SPECIALE CONFERENZA NAZIONALE SICUREZZA E LEGALITA’. Parla Nunzia Ciardi, direttore della Polizia delle Comunicazioni: “Non si può lasciare la cyber security in mano ai tecnici. Oggi il mondo si muove su una trama digitale”

Napoli. Nel nostro Paese a vigilare sul cyber crime c’è anche la Polizia di Stato. Report Difesa ha intervistato Nunzia Ciardi, direttore della Polizia Postale e delle Comunicazioni, a margine della Conferenza nazionale su Sicurezza e Legalità, organizzata dalla Regione Campania, dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e dall’Eurispes e tenutasi a Napoli nei giorni scorsi.

Nunzia Ciardi, direttore della Polizia delle Comunicazioni

Dottoressa Ciardi, quali sono le principali criticità che riscontrate in questo settore?

Parlare di criticità è complesso. Il mondo cyber che, per una serie di aspetti, ci espone a molteplici rischi. I quali sono declinati a seconda dell’aspetto. Non possiamo più lasciare una sicurezza cyber ai tecnici. Il mondo, oggi, si muove su una trama digitale. Tutti i principali rapporti, economici, industriali, personali, criminali, si muovono in questo enorme complesso mondo digitalizzato. Tutte le opportunità positive che vengono offerte hanno anche il loro contrappeso in opportunità criminali. Di diverso tipo.

Come ad esempio?

Parliamo di attori statuali, di guerra delle informazioni, di disinformazione, di criminalità economica, di terrorismo on line. Si tratta di una serie di aspetti che vanno presi in considerazione e che quindi meritano molta attenzione.

Anche le aziende hanno capito il problema e si stanno mettendo in condizione, in caso di un attacco cibernetico di rispondere?

Le aziende stanno facendo investimenti mirati. Soprattutto quelle più grandi cominciano a ragionare in termini di cyber sicurezza, come ad un investimento e non come ad un costo. Il problema è che, come detto, questo tipo di investimenti lo stanno facendo solo le grandi. Esiste però tutto un universo di piccole e medie aziende, nelle quali c’è da una parte una scarsa consapevolezza e dall’altra sono poche le risorse economiche. In questo mondo, attaccare è molto facile ed è alla portata di tutti, mentre difendersi richiede investimenti economici importanti. Non tutte le aziende se lo possono permettere né tutte sviluppano una consapevolezza tale che gli consenta di intravedere nelle risorse da investire un’opportunità futura. Tutto questo rende più fragile l’ecosistema digitale.

Perchè?

Perchè se anche una grande azienda investe molto in sicurezza poi sconta l’insicurezza dell’ecosistema, nel quale si muove.

Parlando di terrorismo che opera nel Web, cosa hanno prodotto le vostre indagini?

Facciamo continuamente indagini sul terrorismo, così come sull’attivismo dei gruppi politici. La Rete è indubbiamente un mezzo che viene utilizzato, in modo anche molto professionale, dalle organizzazioni terroristiche che dalle formazioni antagoniste. Non si può prescindere, oramai, da un’indagine vera e propria sul Web con strumenti altamente qualificati e con indagini di estrema complessità tecnica, le quali sono le uniche che ci consentono di investigare questo mondo che si muove molto e molto bene nella Rete.

Un operatore della Polizia delle Comunicazioni al lavoro

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