Venezuela, il promesso pugno di ferro di Maduro ha colpito: arrestati due leader dell’opposizione

Caracas. Il Presidente venezuelano Nicolas Maduro lo aveva annunciato, ieri, che dopo il voto si sarebbe preso delle rivincite sui leader dell’opposizione che avevano mobilitato, nei mesi scorsi, moltissime manifestazioni di piazza contro il suo Governo e contro l’Assemblea Costituente. Detto e fatto.

Oggi agenti dell’Intelligence (SEBIN) hanno arrestato di nuovo i due leader dell’opposizione, Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma. In carcere dal 2014 per istigazione alla violenza di piazza e altre accuse, Lopez si trovava ai domiciliari dall’8 luglio (http://globovision.com/article/leopoldo-lopez-es-llevado-por-el-sebin)

Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma in una manifestazione dell’opposizione

Nel suo discorso post voto, Maduro non aveva risparmiato parole di fuoco contro il Parlamento (guidato dall’opposizione), la Procuratrice generale, i dirigenti dell’opposizione e la stampa indipendente.

Per il Presidente, erede di Hugo Chavez, il voto di domenica per la Costituente è un risultato importante, anche se hanno votato solo oltre 8 milioni di cittadini, superando poco più il 41% (41,% per la precisione). E’ importante per rafforzare la sua leadership e per portare  avanti il Paese in un programma politico di stampo socialista. Mettendosi contro i Paesi confinanti, ma ricevendo il sostegno di Ecuador, Bolivia e di vari Stati centro americani.

Messico, Colombia, Perù, Argentina e Cile parlano di voto “illegittimo”. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al Presidente del Venezuela che su vanno ad aggiungere alla già lunga lista degli esponenti del Governo finiti sotto nel mirino delle autorità americane. L’amministrazione Trump ha congelato gli asset di Maduro sotto la giurisdizione americana e ha vietato agli americani di fare affari con lui.

Il tutto, mentre il presidente delle Camere, Julio Borges  parla di “uno scenario di scontro violento”, perché l’opposizione non vuol cedere le sede del legislativo all’Assemblea, di cui non riconosce la legittimità.

Ferma oppositrice a Maduro resta la Procuratrice generale, Luisa Ortega Diaz che definisce le elezioni per l’Assemblea Costituente “uno schiaffo al popolo e alla sua sovranità”, che serve solo a soddisfare le “ambizioni dittatoriali” di un “piccolo gruppo” che vuole perpetuare “il potere assoluto in mano ad una minoranza”. La Procuratrice in una breve conferenza stampa ha chiamato i cittadini a “disconoscere l’origine, il processo e il presunto risultato di questa Costituente immorale”.

Insomma, il clima politico vede scontri tra i vari settori, mentre il bilancio degli scontri di piazza, di domenica scorsa, è di 14 morti . Tra le vittime anche una ragazzina di 15 anni a San Cristobal, nell’ovest del Paese.

L’arresto di un manifestante

Secondo i dati della Procura sono 121 le persone morte negli scontri di piazza in Venezuela e almeno 1.958 quelle rimaste ferite. Il dato è stato Procuratrice generale Luisa Ortega Diaz che per la prima volta ha attribuito la responsabilità di queste morti: almeno il 25% sono stati uccisi dalle Forze dell’ordine e il 40% da gruppi di civili armati. “Il peggio è che siamo testimoni anche di crimini contro l’umanità –  ha aggiunto la Procuratrice -. Il Venezuela non merita questo, sono gravi violazioni dei diritti umani che intendo continuare a denunciare”.

 

 

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