Di Chiara Cavalieri*
VALICO DI RAFAH. I media israeliani hanno rivelato il futuro della gestione del valico di frontiera di Rafah dopo il ritiro israeliano, concordato durante il vertice di pace di Sharm el-Sheikh del 13 ottobre scorso.
Secondo un’inchiesta del canale israeliano i24, la gestione del Valico sul lato palestinese verrà affidata all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), con l’Egitto in un ruolo chiave di supporto e di supervisione.
Nuova guida al valico: nominato il Generale Ahmed Hamouda
Fonti palestinesi e israeliane hanno confermato che Ahmed Hamouda, 52 anni, Generale di Divisione della Guardia presidenziale palestinese e stretto collaboratore del Presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen), è stato nominato Comandante del Valico di Rafah sul lato palestinese.

Hamouda ha un lungo curriculum nella sicurezza presidenziale dal 2005.
Supervisionerà la riapertura e la gestione del valico, chiuso da maggio 2024, quando Israele ne prese il controllo durante un’operazione militare a Rafah.
Team palestinese addestrato in Egitto
L’operazione sarà sostenuta da circa 50 agenti di Polizia palestinesi, formati presso l’Accademia di Polizia de Il Cairo tra febbraio e settembre scorso.
L’addestramento ha riguardato lotta al contrabbando, ispezioni elettroniche e procedure di sicurezza transfrontaliere.

Il numero di poliziotti addestrati arriverà gradualmente a 5 mila come affermato dal ministro degli Esteri egiziano Badr Abdel Aty.
Un funzionario israeliano, citato da i24, ha affermato: “Questa nomina restituisce il controllo all’ANP e riduce l’influenza di Hamas nella regione di confine”
Riapertura graduale e controllo internazionale
Secondo il piano concordato, il Valico verrà riaperto gradualmente con l’ingresso di 500 camion di aiuti umanitari al giorno, sotto la supervisione delle Nazioni Unite.
L’obiettivo è garantire che il transito sia destinato esclusivamente a scopi civili e umanitari, impedendo l’uso militare della struttura.
Il Valico di Rafah rappresenta l’unico corridoio vitale per la Striscia di Gaza non controllato direttamente da Israele. Le ripetute chiusure dal lato israeliano dal 2023 avevano ridotto dell’80% l’arrivo di aiuti nel 2024, aggravando una già drammatica crisi umanitaria.
La più grande carovana umanitaria dall’Egitto: “Zad Al-Izza”

Parallelamente agli sviluppi politici e di sicurezza, la Mezzaluna Rossa egiziana ha lanciato questa mattina la 50ª carovana “Zad Al-Izza… dall’Egitto a Gaza”, la più grande missione di aiuti umanitari dall’inizio della crisi.
La carovana comprende oltre 400 camion e trasporta 9.700 tonnellate di aiuti urgenti, così suddivisi:
- 5.700 tonnellate di pacchi alimentari e farina
- 400 tonnellate di forniture mediche e materiali di soccorso
- 2.500 tonnellate di carburante.
L’iniziativa si inserisce nella strategia dell’Egitto per garantire un flusso costante di aiuti a Gaza, a supporto della popolazione colpita dalla guerra.
Un impegno continuo dal 27 luglio
La carovana “Zad Al-Izza” è partita per la prima volta il 27 luglio e da allora ha trasportato migliaia di tonnellate di aiuti, tra cui farina, latte per bambini, medicinali, forniture mediche e carburante.
La Mezzaluna Rossa egiziana è presente al confine sin dall’inizio della crisi e il valico di Rafah non è mai stato chiuso dal lato egiziano. L’organizzazione ha già coordinato oltre mezzo milione di tonnellate di aiuti, grazie all’impegno di 35.000 volontari.
Critiche dalla destra israeliana

La decisione ha però suscitato critiche immediate da parte dell’estrema destra israeliana. Il ministro Itamar Ben-Gvir ha definito la nomina «una violazione delle promesse e dei principi», sostenendo che potrebbe favorire un ritorno indiretto dell’influenza di Hamas.
Un nodo strategico per la stabilità di Gaza
La riapertura di Rafah è uno dei pilastri operativi dell’Accordo di Gaza siglato a Sharm el-Sheikh, che prevede un ritiro israeliano graduale, il rilascio degli ostaggi e l’incremento dell’assistenza umanitaria.
Il valico è destinato a diventare uno snodo centrale per la stabilità civile e la ricostruzione della Striscia, ma resta un dossier delicato sul piano politico e di sicurezza.
*Presidente dell’Associazione Italo-Egiziana Eridanus e vice presidente del Centro Studi UCOI-UCOIM.
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