GERUSALEMME (dal nostro inviato). Sul grande scacchiere del Medio Oriente la pedina dell’accordo per la cessazione delle ostilità tra Israele e Hamas a Gaza gioca un ruolo fondamentale.
Può far pendere l’ago della bilancia verso un ritorno alla normalità nella Striscia dopo 2 anni di conflitto o rimettere tutto in discussione.
Forze di terra israeliane operanti nella Striscia di Gaza
Troppi giocatori sono seduti al tavolo.
A iniziare dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dal capo del Governo israeliano Benjamin Netanyahu.
Trump e Netanyhau
Quest’ultimo ha il fiato sul collo dei partiti religiosi ebraici che, tra l’altro, esprimono due ministri alla guida di Dicasteri importanti, Itamar Ben-Gvir (titolare della Sicurezza nazionale) e Bezalel Yoel Smotrich (titolare delle Finanze).
Partiti che non amano certo la Palestina e i palestinesi.
Ieri sera, subito dopo la fine dello Shabbat, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha tenuto un discorso n seguito alla risposta di Hamas alla proposta di pace del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Prima dell’incontro, Netanyahu ha convocato il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir e quello delle Finanze Bezalel Smotrich.
Ben-Gvir
Dopo l’incontro, Ben-Gvir ha rilasciato una dichiarazione in cui ha detto che, se Hamas dovesse continuare a esistere, avrebbe lasciato il Governo, ma solo dopo il rilascio di tutti gli ostaggi.
“Oltre all’importante obiettivo di liberare gli ostaggi, l’obiettivo principale della guerra, che deriva dal massacro del 7 ottobre compiuto dai mostri di Hamas, è che l’organizzazione terroristica Hamas non possa continuare a esistere. Deve essere distrutta”, ha affermato. “La decisione del primo ministro di fermare l’attacco a Gaza e di condurre negoziati per la prima volta senza essere sotto attacco è un grave errore”, ha dichiarato Smotrich.
“È una ricetta sicura per la perdita di tempo da parte di Hamas e per la progressiva erosione della posizione israeliana, sia per quanto riguarda il rilascio degli ostaggi in un’unica soluzione entro 72 ore, sia per quanto riguarda l’obiettivo centrale della guerra: eliminare Hamas e disarmare completamente Gaza.”
Intanto, seduti allo stesso tavolo si sono aggiunti quelli di Hamas.
Un miliziano di Hamas entra in un Kibbutz il 7 ottobre 20239
Ovvero la controparte politica (ma anche militare) di tutta la questione.
Il loro comunicato ufficiale di ieri, giorno di Shabbat per gli ebrei, ha spiegato quali sono le intenzioni:
“Per la preoccupazione di porre fine all’aggressione e al genocidio commessi contro il nostro popolo saldo nella Striscia di Gaza, e derivante dalla nostra responsabilità nazionale, e dal nostro impegno verso le costanti, i diritti e gli interessi supremi del nostro popolo, il Movimento di Resistenza Islamica Hamas ha tenuto ampie consultazioni interne all’interno delle sue istituzioni di leadership, ampie consultazioni con le forze e le fazioni palestinesi, e discussioni con mediatori e amici fraterni, per raggiungere una posizione responsabile riguardo al piano del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Dopo uno studio approfondito, il movimento ha preso la sua decisione e ha consegnato la seguente risposta ai mediatori:
Hamas apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come gli sforzi del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che chiedono la fine della guerra sulla Striscia di Gaza, lo scambio di prigionieri, l’ingresso immediato degli aiuti, e il rifiuto sia dell’occupazione della Striscia sia dello sfollamento del nostro popolo palestinese da essa.
In questo quadro, e al fine di ottenere una cessazione della guerra e un completo ritiro dalla Striscia, il movimento annuncia la sua approvazione per il rilascio di tutti i prigionieri israeliani- sia i vivi che i resti dei defunti- secondo il quadro di scambio delineato nella proposta del Presidente Trump, e con le necessarie condizioni sul campo per effettuare lo scambio. In questo contesto, il movimento afferma la sua disponibilità a entrare immediatamente, tramite mediatori, in negoziati per discutere i dettagli di questa questione.
Il movimento ribadisce inoltre la sua approvazione per consegnare l’amministrazione della Striscia di Gaza a un organismo palestinese composto da indipendenti (tecnocrati), basato sul consenso nazionale palestinese e supportato da sostegno arabo e islamico.
Per quanto riguarda le altre questioni incluse nella proposta del Presidente Trump che riguardano il futuro della Striscia di Gaza e i diritti inalienabili del popolo palestinese, queste sono legate a una posizione nazionale palestinese unificata e devono essere discusse attraverso un quadro nazionale palestinese inclusivo, di cui Hamas farà parte e al quale contribuirà responsabilmente“.
Queste parole fanno parte del documento integrale di Hamas.
Un documento che anche in Italia, ha fatto si che per molti fosse un messaggio della fine delle ostilità.
Senza però analizzare meglio la questione. Hamas vuole essere ancora al centro del gioco.
Non vuole mollare. Dimostra, o dimostrerebbe, tutta al buona volontà di liberare, vivi o morti, gli ostaggi ancora in suo possesso. Ma per il resto no.
Il discorso è chiaro: vogliono essere inclusi nelle decisioni presenti e future.
Le prossime 72 ore saranno decisive?
Forse si. Per intero o parzialmente? E’ difficile dirlo.
Si può fare un ragionamento sulla capacità della loro leadership di reggere anche le questioni interne. E sul ruolo dei mediatori arabi.
Oggi a Il Cairo ci sarà un’ennesima, ma speriamo utile, conferenza.
Intanto, la gente comune dopo due anni di guerra, di fame, di morti, di distruzione ha voglia che tutto finisca presto.
Hamas ed è un altro aspetto da valutare, ragiona in modo politico (da notare che come si ragiona qui è diverso dal nostro Paese, dall’Europa o dall’Occidente).
Qui vecchie ruggini non vengono mai risolte.
Vecchi, atavici scontri che coinvolgono non solo i miliziani di Hamas ma anche i coloni, di cui tanto si parla.
I quali potrebbero fare sentire la loro voce in modo negativo. Nel nome di una più dura punizione nei confronti di chi 2 anni fa ha ucciso, violentato, rapito cittadine e cittadini israeliani.
E così sullo scacchiere sopracitato il gioco sarà difficile.
E in questo grande scacchiere entra in gioco anche il Libano, al centro di molti interventi militari di Israele, con l capo di Hezbollah, Naim Qassem:.
“Non permetteremo il disarmo e affronteremo uno scontro simile a quello di Karbala per impedirne l’attuazione” ha detto.
Nel frattempo le operazioni militari a Gaza non si fermano.
Durante un’attivita’ mirata a Sud di Gaza City, i soldati della Divisione 36 e del Servizio Segreto Interno #Shabak (Shin Bet), sotto la direzione dell’intelligence militare #AMAN e in collaborazione con l’unità #Yahalam, hanno individuato un pozzo di tunnel vicino all’area dell’ospedale giordano che conduceva a un’officina sotterranea per la produzione di armi.
Il tunnel faceva parte di una postazione militare dell’organizzazione terroristica di #Hamas, dove secondo indicazioni di intelligence si trovavano Comandante di reparti e compagnie dell’organizzazione terroristica.
La sua lunghezza è di circa 1,5 chilometri e al suo interno sono state trovate stanze di produzione, sale riunioni e stanze per alti ufficiali.
Oltre al percorso individuato vicino all’ospedale giordano, le forze hanno individuato un altro pozzo sotto l’ospedale #Hamad nella città di Gaza City.