NAFTA, verrà rivisto domani il nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti, Canada e Messico

Di Pierpaolo Piras

Washington. Lunedì scorso, in un comunicato dallo studio ovale della Casa Bianca, il Presidente Donald Trump ha annunciato di aver raggiunto un accordo bilaterale con Enrique Peña Nieto, Presidente del Messico, per rettificare i termini economici più importanti del rapporto di libero scambio nord-americano.

Il Presidente messicano Enrique Peña Nieto

Milioni di posti di lavoro in quest’ultimo Paese dipendono dagli scambi commerciali con gli Stati Uniti ed il Canada.

Con i consueti toni ultimativi, il tycoon ha invitato, inoltre, il Canada ad aggiungersi in tempi rapidi , evitando così di non incorrere in ulteriori dazi, applicati sulle auto.

Il clima politico è quello di un superamento dell’intesa nota come NAFTA (North American Free Trade Agreement) firmata il 1°gennaio 1994, che determina le regole di libero scambio commerciale fra USA, Canada e Messico. Un accordo storicamente molto contestato per la disoccupazione creata sulla categoria , protetta da Trump, dei ranghi più bassi dei lavoratori USA, gli workers .

The Donald ha contestato apertamente il NAFTA ritenendolo come “il peggiore affare del XX secolo”, contestandone persino il nome.

Secondo le nuove regole, almeno il 75% (anziché il 62,5%) di un’automobile dovrà essere costruita con parti provenienti dal Nord-America ed il 40-45% di un’auto dovrà essere fatta da lavoratori che guadagnano almeno 16 dollari all’ora.

A questo si è aggiunta la possibilità di estendere la validità del patto fino a 16 anni, procurando alle aziende maggiori certezze sulla pianificazione economica degli investimenti.

Altre norme prevedono una maggiore tutela della proprietà intellettuale, dei segreti aziendali e commerciali e sul commercio del legname e prodotti ittici.

La risposta canadese non si è fatta attendere. All’indomani, martedì, Chrystia Freeland, ministro degli Esteri di Ottawa, interrompendo una visita ufficiale in Europa, si è recata a Washington per evitare che il nuovo patto col Messico procedesse senza il Canada. Le sue parole sono state subito ottimistiche, dicendo: “siamo incoraggiati dai progressi compiuti dagli Stati Uniti e dal Messico, in particolare su auto e manodopera” .

Chrystia Freeland, ministro degli Esteri canadese

In realtà il Canada ha scarsità di scelta. Nei quasi 25 anni di NAFTA, vari gruppi industriali, specie quelli automobilistici ed alimentari, dispongono di efficienti linee di produzione e commercio, collaudate e estesamente intrecciate in tutto il Nord America,che tutto avrebbero da perdere da una loro frammentazione. Non ultimo, il 75% degli scambi commerciali canadesi sono verso gli Stati Uniti.

Il Governo di Ottawa percepisce questa urgenza e sembra proprio disposto a firmare entro domani, limite posto da Trump.

L’aggressività del Presidente americano, come di solito, sembra essere soltanto una tattica negoziale, anche se la compulsività (che talvolta sembra premeditata) che lo caratterizza, invita a non trarre troppe conclusioni.

Egli sa bene che ogni nuovo accordo dovrebbe, comunque sia, passare attraverso l’approvazione del Parlamento USA, comprendendo i voti dei parlamentari repubblicani, alcuni dei quali hanno criticato non poco alcuni dei ritocchi più salienti dell’originario accordo NAFTA.

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