Spagna, sugli attentati dell’11 marzo 2004 una ricerca approfondita sul ruolo del jihadismo nel Paese iberico

Madrid. La Spagna a 15 anni dagli attentati dell’11 marzo 2004 che sconvolsero la sua capitale, Madrid, si interroga sul futuro del jihadismo. E lo fa con una pubblicazione del Centro di ricerca “Real Instituto Elcano” ed il suo Programma sulla radicalizzazione violenta ed il terrorismo globale.

Un’immagine dell’attentato a Madrid dell’11 marzo 2004

La ricerca parte sui dati dei jihadisti condannati o morti nel Paese iberico tra il 2004 ed il 2008 ed esplora le caratteristiche sociali i processi di radicalizzazione ed i coinvolgimenti di 215 terroristi, 200 dei quali sono stati condannati in tutti questi anni. E una quindicina sono rimasti uccisi.

I jihadisti si considerano, come si sa, dei buoni musulmani e condividono una visione fondamentalista e bellicosa dell’Islam.

La rete dell’11 marzo era composta da una trentina di persone, la maggior parte erano marocchine. Ed era in stretto contatto con il vertice di al-Qaeda grazie al marocchino Amer Azizi.

Questo eminente membro della cellula, guidata da Abu Dahdah, era in Iran quando il gruppo fu smantellato. I suoi precedenti legami gli permisero di entrare, poco dopo in Pakistan, a far parte del vertice al-Qaeda.

Abu Dahdah a processo

Era stato colui che aveva dato le istruzioni per costituire il nucleo iniziale della rete 11 marzo ed era stato vice capo delle operazioni esterne di al-Qaeda, quando ci fu l’attacco ai treni dei pendolari.

Tra il 1995 e il 2003 erano detenuti nelle carceri spagnole poco più di un centinaio di terroristi, legati al jihadismo. La media annuale dei jihadisti in carcere era di 12 anni, nei nove anni precedenti gli attacchi dell’11 marzo.

Tra 2004 ed il 2011, quando si è conclusa la seconda fase del jihadismo globale, il numero dei detenuti aveva superato le 460 unità, salendo a 58 rispetto alla media annuale. Il Codice penale non è stato riformato, sui reati di terrorismo se non alla fine del 2010.

Il libro dell’Elbano intende focalizzare l’attenzione su una serie di variabili che, nel tempo, spiegano i processi di radicalizzazione jihadista e si concentra sui vari modelli osservati nel coinvolgimento individuale e collettivo nelle attività di terrorismo.

La ricerca si chiude con un breve capitolo conclusivo in cui vengono sottolineati i principali cambiamenti recenti del jihadismo in Spagna.

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