Terrorismo internazionale, il Carabinieri arrestano un presunto jihadista marocchino. Pesanti le accuse

Torino.Carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP (Giudice Indagini Preliminari) presso il Tribunale di Torino nei confronti del cittadino marocchino Mouner El Aoual, 29 anni, ritenuto gravemente indiziato dei reati di associazione finalizzata al terrorismo internazionale e di istigazione a delinquere ed apologia di reato aggravati.

I Carabinieri del ROS arrestano presunto jihadista marocchino. Molto gravi le accuse

Il provvedimento scaturisce dagli elementi raccolti nell’ambito delle attività condotte dal ROS dei Carabinieri, nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica torinese.

“Nel contesto delle attività di prevenzione e contrasto del fenomeno dei cosiddetti foreign fighters e lone wolves – spiega in una nota il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino, Armando Spataro -, a settembre 2016 era stato individuato un internauta residente in Italia che, utilizzando il nickname Salah Deen sul social network Facebook, aveva condiviso immagini di propaganda jihadista di difficile reperibilità, elemento che indicava il potenziale inserimento dell’utente nell’organizzazione terroristica ISIS”.

Per identificare chi ci fosse dietro Salah Deen, nell’ambito di una cooperazione internazionale di polizia, il Federal Bureau of Investigation (FBI) statunitense aveva riferito ai colleghi italiani alcune informazioni a proposito di un soggetto attivo in una chat room sul social network Zello con il nickname “ibn dawla7” (“figlio dello Stato”, inteso come Stato Islamico).

Mouner Al Aoual, il presunto jihadista arrestato dai Carabinieri

“In particolare, come sarebbe meglio emerso in seguito – aggiunge il Procuratore di Torino – lo stesso era tra gli amministratori di un canale chat tematico denominato Lo Stato del Califfato Islamico e, localizzato in Italia, aveva esternato la volontà di pianificare un attentato terroristico nel nostro Paese ed era alla ricerca di altri sodali per la sua realizzazione”.

Lo sviluppo delle informazioni raccolte dagli inquirenti hanno permesso di localizzare l’indagato presso il capoluogo piemontese e di avviare un’intensa attività indagine, inizialmente coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma. E poi trasmessa, per competenza territoriale, alla Procura della Repubblica di Torino.

“Il marocchino, immigrato irregolare in Italia dal 2008 – riferisce il magistrato – era riuscito a conquistarsi la fiducia di due italiani S.M. e F.G., madre e figlio, tanto da farsi ospitare per nove anni e da essere da loro considerato quasi alla stregua di un figlio adottivo”. Grazie a questa sistemazione ed adottando tutte le cautele suggerite nella pubblicistica diffusa dallo Stato Islamico per i mujaheddine in Europa, il presunto jihadista si era garantito, nel tempo la massima copertura. In particolare, sostiene l’accusa, avrebbe utilizzato utenze telefoniche intestate a terze persone italiane (tra cui quelle dei propri ospiti) riuscendo “così a non destare sospetti circa le sue reali intenzioni, nemmeno nei predetti ospitanti, ancorché costoro ne conoscessero l’orientamento ideologico di tipo radicale”.

Dalle intercettazioni anche telematiche messe in atto dai Carabinieri del ROS, era poi emerso che El Aoual era tra gli amministratori di alcune chatroom dell’applicativo “Zello”, una delle quali denominata appunto “Lo Stato del Califfato Islamico”, nelle quali, aggiunge il Procuratore Spataro “promuoveva l’ideologia dell’IS (Islamic State), affermava di essere il portavoce dell’organizzazione terroristica e di aver giurato fedeltà al suo emiro, Abu Bakr Al-Baghdad, divulgava le notizie dell’agenzia “Amaq”, organo di stampa ufficiale di Stato Islamico”.

In particolare, a febbraio, si era rivolto agli altri membri del gruppo dicendo: “Evviva Abu Bakr Al Baghdadi, io giuro fedeltà a lui in tutte le situazioni. Lui è il mio Califfo, perchè se lo è meritato. Io ho giurato fedeltà a lui con tutto me stesso”, fornendo così ulteriore conferma di aver prestato giuramento allo Stato Islamico. “Inoltre – prosegue la nota del magistrato – diffondeva consigli indirizzati dall’IS ai lupi solitari ed ai foreign terrorist fighters, pubblicava materiale su tecniche di combattimento, di assassinio, di depistaggio dei controlli delle forze di polizia e sui comportamenti da tenere nei Paesi occidentali per diventare invisibili, giustificava, inneggiava e approvava gli attentati recentemente commessi in Germania, Svezia e Francia, istigava a compiere attentati contro i miscredenti”

Il canale Zello conta attualmente moltissimi sottoscrittori, prosegue l’accusa della Procura torinese, che possono “liberamente fare ingresso nel gruppo, fruire dei contenuti di matrice jihadista, ascoltare le notizie sullo Stato Islamico diffuse all’interno del canale, partecipando al processo di radicalizzazione. I nuovi membri, però, possono intervenire attivamente nelle conversazioni solo a seguito della pronuncia di uno specifico atto di giuramento di fedeltà, che cita testualmente: “Allah benedica il Profeta Muhammad, pace e benedizione su di lui, i nostri signori Abu Bakr, Otmane, Omar, Alì e la madre di tutti i credenti Aisha”.

Il canale permette inoltre di accedere a materiali di propaganda, come documenti e libri, direttamente diffusi da organi del Califfato ufficiali, a ciò preposti, come Al-Wafa’ o l’agenzia Amaq e poi condivisi. Tra i documenti pubblicati ci sono  “Disposizioni sull’omicidio di volontari e servi del Cristianesimo”, che contiene citazioni della rivista “Rumiyah” circa l’uccisione di preti cristiani o “Dal potere al potere”, a sostegno dell’IS o ancora “Lo stato islamico e il suo Califfato moderno”.

Nel corso dell’indagine Mouner El Aoual ha più volte invitato “fedeli musulmani ad unirsi allo Stato Islamico, facendo di esso e delle relative azioni criminali concreta apologia”. Come, ad esempio, aggiunge Spataro “quando ha scritto noi vogliamo Medina, Mecca, Gerusalemme, la Casa Bianca e Roma, con il permesso di Allah ma non soltanto Siria, augurandosi che gli eventuali traditori siano messi nello spiedino del kebab e dati ai cani  dopo averli arrostiti, invitando i fratelli a fare il jihad sgozzandoli con un coltello bruciandoli e facendoli a pezzi e rendendo le loro vite impossibili, dando agli stessi mujaheddin consigli come ad esempio taglia la testa del Kafir (miscredente ndr), brucialo, annegalo, colpiscilo con il coltello, fallo esplodere, fai quello che vuoi, il sangue del Kafir non è Halal (puro ndr)”.

Diversi sono infine i manuali di combattimento e di propaganda jihadista condivisi in rete e/o visionati dall’utente, grazie ai quali l’ISIS riesce a garantirsi il forte impatto mediatico voluto, utile a reclutare i soggetti più malleabili. Tra i materiali condivisi più di recente anche un video nel quale viene mostrato al “nuovo jihadista” come uccidere i miscredenti con i coltelli, come avvicinarli e sorprenderli, nonché come fabbricare esplosivi rudimentali.

Circa l’importanza del ruolo assunto dall’indagato nell’ISIS, il Giudice per le indagini preliminari nel provvedimento cautelare, scrive ancora Spataro nel suo comunicato: “All’interno di un’organizzazione particolarmente frastagliata ed articolata in tutto il mondo come Daesh, spesso sostenuta da elementi singoli che non hanno veri e propri legami con l’apparato direttivo centrale, la presenza di un promotore qualificato (portavoce ufficiale dello Stato islamico) responsabile della propaganda e del proselitismo ed in grado di condividere fonti ed informazioni ufficiali ed aggiornate, è fondamentale e di importanza (rispetto al perseguimento dei fini dell’organizzazione terroristica) pari a quella di un combattente, figura peraltro dall’indagato costantemente evocata e proposta (anche per se stesso) in termini positivi ed eroici”.

Infine, nel valutare il pericolo di reiterazione del reato, lo stesso Giudice ha affermato che “in conclusione si tratta di un soggetto estremamente pericoloso, che sta attualmente svolgendo un’importante opera di proselitismo ed incitamento ad azioni violente e letali per un numero indeterminato di persone e che, per intenti e personalità, presenta un altissimo rischio di passare direttamente all’esecuzione di tali gravi atti di violenza”.

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