Roma. I migranti come antidoto allo spopolamento. Lo evidenzia il 51° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese del 2017 e presentato ieri a Roma.
In 755 Comuni del nostro Paese (9,5% del totale), la popolazione nell’ultimo quinquennio è cresciuta unicamente grazie agli immigrati. Si tratta di Comuni in cui risiedono 11.166.628 abitanti (18,4% della popolazione).
L’incremento del 32% degli abitanti stranieri in queste località ha compensato la riduzione degli italiani (-0,9%), permettendo a questi centri di godere di un movimento anagrafico positivo dell’1,4%. Il contributo demografico positivo derivante dalla stabilizzazione dei migranti è particolarmente evidente in quelle aree che sono maggiormente a rischio di spopolamento, ovvero i Comuni periferici, che distano tra i 40 e i 70 minuti dai poli urbani maggiori, dove risiedono 3.596.687 abitanti (5,9% della popolazione italiana) e quelli ultraperiferici, che distano oltre 70 minuti dalle aree urbane, dove vivono 915.758 individui (1,5% della popolazione).
Stiamo parlando di 1.848 piccoli centri urbani che, anche a causa della distanza dai poli di offerta di servizi essenziali nell’ambito dell’istruzione, della salute e della mobilità, subiscono un graduale processo di marginalizzazione, che induce a un inevitabile declino demografico. Nei 1.500 Comuni periferici la popolazione negli ultimi cinque anni si è ridotta dell’1,7%, perdendo 60.710 residenti, nonostante la presenza di 33.854 stranieri in più (+23%).
Senza di loro, evidenzia il rapporto Censis, la decrescita avrebbe assunto proporzioni ben più imponenti. L’effetto straniero ha invece contribuito a mantenere in vita i 348 Comuni più isolati, ultraperiferici, in cui negli ultimi cinque anni c’è stata una crescita del 43,8% della popolazione straniera (+13.088 residenti) che ha compensato la diminuzione di 9.779 italiani, portando a un saldo positivo di 3.309 unità (+0,4%).
Per un altro aspetto vicino al tema dell’immigrazione, quello della relocation, i ricercatori del Censis scrivono che al 18 settembre scorso il bilancio della ridistribuzione di migranti con evidente bisogno di protezione internazionale tra gli Stati membri dell’Ue ha visto 8.598 persone riallocate (7.796 adulti e 802 minori; 21,7% di quelli che sarebbero dovuti partire entro la fine di quest’anno. A questi occorre aggiungere 1.234 richieste approvate ed in attesa di trasferimento, 1.126 richieste inviate a uno Stato membro e in attesa di approvazione, 1.284 domande istruite ma per cui deve ancora essere individuato uno Stato membro destinatario, 3.500 ulteriori potenziali beneficiari.
Anche se tutti questi migranti dovessero essere effettivamente accolti entro il 2017, avremmo una chiusura a fine anno di 15.742 riallocati (39,8% di quelli previsti). Oltre alla difficoltà delle procedure e alla manifesta indisponibilità di alcuni Paesi, c’è da segnalare come anche i criteri di eleggibilità fissati dalla Commissione europea non abbiano facilitato il trasferimento dei profughi giunti in Italia.
I migranti appartenenti a quelle nazionalità a cui è riconosciuto il diritto alla relocation rappresentano una quota residuale degli sbarcati nel nostro Paese. In Italia arrivano migranti solo da tre dei Paesi eleggibili: Eritrea, Siria e Yemen, da cui nel 2016 sono giunti complessivamente 22.059 migranti, pari al 12,2% degli sbarcati, e nel 2017 7.720 profughi (7,3% degli sbarcati in Italia tra gennaio e settembre 2017).
Per i ricercatori questo significa che “se anche tutti i profughi giunti dai Paesi eleggibili fossero ricollocati, entro fine anno non si arriverebbe comunque alla quota minima prevista di 39.600 migranti”.
Per quanto riguarda un altro elemento che interessa la nostra società, quella della criminalità, nel 2016 i reati denunciati in Italia sono stati 2.487.389 (-8,2% rispetto al 2008).
In cima alla graduatoria per numero di reati denunciati si trovano Milano, con 237.365 (in diminuzione del 15,5% rispetto al 2008), Roma, con 228.856 (-3,3% nel periodo considerato), Torino (136.384, -11,7%) e Napoli (136.043, -4%). Se si considera il “peso” della criminalità sul territorio, cioè l’incidenza dei reati sulla popolazione, al primo posto c’è sempre Milano (7,4 ogni 100 abitanti), seguita da Rimini (7,2), Bologna (6,6) e Torino (6,0). Nel breve periodo diminuiscono omicidi, rapine e furti, ma crescono i borseggi, i furti in abitazione, le truffe tradizionali e su Internet.
Nel 2016 sono stati denunciati 162.154 borseggi, con un’incidenza media nazionale di 2,7 borseggi ogni 1.000 abitanti e un aumento del 31% dal 2008. Dal 2008 al 2016 le truffe sono cresciute del 45,4% (151.464 nell’ultimo anno).
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