Napoli. I Carabinieri delle province di Napoli, Caserta e Grosseto ed i militari del Nucleo Investigativo Carabinieri di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) partenopea, nei confronti di 17 persone, ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso (clan dei Casalesi – fazione Schiavone), estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e altro.
La misura cautelare colpisce elementi di spicco del clan dei Casalesi, referente nella zona di Trentola Ducenta (Caserta) e San Marcellino (Caserta) per le estorsioni e lo spaccio di stupefacenti,
Due figli di boss locali si sono imposti nelle estorsioni e nella gestione del traffico di sostanze stupefacenti nell’agro aversano.
I provvedimenti restrittivi (14 in carcere e 3 agli arresti domiciliari) costituiscono il risultato di un’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, avviata nell’ottobre 2016Per quanto riguarda le estorsioni, il gruppo ha taglieggiato imprenditori edili, commercianti e artigiani di Aversa, Trentola Ducenta e Lusciano, con richieste che arrivavano fino a 60.000 euro o che talvolta consistevano anche in prestazioni d’opera (come ad esempio ristrutturazioni di abitazioni). Dall’attività è chiaramente emerso il potere di soggezione del clan patito dagli imprenditori dell’agro aversano, spesso reticenti anche davanti all’evidenza delle prove acquisite.
Secondo le indagini, le piazze di spaccio, erano materialmente gestite dai figli dei due boss ora in carcere.
Sempre per lo spaccio di stupefacenti, un altro canale di rifornimento è stato individuato in un gruppo di albanesi, i quali hanno fornito alla fazione perante nell’agro aversano armi e droga importate dall’Albania attraverso alcuni porti della Puglia.
Il gruppo, perfettamente era organizzato con ruoli e compiti specifici, oltre a fornire marijuana al clan, con la complicità di un italiano, gestiva anche proprie piazze di spaccio nella provincia di Caserta (Mondragone e Castel Volturno), sulle quali l’attività d’indagine ha permesso di far luce.
Allo stesso tempo è stato scoperto che alcuni albanesi del gruppo, oltre alla droga, sfruttavano la prostituzione di donne bulgare e rumene nelle province di Napoli e Caserta.
L’attività investigativa ha quindi confermato la piena attività del clan dei Casalesi, con particolare riferimento ai comuni di Trentola Ducenta, San Marcellino e Lusciano.
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