugoslavia, propri rappresentanti, con il compito di monitorare il ritiro delle truppe federali dalla Slovenia e dalla Croazia e di stabilire tutti i contatti che potessero favorire iniziative di pace.

Il 15 luglio fu inviato in Croazia, su disposizione della stessa Comunità, un contingente composto da militari con il compito di monitorare il rispetto degli accordi firmati il 7 luglio a Brioni.

A questa missione che fu chiamata “EUROPEAN COMUNITY MONITOR MISSION (ECMM)” parteciparono, a rotazione, i 12 Paesi membri della Comunità Europea.
Tutti i componenti la missione erano disarmati.

Il 1° ottobre 1991, 2 elicotteri AB-206 ed 1 elicottero AB-205, dipinti di bianco, con le insegne della ECMM, decollarono dalla base di Udine-Campoformido, e dopo una breve sosta a Ronchi per il disbrigo delle pratiche doganali, raggiunsero Zagabria.

L’immagine dei componenti del team

Il team era composto dal Colonnello Enzo Venturini, comandante e pilota dell’AB-205, Maggiore Ilio Venuti, vice comandante pilota dello stesso velivolo, Capitano Dionigi Loria, ufficiale tecnico, Capitano Domenico Barbagallo, pilota dell’AB-206, Tenente Renato Barbafiera, pilota dello stesso elicottero, Maresciallo Ordinario Sandro Tombolesi, pilota del 206, Sergente Maggiore Alessandro Muzii, anche lui pilota del 206, Sergente Maggiore William Paolucci, pilota del 206, Sergente Maggiore Marco Matta, pilota del 205, Maresciallo Maggiore Mario Cardassi, tecnico meccanico, Maresciallo Capo Silvio Di Bernardo, tecnico meccanico, Maresciallo Capo Silvano Natale, tecnico meccanico, Maresciallo Capo Nicola Villani, tecnico elettricista, Maresciallo Capo Fiorenzo Ramacci, tecnico elettricista, Maresciallo Maggiore Rosario Marra, tecnico elettromeccanicoa, Sergente Maggiore Oreste Di Gennaro, tecnico elettromeccanico, Sergente Maggiore Francesco Occhipinti(RBM), il Maresciallo Capo, Francesco Raucci, e Maresciallo Vincenzo Santonastaso, marconisti.

Si parte per una missione

Già il giorno successivo iniziano le prime missioni in situazioni rischiose.
I

l 4 ottobre il team riceve un task: missione di monitoraggio, in territorio croato.

L’elicottero EC 291 (AB 205) con Venuti, Matta, Villani e sette osservatori a bordo, mentre sta sorvolando l’aeroporto di Rijeka (Fiume) per dirigersi all’atterraggio, fu intercettato dal fuoco di una contraerea.

Fortunatamente solo due proiettili colpirono il velivolo che riuscì ad atterrare, senza alcun danno all’equipaggio.

Quella stessa sera arrivò la notizia che i croati avevano “risparmiato” loro un SAM-7 (missile terra-aria) a cui era già stata tolta la sicura.

Si può dire che fu un “battesimo” veramente del fuoco. La missione, se a prima vista, sembrava molto diplomatica, in verità aveva qualcosa in più: azioni prettamente militari.

Infatti, nei giorni successivi la situazione si rivelò molto pericolosa nell’area circostante Zagabria.

E così gli elicotteri furono dislocati nei pressi di Lubiana (Slovenia).

Il 26 ottobre fu effettuato il primo trasporto aereo di osservatori della missione a Belgrado.

L’AB- 205, con Venuti, Matta e Di Gennaro fu il primo elicottero della missione, ad atterrare nella capitale jugoslava. In serata rientrò, senza nessun problema, a Lubiana.

Il 27 ottobre, lo stesso velivolo ridecollò. A bordo Venturini, Matta e Ramacci. Destinazione: Sarajevo.

La situazione della sicurezza sembrava stare migliorando e così fu deciso di spostare, per i primi giorni di gennaio 1992, il team su Zagabria.

Il 2 gennaio 1992, dall’aeroporto di Lubiana l’AB-205 decollò per Belgrado e Sarajevo. A bordo Venturini, Matta e Natale. Rientro previsto: 4 gennaio, a Zagabria.

Ma un guasto meccanico mentre l’elicottero volava su Sarajevo, rese necessario l’invio di un AB-206 con a bordo il tecnico Ramacci ex il materiale necessario alla riparazione.

Il giorno dell’Epifania entrambi gli elicotteri decollarono alla volta di Belgrado.
Nello stesso giorno, l’Hely-team completò il trasferimento a Zagabria.

Il 7 gennaio, giorno della tragedia nei cieli croati, i piloti presentarono al Controllo del Traffico aereo di Belgrado un piano di volo per il rientro a Zagabria, transitando per Kaposvar, (Ungheria).

I sorvoli dell’Ungheria, durante voli di trasferimento, erano stati regolarmente concessi per evitare di passare, senza motivo, in zone ritenute pericolose.

Il decollo da Belgrado, avvenne alle 10. Le condizioni meteo erano date ottime lungo la rotta.

Alle ore 12.10 i due elicotteri atterrarono, senza problemi, all’aeroporto ungherese.

Gli equipaggi rimasero al suolo fino alle 13.25, poi ripartirono diretti a Zagabria, dove si dovevano unire alla Sezione elicotteri, che in quei giorni si era trasferita da Lubiana.

Tutto sembrava normale, fin quando quel maledetto missile aria-aria, a guida laser, capace di puntare su fonti di calore, sparato dal Mig 21, colpì direttamente l’AB 205.

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