Il ruolo delle donne in Afghanistan

Di Mariarosaria Lumiero

Roma. “La radicata cultura tribale, la severa interpretazione della sharia e la debolezza del governo centrale”, come spiega la ricercatrice Alessandra Scalia, sono forti condizionamenti per l’evoluzione della donna all’interno della cultura afgana. E’ stata presentata, nei giorni scorsi, nella Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, una ricerca di Paola Sartori e Alessandra Scalia sulle donne nelle missioni internazionali e l’esperienza italiana ad Herat (Afghanistan).

Il dibattito è stato moderato da Nathalie Tocci, vicedirettrice dell’Istituto Affari Internazionali. Nel corso dell’evento sono intervenuti Roberta Pinotti, ministra della Difesa, Claudio Graziano, capo di Stato Maggiore Difesa e Monica Maggioni, presidente Rai.

Un lavoro basato su due principi: contenuto e metodo. Dunque, il ruolo della donna in termini di pace e sicurezza internazionale e la collaborazione con il Ministero della Difesa. Presenti le due ricercatrici che hanno relazionato e mostrato alcuni frammenti, di un operato che ha protagoniste le donne afgane e la loro condizione socioculturale. Con il supporto della Brigata Pinerolo, del capitano Polico e del maresciallo Bianco, circa venti videointerviste in loco, dal 28 luglio al 3 agosto 2016, hanno documentato come, il sesso femminile, sia ancora sottoposto a repressioni di genere, nonostante, i numerosi progressi fatti con il rovesciamento del regime talebano dal 2001 ad oggi.

Sia uomini che donne, dalla società civile alle istituzioni, il target sottoposto alla lente d’ingrandimento, ha avuto protagonisti varie rappresentanze del contesto afgano, in particolare Herat. I dati emersi, danno segnali di crescita nonostante tutto, poiché, rispetto al passato, l’impiego del sesso femminile nel settore occupazionale ha raggiunto l’82%, circa il 42% è iscritta all’Università e 200 donne, sono impiegate nel settore sicurezza.

La loro presenza, è fondamentale ai check point. Potendo perquisire anche le donne, è minore il rischio di incorrere in kamikaze, come accaduto negli anni scorsi. Un’importanza, sottolineata anche dalla ministra Pinotti e dal generale Graziano che hanno evidenziato come, l’ingresso delle donne nelle Forze Armate, avvenuto nel 2000, sia stato un inserimento che ha incontrato alcune difficoltà formali iniziali ma che ha apportato benefici ed è un evidente “moltiplicatore di forze”, come spesso ha ripetuto il generale Graziano.

Non sono mancati i riferimenti alla condizione della donna in termini di madre e qui, la Ministra Pinotti, ha messo in luce le iniziative a favore della maternità ed al contempo che non condizionino la carriera militare, includendo in esse, anche la figura del papà.

Sul tavolo, all’ordine del giorno, anche il tema della sinergia tra ricerca ed istituzioni, sui quali Ministra e Generale, hanno espresso ampia approvazione, sia per esplicare al meglio il perché degli investimenti all’interno delle Forze Armate, sia per sottolineare l’importanza degli investimenti stessi, al fine di implementare e migliorare l’operato. Questione emersa dalla dott.ssa Sartori. A seguito di un suo excursus teso a sottolineare l’importanza delle attività cimic nei teatri operativi, poiché strumento di collaborazione tra le forze armate italiane e le istituzioni locali, al contempo di crescita delle popolazioni nelle aree di crisi, ha posto l’accento su cinque punti: continuità della cooperazione civile militare al fine di responsabilizzare le autorità locali, interazione tra la popolazione locale e la cooperazione internazionale, assicurare un rapporto costante tra le Forze Armate ed i civili, massimizzazione degli investimenti internazionali, dare maggiore accesso ai media con particolare attenzione alla radio, poiché più fruibile sia nei villaggi che in città. Un focus, che la Presidente Maggioni, ha rafforzato evidenziando quanto importante sia il ruolo dei giornalisti, per raccontare ciò che accade nei teatri operativi senza mai mancare di qualificare, adeguatamente, l’operato delle Forze Armate Italiane. Nel corso dell’evento è stato proiettato il reportage “Il coraggio della musica”, di Sabrina Scampini e Danilo Bianchi. Un’orchestra di trenta donne afgane che hanno scelto la musica, nonostante le repressioni, le violenze e le discriminazioni ancora esistentiDomme 

Autore