Roma. Elaborazione e applicazione di programmi di trattamento individualizzato per detenuti e soggetti in area penale esterna mirati a contrastare il rischio di radicalizzazione violenta. È questo l’obiettivo del progetto europeo TRAin Training (Transfer Radicalisation Approaches in Training, presentato, oggi, dal Ministero della Giustizia e selezionato dalla Commissione Europea che ne coprirà quasi totalmente i costi con un finanziamento di circa 600 mila euro.

Contro la radicalizzazione violenta, un progetto del Ministero della Giustizia
A questo progetto, elaborato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e dal Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, con il coordinamento del Gabinetto del ministro Andrea Orlando, hanno aderito numerosi partner quali l’Università Orientale di Napoli, il Centro di Ricerca Universitario sulla Criminalità Transnazionale (Transcrime), l’Università di Padova, l’ISISC (Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali), la Scuola Superiore della Magistratura, il Ministero dell’Interno e, a livello internazionale, l’Autorità bulgara competente per l’Amministrazione penitenziaria e la Scuola Superiore della Magistratura belga.
Prevista anche la collaborazione del Ministero della Giustizia tunisino e dell’EPTA (Network of European Penitentiary Training Academies), in qualità di partners non beneficiari di sovvenzioni.
Il progetto avrà una durata di 24 mesi e coinvolgerà circa 2.800 operatori. Tra i suoi scopi migliorare la conoscenza della radicalizzazione violenta, dei segnali e dei mezzi di prevenzione e contrasto, sia in Italia che nei Paesi partner, l’uso “a regime” di un nuovo protocollo di valutazione del rischio volto alla creazione di un metodo di lavoro comune a tutti i soggetti che, a diversi livelli, intervengono nell’ intercettazione, presa in carico e gestione dei soggetti a rischio di radicalizzazione violenta o già radicalizzati, anche attraverso la costruzione di un sistema di scambio delle informazioni utili alla prevenzione e al contrasto del terrorismo e la ricognizione di metodi di lavoro già eventualmente avviati dai paesi partner di progetto. Infine, il progetto si occuperà della formazione del personale front-line incentrata sull’ apprendimento e l’uso di metodi di counselling e di contronarrativa.