Di Giuseppe Gagliano*
NUOVA DEHLI. Nel tumultuoso scenario geopolitico del Sud dell’Asia, l’intelligence geospaziale è diventata un’arena cruciale per la supremazia strategica.
L’India, che per decenni ha cercato di affermarsi come potenza spaziale regionale, si trova oggi a confrontarsi con un preoccupante divario rispetto all’alleanza tra Pakistan e Cina.
La perdita del satellite di osservazione radar Risat-1B (rinominato EOS-09), avvenuta domenica scorsa a causa di un malfunzionamento del terzo stadio del razzo Polar Satellite Launch Vehicle (PSLV), ha inferto un duro colpo alle ambizioni di New Delhi.

Questo fallimento, il terzo in 32 anni di storia del PSLV, arriva in un momento di massima tensione, con l’Esercito indiano che necessita urgentemente di immagini ad alta risoluzione del Kashmir per monitorare le attività terroristiche e le escalation lungo la Linea di Controllo (LoC).
Mentre il Pakistan rimane un attore minore nel campo spaziale, il suo crescente accesso alle tecnologie cinesi, in particolare attraverso la rete C4I (Command, Control, Communications, Computers, and Intelligence) di Pechino, sta ridefinendo gli equilibri regionali.
Analizziamo le implicazioni della perdita di Risat-1B, il ruolo dell’asse Pakistan-Cina e le sfide che l’India deve affrontare per colmare il divario nell’intelligence geospaziale.
La perdita di Risat-1B: un duro colpo per l’India
Il lancio di Risat-1B, previsto per domenica scorsa dal Satish Dhawan Space Centre a Sriharikota,, rappresentava un passo cruciale per rafforzare le capacità di osservazione terrestre dell’India.
Con un radar ad apertura sintetica (SAR) in banda C, il satellite era progettato per fornire immagini in qualsiasi condizione atmosferica, giorno e notte, con una risoluzione fino a 1 metro.
Le sue modalità di imaging, che includevano High-Resolution Spotlight e Medium Resolution ScanSAR, lo rendevano ideale per applicazioni che spaziavano dalla sorveglianza militare al monitoraggio di disastri naturali, come inondazioni, cicloni e frane. Con 15 mila km di confini terrestri e 7.500 km di coste da monitorare, l’India contava su Risat-1B per rafforzare la sicurezza lungo la LoC con il Pakistan, il confine con la Cina e le coste vulnerabili a traffici illeciti.
Il fallimento del lancio, attribuito a un problema al terzo stadio del PSLV, ha lasciato l’Indian Space Research Organisation (ISRO) e l’Esercito indiano in una posizione di vulnerabilità.
La perdita di Risat-1B segue quella di RISAT-1 nel 2016, colpita da detriti orbitali dopo soli quattro anni di operatività, e si inserisce in un contesto di crescenti difficoltà per il programma spaziale indiano.
Sebbene l’India disponga di una delle più grandi costellazioni di satelliti di telerilevamento civile al mondo, con serie come IRS e Cartosat, la carenza di satelliti radar dedicati per usi militari è diventata evidente, specialmente dopo l’aggressione cinese a Ladakh nel 2020, che aveva evidenziato la necessità di una sorveglianza continua e indipendente.
L’asse Pakistan-Cina: un vantaggio strategico
Mentre l’India lotta per mantenere la sua superiorità spaziale, il Pakistan, pur essendo un attore minore nel settore, sta rapidamente guadagnando terreno grazie al supporto cinese.
La collaborazione tra Islamabad e Pechino nel dominio spaziale si è intensificata negli ultimi anni, con la China Great Wall Industry Corporation (CGWIC) che ha facilitato il lancio di satelliti pakistani, come il Pakistan Remote Sensing System (PRSS-1) nel 2018.
Inoltre, la Cina ha condiviso con il Pakistan dati provenienti dalla sua costellazione Gaofen, parte del sistema ad alta risoluzione per l’osservazione terrestre (CHEOS), che conta oltre 30 satelliti operativi con payload ottici, multispettrali, iperspettrali e SAR.
Questi satelliti, ufficialmente destinati a scopi civili, sono noti per essere utilizzati anche per la ricognizione militare, fornendo al Pakistan una capacità di sorveglianza senza precedenti.
Un recente rapporto del Centre for Joint Warfare Studies, affiliato al Ministero della Difesa indiano, ha suggerito che la Cina abbia fornito supporto satellitare al Pakistan durante il conflitto di questo mese, culminato con l’attacco terroristico di Pahalgam e l’Operazione indiana “Sindoor”.
Secondo il direttore generale Ashok Kumar, la rete C4I cinese, integrata con il sistema di navigazione Beidou (che supera il GPS in copertura in 165 paesi), ha garantito al Pakistan una “visibilità completa” del campo di battaglia indiano. Questo supporto, che include immagini satellitari in tempo reale e dati di intelligence, ha permesso a Islamabad di coordinare le sue operazioni con una precisione che ha colto di sorpresa i pianificatori militari indiani.
La superiorità cinese nel dominio geospaziale è ulteriormente rafforzata dalla sua rete di stazioni di monitoraggio a terra, dieci volte più numerose di quelle del GPS, e dalla crescita del settore commerciale spaziale, che conta oltre 430 imprese e un valore proiettato di 900 miliardi di dollari entro il 2029.
Satelliti come Ludi Tance-4, il primo SAR in orbita geostazionaria, offrono a Pechino una capacità di sorveglianza continua su aree strategiche, che può essere condivisa con alleati come il Pakistan.
Questo squilibrio tecnologico pone l’India in una posizione di svantaggio, specialmente in contesti come il Kashmir, dove la necessità di immagini ad alta risoluzione è critica per contrastare infiltrazioni terroristiche e monitorare i movimenti delle truppe pakistane.
Le vulnerabilità dell’India: tecnologia, politica e terrorismo
La perdita di Risat-1B non è solo un fallimento tecnico, ma un campanello d’allarme per le vulnerabilità strutturali dell’India nel dominio geospaziale.
Nonostante i successi del programma spaziale indiano, come il lancio di RISAT-2B nel 2019 e la missione su Marte Mangalyaan, l’India fatica a tenere il passo con la Cina, che spende sette volte di più nel settore spaziale (8,4 miliardi di dollari nel 2017 contro 1,9 miliardi dell’India nel 2020-21).
La costellazione RISAT, progettata per fornire immagini radar in tutte le condizioni atmosferiche, è stata fondamentale per operazioni come il raid chirurgico del 2016 in Kashmir e l’attacco aereo di Balakot nel 2019, ma la sua capacità è limitata dalla perdita di asset critici e dalla lentezza nel lanciare nuovi satelliti.
Un altro problema è l’accesso non regolamentato alle immagini geospaziali commerciali.
L’attacco di Pahalgam ha evidenziato come gruppi terroristici, presumibilmente appoggiati dal Pakistan, abbiano utilizzato immagini satellitari acquisite da entità pakistano-americane per pianificare l’attentato.
Queste immagini, ottenute da fornitori commerciali americani, europei e cinesi, hanno permesso ai terroristi di mappare con precisione il terreno, sfruttando una lacuna nella regolamentazione globale delle tecnologie geospaziali.
L’India ha cercato di affrontare questo problema con il Geospatial Information Regulation Bill del 2016, ma la sua implementazione rimane incompleta, lasciando il Paese vulnerabile a un uso malevolo di dati commerciali.
Le implicazioni strategiche e la necessità di una risposta
La perdita di Risat-1B e il crescente divario con l’asse Pakistan-Cina hanno implicazioni profonde per la sicurezza nazionale indiana. In primo luogo, l’India deve accelerare il dispiegamento di nuovi satelliti radar, come quelli previsti nella serie RISAT e Cartosat, per colmare il vuoto lasciato da EOS-09.
L’ISRO ha annunciato piani per lanciare almeno quattro satelliti radar nei prossimi anni, ma il ritmo deve essere intensificato per rispondere alle minacce emergenti. Inoltre, il successo dell’operazione Sindoor, che ha dimostrato le capacità offensive e difensive dell’India, sottolinea l’importanza di una sorveglianza geospaziale robusta per mantenere la deterrenza regionale.
In secondo luogo, l’India deve rafforzare la cooperazione internazionale per limitare l’accesso dei gruppi terroristici alle immagini satellitari commerciali.
Collaborazioni con Agenzie come la National Geospatial-Intelligence Agency (NGA) degli Stati Uniti e la Direction du Renseignement Militaire francese potrebbero aiutare a implementare meccanismi di “shutter control” e tracciamento degli utenti, impedendo che dati sensibili finiscano nelle mani sbagliate.
A livello globale, il Ministero degli Esteri indiano potrebbe spingere per una regolamentazione più severa attraverso organismi come l’INTERPOL e il Global Counter-Terrorism Coordination Compact delle Nazioni Unite.
Infine, l’India deve investire in ricerca e sviluppo per ridurre la dipendenza da tecnologie straniere, come i sensori israeliani utilizzati in RISAT-2, e rafforzare le sue capacità indigene. La creazione di un’ecosistema di startup spaziali, sul modello cinese, potrebbe accelerare l’innovazione e ridurre il divario tecnologico con Pechino. Il successo di missioni come AstroSat e HySIS dimostra il potenziale dell’India, ma serve una visione strategica a lungo termine per trasformare il programma spaziale in un vero moltiplicatore di forza.
Conclusione: una corsa contro il tempo
La perdita di Risat-1B rappresenta un momento di crisi per l’India, ma anche un’opportunità per ripensare la sua strategia geospaziale. L’alleanza tra Pakistan e Cina, sostenuta dalla superiorità tecnologica e dalla rete C4I di Pechino, sta ridefinendo gli equilibri di potere nel Sud Asia.
Mentre il Pakistan sfrutta il supporto cinese per colmare il proprio divario tecnologico, l’India deve affrontare le sue vulnerabilità interne e investire in una costellazione satellitare più robusta e in politiche di sicurezza più efficaci.
In un’epoca in cui l’intelligence geospaziale è diventata una componente essenziale della guerra moderna, l’India non può permettersi ulteriori passi falsi.
La sfida non è solo tecnologica, ma anche politica e strategica: New Delhi deve agire rapidamente per proteggere i suoi interessi nazionali, dalla sorveglianza dei confini alla lotta al terrorismo, in un contesto regionale sempre più complesso.
La perdita di Risat-1B è un promemoria che, nel gioco geopolitico dell’osservazione terrestre, il tempo è un lusso che l’India non ha.
* Presidente Cestudec (Centro Studi Strategici)
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