GUARDIA DI FINANZA: MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE “ALLA MEMORIA” A NOVE FINANZIERI CADUTI DURANTE LA GUERRA DI LIBERAZIONE

Di Gerardo Severino*

ROMA. Tra il 2017 e il 2018, allorquando mi trovavo ancora alla Direzione del Museo Storico della Guardia di Finanza e ricoprivo contestualmente anche l’incarico di Direttore del “Nucleo di Ricerca”, al quale il Generale Nino Di Paolo aveva affidato il compito di “recuperare la memoria” di quanto era accaduto dopo l’8 settembre 1943, sia riguardo al ruolo avuto dai Finanzieri a favore dei profughi ebrei, sia riguardo alla Resistenza, ebbi modo di firmare non poche proposte di conferimento di medaglie d’oro al Merito Civile, “alla memoria” di quanti avevano perso la vita in tali circostanze.

Immagine simbolo della lotta antitedesca – Il sacrificio dei Finanzieri a Cefalonia, settembre 1943

 

Trasmesse al Comando Generale del Corpo da parte dello stesso presidente del Museo, Generale di Corpo d’Armata Flavio Zanini, le proposte pervennero alla competente Commissione Ministeriale, in essere presso il Ministero dell’Interno.

Le medesime, tuttavia, sono state oggetto, in tutti questi anni, di verifiche, accertamenti e, soprattutto, di approfondimenti investigativi.

Ebbene, tale iter si è finalmente concluso lo scorso 4 giugno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato i relativi decreti di concessione, pubblicati il giorno seguente sul sito dello stesso Quirinale, alla voce “Onorificenze”.

È, quindi, con grande orgoglio personale – ricordando la fatica che ho sostenuto in tutti questi anni onde mantenere viva la memoria delle Fiamme Gialle cadute in guerra – che desidero raccontare le vicende dei nuovi Eroi della nostra Resistenza, delle nove nuove medaglie d’oro conferite proprio in occasione degli 80 anni della Liberazione dal nazi-fascismo: un contributo importante da parte del Corpo, la cui Bandiera di Guerra – è doveroso ricordarlo – è stata per questo insignita di medaglia d’oro al Valor Militare.

 La riconoscenza della Patria, a 80 anni dalla Liberazione

Erano quasi tutte giovani vite, quelle delle nove Fiamme Gialle testé decorate, provenienti dai luoghi più disparati del Paese, ma tutte animate dallo stesso sentimento: lottare contro l’occupante nazi-fascista che teneva sotto scacco l’Italia Centro-Settentrionale sin dal tristemente noto 8 settembre 1943.

Federico Ambrogi, Sotto Brigadiere nato a Biancavilla (Catania) il 1° gennaio 1918 fu un membro  del Battaglione “Nino Bixio”, della Divisione partigiana d’assalto Garibaldi “Nino Nannetti”.

Perse la vita il 13 febbraio 1945, a Cansiglio (Udine), nel corso di un aspro combattimento, seguito ad una vasta operazione di rastrellamento ad opera delle truppe germaniche.

Il Finanziere richiamato Arturo Bariatti, nato a San Bernardino Verbano il 23 agosto 1900 era entrato a far parte, il 15 febbraio 1944, della Divisione partigiana “Valdossola-Verbano”.

Catturato in un rastrellamento nel mese di marzo 1945 fu fucilato il 25 dello stesso mese a Suno – Fondotoce, Verbania, insieme a tre compagni, per rappresaglia.

Peppino Bellini, Finanziere nato a Salsomaggiore il 15 aprile 1924 era un partigiano combattente della 31^ Brigata partigiana “Forni”.

Dopo essersi valorosamente distinto in varie azioni, nella zona Ovest della provincia di Parma, perse la vita in occasione dell’eccidio di Ponte Cantone, una strage nazifascista compiuta il 14 febbraio 1945 a Calerno, frazione di Sant’Ilario d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, nel corso della quale furono uccisi venti ostaggi.

Questo libro racconta per la prima volta la vicenda dell’Appuntato Putzolu

Il Finanziere Giorgetto Lambertini, nato a Neviano Arduini l’8 gennaio 1916 era entrato a far parte della 143^ Brigata d’Assalto “Garibaldi”, operante nella zona di Parma.

Il suo prezioso contributo alla lotta armata ebbe  fine il 20 novembre del 1944, allorquando cadde in combattimento, in località Cozzanello di Lugagnano, nel Comune di Monchio delle Corti (Parma), nel corso di uno scontro a fuoco con una agguerrita formazione nazi-fascista.

Giuseppe Schipani, nato a Crotone il  1° ottobre 1917 fu un Finanziere che alla data dell’8 settembre 1943, a seguito dell’armistizio, si era allontanato dal proprio reparto, entrando così a far parte, con il nome di battaglia di “Audace”, del cosiddetto “Gruppo Bacchetta”, che si costituì dopo quella data agli ordini di Giuseppe Dotta (con nome di battaglia di “Bacchetta”).

Il “Gruppo”, nei mesi seguenti diede vita alla “Brigata Savona”, la quale si distinguerà sui rilievi liguri, ove prese parte a molti attacchi partigiani nella regione attorno a Savona.

La sua opera a favore della Resistenza ebbe fine il 20 aprile 1945, a pochi giorni dalla Liberazione nazionale, allorquando in località Castelletto Uzzone (Cuneo), esattamente nei pressi di un casotto della frazione Poggiolo, ove la Brigata “Savona” stazionava, lo Schipani cadde in combattimento, assieme ad altri nove commilitoni di quel Distaccamento comandato da Domenico Castellana (“Garibaldi”), colpito a morte dai colpi di mitra dei militi della famigerata “Banda Ferraris” della Guardia Nazionale Repubblicana.

Il Finanziere Francesco Tedaldi, nato a Galeata (Forlì) il 21 febbraio del 1922, dopo la proclamazione dell’Armistizio continuò a prestare servizio nella città di Trieste, ove rimase sino al 1° gennaio del 1944, data in cui fu trasferito al Nucleo di Polizia Economica di Latisana (Udine).

Nei mesi seguenti opererà presso i Nuclei di San Daniele del Friuli, di Codroipo e, infine, di Lavariano, ove giunse trasferito il 1° dicembre dello stesso 1944.

Approssimandosi i giorni della Liberazione, il militare decise di passare definitivamente alla Resistenza, alla quale aveva prestato assistenza sin dopo il suo arrivo a Lavariano, entrando così a far parte della Brigata partigiana operante in zona.

Egli si prodigò, con tutte le proprie forze, sia nel fornire notizie utili circa i movimenti dei tedeschi sul territorio, sia nel lenire le sofferenze della popolazione locale, continuamente vessata dall’occupante, peraltro approfittando del proprio incarico nell’ambito della Polizia Economica. La coraggiosa azione partigiana posta in essere dal Finanziere Tedaldi ebbe fine il 29 aprile del 1945, allorquando, dopo aver preso parte ai combattimenti del precedente giorno 27, cadde in combattimento, in località Paparotti (Cussignacco di Udine), nel corso di uno scontro a fuoco con una agguerrita formazione tedesca di soldati della Wermacht e di SS.

Le ultime medaglie d’oro di cui narrerò furono le tre Fiamme Gialle vittime dell’eccidio di Cervignano del Friuli, avvenuto il 29 aprile ’45.

Questa è la loro storia.

Alla data dell’8 settembre 1943, l’Appuntato Pierino Putzolu (Arbus, Cagliari, 18 novembre 1904) e i Finanzieri Sabato Feoli (Avelino, 17 settembre 1920) e Remo Marchet (Feltre, 18 settembre 1921) in servizio a Cervignano del Friuli (Udine) decisero di passare alla Resistenza, entrando così a far parte del Battaglione “Villa Aussa”, inquadrato nella Brigata partigiana “Berghinz” della Divisione “Osoppo-Friuli”.

l Finanziere Pierino Putzolu in una foto giovanile (Fonte RETLA GdF Cagliari)

Il 28 aprile 1945 si sarebbero coraggiosamente distinti, salvando un battello carico di grano, che i tedeschi tentavano di affondare. Poi, unitamente ad altri Finanzieri e partigiani, disarmarono le SS di Cervignano, per poi bloccare una forte colonna tedesca, proveniente da Aquileia.

La coraggiosa azione partigiana dei tre militari del Corpo ebbe fine il 29 aprile seguente, a seguito della nota “strage di Cervignano”.

Si premette che nelle giornate tra il 27 e il 28 aprile 1945 anche nella bassa friulana erano in corso le fasi dell’insurrezione generale.

Nella zona del cervignanese la Brigata SAP “Fratelli Fontanot”, la Brigata GAP “Bruno Montina” e la Brigata osovana “Giusto Muratti” stavano prendendo il controllo delle principali vie di comunicazione, dei depositi e dei principali presidi tedeschi dislocati nella zona, procedendo al loro disarmo. In quelle stesse ore, la stessa colonna tedesca si trovava in ritirata, attraversando la strada che da Grado porta a Cervignano, toccando così le località di Belvedere, Aquileia e Terzo, requisendo tutti i mezzi di trasporto reperibili.

In località S. Martino di Terzo venivano affrontati il 28 aprile da un gruppo di partigiani (fra i quali le tre recenti medaglie d’oro) intenzionati a mettere fine alle requisizioni, scatenando così la loro dura reazione. Dopo aver compiuto un rastrellamento e ucciso 13 persone in detta località, la colonna si spostò a Cervignano e occupò completamente il centro abitato.

Nella notte, soldati tedeschi ubriachi, appartenenti alla 24^ Gebirs-Division delle Waffen SS 7 Kp, imperversarono nella cittadina, e il mattino seguente, il 29 aprile, operarono un rastrellamento che portò al fermo di oltre 150 persone, tra i quali alcuni Carabinieri fatti sgomberare dalla propria caserma.

La stessa sorte fu riservata ai Finanzieri Feoli e Marchet, nonché all’Appuntato Putzolo, i quali, come ricordò lo storico Michele Poveromo nel suo pregevole libro “I Nostri Morti” (Udine, 1949): “…si difendono valorosamente, e rimangono sereni al loro posto di combattimento fino all’ultimo, fino a che, accerchiati da tutte le parti, vengono catturati con le armi alla mano”.

Le tre Fiamme Gialle e gli altri rastrellati furono, quindi, assembrati in Piazza Unità.

Dalla chiesa, in cui si stava svolgendo la funzione religiosa, vennero fatte uscire altre decine di persone, compreso il parroco, il sacrestano e diversi chierici.

A nulla valsero le intermediazioni del sacerdote, Don Cian, il quale riuscì solo ad ottenere il mancato incendio di Cervignano.

Vennero individuati 21 ostaggi, suddivisi poi in due gruppi. Dodici di loro furono condotti verso la vecchia Fornace Sarcinelli e, lungo il tragitto, a ridosso del fiume Aussa, picchiati e seviziati dai militi ubriachi.

Arrivati alla fornace essi furono fucilati e i corpi gettati nel fiume. Fra questi anche quelli dei poveri Putzolo, Feoli e Marchet. L’altro gruppo fu, invece, condotto in località Tre Ponti dove ebbe luogo la seconda fucilazione.

I corpi abbandonati, dopo aver subito scempio da parte dei soldati, furono successivamente ricomposti con l’aiuto di alcune donne del luogo.

Con la narrazione di quanto avvenne nel Nord Italia tra il 1944 e il 1945 ho avuto modo di raccontare alcune fra le tante vicende resistenziali che il Museo Storico della Guardia di Finanza ha potuto riscoprire e far conoscere, ma soprattutto fiero, nel contempo, di aver ottenuto Giustizia per la memoria di queste nove vittime quasi del tutto sconosciute, di queste nove nobili figure patriotiche, le tante grazie alle quali il nostro Paese ottenne la libertà, 80 anni fa.  .

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza- -Storico Militare. Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa

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