Terrorismo islamico, la Polizia smantella rete legata ad Anis Amri, l’attentatore del mercato di Natale a Berlino nel 2016

Roma. L’Antiterrorismo italiano ha segnato un altro punto a suo favore contro il terrorismo islamico pronto ad agire anche nel nostro Paese e dopo le Operazioni del GICO della Guardia di Finanza a Foggia e l’arresto ieri a Torino da parte della Polizia di un altro presunto terrorista, questa mattina è scattata una vasta operazione condotta dalle DIGOS di Roma e Latina coordinate dal Servizio Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della DCPP/UCIGOS.

Denominata Operazione Mosaico ha visto la Polizia eseguire cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere e numerose perquisizioni locali nelle province di Latina, Roma, Caserta, Napoli, Matera e Viterbo, disposte dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Roma Costantino De Robbio nell’ambito di un’indagine coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale capitolino, Sergio Colaiocco.

L’Operazione dell’Antiterrorismo

Sono stati arrestati un 38 enne che si era detto cittadino palestinese Napulsi Abdel Salem, attualmente detenuto per stupefacenti, per i reati di addestramento ad attività con finalità di terrorismo e condotte con finalità di terrorismo e 4 tunisini accusati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: il 32 enne Baazaoui Akram, il 52 enne Baazaoui Mohamed, il 29 enne Baazaoui Dhiaddine ed il 30 enne Baazaoui Rabie.

Le indagini sono partite subito dopo l’attacco del 19 dicembre 2016 al mercatino natalizio di Berlino dal terrorista tunisino Anis Amri che, secondo l’inchiesta, è stato ospitato da un suo connazionale ad Aprilia (Latina) nel 2015. Le sue dichiarazioni hanno contribuito all’indagine.

Anis Amri

Gli approfondimenti, poi, degli inquirenti hanno permesso di ricostruire la rete di relazioni tra il presunto  terrorista tunisino nel periodo della sua permanenza in Italia fino alla partenza per la Germania avvenuta il 2 luglio 2015. In tale quadro, sono stati nel tempo individuati e monitorati vari stranieri gravitanti nell’area pontina e nel territorio della Capitale, alcuni dei quali espulsi con provvedimenti del ministro dell’Interno in quanto ritenuti una minaccia per la sicurezza dello Stato.

Tra i contatti dell’attentatore di Berlino vi era un tunisino di 37 anni residente a Latina, frequentatore del locale Centro di preghiera islamico, noto per le sue posizioni radicali, legato da consolidati rapporti di amicizia proprio con il sedicente cittadino palestinese Napulsi Abdel Salem.

I due, infatti, come hanno ricostruito gli inquirenti, si erano spesso lasciati andare a considerazioni incentrate su visioni radicali dell’Islam, connotate da una marcata ostilità per gli occidentali ed i relativi costumi utilizzando, tra le altre, espressioni del tipo “tagliare la gola ed i genitali” riferite agli “infedeli”.

Grazie ad un mirato servizio di Polizia Giudiziaria è stato possibile rinvenire nell’abitazione romana di Napulsi, oltre ad un consistente quantitativo di eroina per il quale è attualmente in carcere, un tablet la cui analisi ha evidenziato la sua attività di auto-addestramento attraverso la visione compulsiva di video di propaganda riconducibili al terrorismo islamico ed altri riguardanti l’acquisto e l’uso di armi da fuoco, tra cui fucili e lanciarazzi.

Le indagini hanno anche permesso di identificare un altro cittadino tunisino, Baazaoui Akram. Il quale nel 2015 era costantemente presente a Latina e che avrebbe dovuto procurare falsi documenti di identità ad Anis Amri. Gli approfondimenti eseguiti hanno permesso di individuare una vera e propria associazione per delinquere, operante tra le province di Caserta e Napoli, finalizzata alla falsificazione di documenti ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di persone provenienti dalla Tunisia a vari Paesi dell’Europa, gestita dai quattro tunisini arrestati oggi.

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