New York, 11 settembre 2001 l’Odissea nel terrore

Di Marco Pugliese

New York. Era una mattina limpida di settembre, un martedi privo di nuvole. Una giornata settembrina che ricordava l’estate.

L’attacco alel Tori Gemelle di New York

Il primo schianto ruppe il cielo azzurro di fumo nero. Mentre ancora, in diretta televisiva in tutto il mondo ci si interrogava su cosa fosse successo, il secondo schianto.

Ai più sembrò di assistere ad un film apocalittico, uno dei tanti girati proprio in Usa. New York devastata nel suo cuore apparve su qualsiasi televisore del globo. Attimi di terrore anche in Europa. Ad un certo punto girò la voce che altri aerei fossero dirottati verso il Vecchio Continente.

Voce infondata, ma altri due aerei si schiantarono, uno sul Pentagono e l’altro nei pressi di un bosco in Pennsylvania, probabilmente, teatro di una ribellione dei passeggeri verso i terroristi.

Irruppe come una macabra star dell’orrore Osama Bin Laden (saudita cresciuto in Occidente, colto, esteticamente affascinante, un leader creato per piacere a certe latitudini), personaggio notissimo ai Servizi segreti di mezzo mondo, meno al grande pubblico.

Osama Bin Laden in un discorso televisivo

 

Le vittime furono quasi tremila, di molti non rimase nulla, neanche un capello. Bin Laden fu il primo uomo a graffiare in viso gli Usa, il primo ad organizzare una missione di vera guerra sul suolo americano, dopo le lontanissime guerre d’Indipendenza.

Quell’uomo mise in scacco l’America per qualche ora, costringendo il Presidente George W. Bush a salire sull’aereo presidenziale in pino stile “Independence Day”. Bin Laden fece un qualcosa di unico.

In passato Germania e Giappone ci provarono ad attaccare gli Usa senza successo. Ci provarono anche italiani della X Mas, organizzando un assalto al porto di New York mai poi non effettuato per motivi logistici.

Nel 2001 invece, fu violato il mito dell’invincibilità degli Stati Uniti. Militarmente fu uno smacco. A causa di un’esercitazione sulla costa Est erano disponibili solo quattro caccia per intercettare gli aerei pilotati dai terroristi.

Furono ore difficili, in cui molti pensarono ad una ritorsione nucleare di Bush verso Iran, Iraq, Libia o Afghanistan.

Gli attacchi dell’11 settembre furono il risultato degli obiettivi dichiarati da al-Qa’ida, così come furono formulati nella fatwā emessa da Osama bin Laden, Ayman al-Zawahiri, Abū Yāsir Rifāʿī Ahmad Ṭāhā, Mir Hamzae Fazlur Rahman, la quale dichiarava che fosse “dovere di ogni musulmano […] uccidere gli americani in qualunque luogo”.

Ma se i militari Usa misero l’Afghanistan nel mirino ed ad ottobre attaccarono a tutta forza, accusando i Talebani d’aver nascosto e protetto Bin Laden, la gente comune di mezzo mondo rimase con un senso di vuoto, impotente e confusa.

Il mondo non fu più lo stesso. Da quel momento si respirò aria di scontro e si rischiò fortemente lo scontro di Civiltà. Il senso comune mutò, la paura fu l’arma più potente in mano a Bin Laden, a detonazione lenta che pervase le democrazie occidentali, che da quel momento si sentirono sotto tiro.

Bin Laden vinse due volte. Spazzò via gli anni’ 90, quelli dei libri che indicavano un futuro cooperativo, pacifico e post Guerra Fredda.

Le conseguenze militari di quella mattina furono la guerra in Afghanistan (in corso) e quella in Iraq. Oltre a ciò Bin Laden divenne l’obiettivo militare numero uno.

Bush promise la cattura, ma fu poi l’amministrazione Obama ad autorizzare la “missione Geronimo” che pose fine alla vita del terrorista. Alle ore 1:09 del 2 maggio 2011, data ed ora del fuso orario del Pakistan, un plotone di 24 assaltatori appartenenti all’Unità anti-terrorismo DEVGRU dei Navy SEAL (i corpi speciali della Marina degli Stati Uniti) con l’appoggio della Special Activities Division della CIA, condusse un’operazione militare ad Abbottabad, vicino ad Islamabad, presso una palazzina indipendente del leader di al-Qāʿida, individuato grazie ad un’azione di spionaggio condotta fin dall’agosto del 2010.

Rob O’Neill, il Navy Seal che uccise Bin Laden

Osama fu ucciso in un assalto. Dopo praticamente dieci anni il cerchio intorno al leader islamista si chiuse, in mezzo guerre e morte.

Guerre che ancora continuano e che lo Stato Islamico ha preso in “eredità” in certe zone del pianeta. Nonostante l’uccisione dell’uomo che cambiò (in peggio) il nostro modo di vivere il senso di paura non è scomparso. Anzi, nel 2015-2016 in Francia ed in Belgio abbiamo vissuto momenti simili.

Nel 2017 in Gran Bretagna e Spagna. Le vittime sempre loro, i civili, martoriati quanto innocenti. La scia di morte che si porta dietro quest’ Odissea iniziata nel 2001 non è ancora terminata.

Lo Stato Islamico infatti non è ancora completamente sconfitto ed ha lasciato in eredità moltissimi combattenti, ora silenti e mimetizzati, dotati di una feroce voglia di riscatto ed emulazione dell’uomo, un mito tra quelle fila, in grado di far tremare gli Usa.

Iniziò tutto quel giorno che come oggi era assolato e caldo, un martedi settembrino nostalgico dell’estate.

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