Ucraina: al centro del dibattito la possibilità di reintrodurre la leva obbligatoria. Abbassata l’età del servizio militare e respinto le pressioni statunitensi per estendere la coscrizione ai diciottenni

KIEV. L’invasione russa dell’Ucraina ha ridisegnato le priorità della sicurezza europea, spingendo molti paesi a riconsiderare il servizio militare obbligatorio, una pratica che era stata progressivamente abbandonata dopo la fine della Guerra Fredda.

L’aumento del bilancio per la Difesa, la crescita della produzione di armi e munizioni e il rafforzamento dei controlli alle frontiere sono solo alcune delle misure adottate per rispondere a un contesto di crescente instabilità.

Uomini della fanteria ucraina accanto ad un BMP-2

Tuttavia, l’aspetto più controverso è proprio la possibilità di reintrodurre la leva obbligatoria, una scelta che, pur impopolare, è tornata al centro del dibattito.

L’esperienza ucraina ha mostrato che, anche in una guerra moderna caratterizzata dall’uso di droni e missili di precisione, la presenza di soldati sul campo resta cruciale.

Il numero elevato di vittime ha costretto entrambi gli schieramenti a cercare continuamente nuove risorse umane per sostenere il conflitto.

Mentre la Russia ha fatto ricorso a carcerati e membri di minoranze etniche, l’Ucraina ha abbassato l’età del servizio militare e respinto le pressioni statunitensi per estendere la coscrizione ai diciottenni, temendo un esodo ancora più massiccio dei giovani in età di leva.

Negli anni Novanta, molti Paesi europei avevano sospeso o abolito la leva militare, confidando nella protezione della NATO. Francia, Belgio, Italia, Spagna e diverse Nazioni dell’Europa centrale e orientale avevano considerato superflua la coscrizione in un contesto di apparente sicurezza.

Tuttavia, il Nord Europa ha sempre mantenuto un approccio differente.

Un veicolo da combattimento svedese 9040AStati come Svezia e Finlandia, non ancora membri della NATO fino al 2023, hanno sempre percepito la Russia come una minaccia latente.

 

La Lituania, ad esempio, ha reintrodotto la leva nel 2015, un anno dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia, seguita dalla Svezia nel 2017 e dalla Lettonia nel 2024.

Oggi, tutti i Paesi scandinavi e baltici hanno una qualche forma di servizio militare obbligatorio.

La necessità di rafforzare le Forze Armate non si limita alla regione baltica.

In Grecia e Cipro, ad esempio, la leva obbligatoria è mantenuta per far fronte a tensioni regionali con la Turchia.

Anche la Croazia sta valutando di reintrodurre una forma di addestramento militare per garantire una maggiore prontezza difensiva.

Il dibattito sul ritorno della leva si estende dunque ben oltre il confronto diretto con la Russia, riflettendo una più ampia ridefinizione delle strategie di sicurezza europea.

Se da un lato il rafforzamento delle capacità militari appare inevitabile in un’epoca di crescenti minacce geopolitiche, dall’altro la reintroduzione della coscrizione è una misura impopolare che potrebbe incontrare forti resistenze tra la popolazione.

Le società europee sono ormai abituate a modelli di difesa professionali e volontari, e il ritorno a un obbligo generalizzato potrebbe generare malcontento e opposizione politica.

Tuttavia, la crescente instabilità internazionale e la necessità di una difesa più solida potrebbero rendere questa scelta inevitabile per alcuni governi, specialmente in quei Paesi che si trovano più vicini ai fronti di potenziale conflitto.

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