Ucraina, a Pervomaisk la base nucleare russa della Guerra Fredda

di Enrico Maria Ferrari

Kiev. La base sovietica con i missili nucleari, parte del 46° Reggimento “Rivoluzione d’Ottobre”, è situata in un pacifico scenario di infiniti campi coltivati a mais a girasoli. Nel mezzo dell’Ucraina, a metà strada tra Kiev e Odessa, Pervomaisk ovviamente non esisteva sulle mappe all’epoca dell’URSS: il sito era segretissimo e irraggiungibile, chi ci lavorava, personale che arrivava da tutta l’Unione Sovietica, era sottoposto a segretezza estrema.

Persino oggi che la base missilistica è diventata un museo aperto al pubblico, Il museo missilistico delle Forze strategiche, trovarla non è semplice, e dall’esterno nulla fa pensare che sottoterra ci potesse essere un complesso in grado di lanciare missili nucleari per distruggere decine di località nell’Occidente.
Quando l’Unione Sovietica crollò, nel 1991, 46 missili nucleari a testata multipla (ognuno poteva colpire dieci bersagli diversi) erano ancora presenti nella base, l’Ucraina (“il granaio d’Europa”) aveva ereditato il terzo più grande arsenale di armi nucleari al mondo, dopo Russia e USA.

Dal 1994 una serie di trattati internazionali hanno consentito la riduzione degli arsenali e lo smantellamento delle bassi missilistiche; nel 1996 l’Ucraina ha trasferito tutte le sue testate nucleari in Russia e nel 2002 tutti i bombardieri strategici sul territorio ucraino sono stati rimossi, trasferiti o riconvertiti in usi non militari. I missili balistici intercontinentali (ICBM), sono stati distrutti: in generale, l’Ucraina ha ricevuto più di 500 milioni di dollari in finanziamenti connessi allo smantellamento dell’arsenale nucleare.

La base è diventata quindi un museo, anche se con alcune restrizioni in corso: chi ci lavora fa parte ancora dell’ex personale in attività ai tempi dei missili nucleari e non può ad esempio rispondere a tutte le domande, non può cambiare lavoro per un certo numero di anni e soprattutto deve mantenere in ordine e in funzione parte della base perché sia sempre ispezionabile, secondo gli accordi internazionali.
All’esterno la base si presenta come un piccolo complesso di casette ad un piano, poco più che baracche, protette da un modesto cancello: in realtà, ai tempi dell’URSS, la base era circondata da un doppio recinto elettrificato e da sistemi automatici di sparo contro qualsiasi intrusione. La mimetizzazione dall’esterno, comunque, è sempre stata il punto di forza di una base di questo tipo.

All’esterno della base si vedono solo alcuni piccoli edifici anonimi che in realtà nascondono gli accessi sotterranei

Oggi nel cortile della base è presente una impressionante esposizione di armi e missili dell’epoca della guerra fredda: il pezzo forte è un missile nucleare SS-18 (nome NATO “Satan”), un mostro di oltre 30 metri, con testate nucleari multiple da 18 a 25 megatoni ed una autonomia di 6 mila chilometri.

Il missile strategico nucleare “Satan”. Le persone danno la scala della grandezza

Ma è sottoterra che la base riserva la sua parte migliore ed impressionante. Erano, infatti, ben nascoste le infrastrutture di comando e lancio dei missili nucleari, tutte collegate da tunnel sotterranei, blindate con muri spessi svariati metri di acciaio e calcestruzzo, e dotate di sistemi autonomi di aerazione e rifornimento idrico: tutto era stato studiato per resistere e rispondere ad un attacco diretto di una bomba atomica.
I passaggi sotterranei si snodano per circa 150 metri e sono situati a tre metri di profondità. Il posto di comando unificato è una capsula cilindrica di metallo di 12 piani, alta 33 metri, del diametro di circa 3 metri e pesante 125 tonnellate: è alloggiata in un silo sotterraneo come quello che conteneva i missili nucleari.

i passaggi sotterranei della base

Il silo è quindi profondo poco meno di 40 metri, e la capsula era appesa dentro al silo attraverso sistemi di sospensione che ne avrebbero garantito la salvezza in caso di attacco nucleare diretto. La capsula ha i primi due piani, partendo dall’alto, dedicati a contenere i generatori diesel, e scendendo man mano si trovano tutte le altre attrezzature di controllo e comando.

L’11°piano, sul fondo della capsula, contiene la famosa stanza dei bottoni, da dove due ufficiali erano in grado di lanciare i missili, seguendo una complicata procedura contemporanea per evitare di scatenare l’Apocalisse per sbaglio.
Il 12° piano sotterraneo contiene tre piccoli lettini ed un bagno ed era riservata al riposo del personale: questo era in allerta permanente e si alternava in 4 turni giornalieri, entrando ed uscendo dalla capsula attraverso delle doppie porte blindate collegate ai corridoi sotterranei: un montacarichi interno consentiva di spostarsi lungo i piani della capsula, collegati comunque da all’interno anche da strette scalette.

Un ex ufficiale della base spiega lo spaccato del centro di comando sotterraneo di 12 piani

La stanza dei bottoni: da questa console situata nel la capsula di comando sotterranea era possibile lanciare un attacco nucleare

L’intercapdine fra la capsula di comando e la parete del silo che la contiene evidenzia i sistemi di sospensione per tenere la capsula isolata in caso di attacco

Il compartimento con l’alloggio, estremamente spartano, del personale presente nel posto di comando sotterraneo

Il silo di contenimento del missile vero e proprio è una costruzione situata nell’area della base a un centinaio di metri dal posto di comando, tutto era stato studiato perché resistesse ad un attacco diretto e fosse in grado successivamente di sparare il missile.Il silo, profondo e rinforzato come il posto di comando, aveva uno portello di chiusura blindato pesante 120 tonnellate, che veniva alzato in pochi secondi grazie a dei martinetti idraulici. Oggi il silo presenta ancora il portello originale in posizione semiaperta, ma dopo 6 metri di profondità è totalmente riempito di terra e cemento secondo quanto stabilito dagli accordi di disarmo.

Il portello di accesso al silo del missile nucleare

Il portello di accesso al silo profondo 40 metri del missile nucleare: una volta chiuso, a filo col terreno, proteggeva e nascondeva il missile

All’esterno, disseminati lungo i prati della base, ci sono in esposizione numerosi veicoli militari tra cui dei giganteschi camion “lanciatori”, che erano in grado di trasportare ovunque i missili balistici nucleari e lanciarli da qualsiasi posto.
Chiude l’esposizione un negozietto, un po’ triste, di memorabilia sovietica, dove per davvero pochi euro si possono comprare oggetti e ricordi di un’epoca spaventosa, che oggi è diventata solo parte di un business turistico.

Un gigantesco camion sovietico modificato per trasportare i missili nucleari

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