LIMA. Aveva due anni di vita, la nostra Regia Aeronautica, il 6 settembre del 1925, allorquando a Domodossola veniva inaugurato il monumento in onore del grande aviatore di origini peruviane Jorge (Geo) Chavez, spentosi presso l’ospedale di quella città il 27 settembre 1910, a causa delle gravi ferite riportate nell’incidente aereo che lo aveva coinvolto quattro giorni prima, dopo essere riuscito per primo, a bordo del suo Blériot XI, a trasvolare le Alpi, partendo da Briga.
Ebbene, sin dal 1910, Geo Chavez era stato, per la nascente Aviazione Militare italiana, un punto di riferimento: un vero e proprio “Pioniere” che alla sua nobile figura aveva legato non solo l’ardire di un uomo di scienza (era laureato in Ingegneria), ma anche e soprattutto il retaggio del grande popolo peruviano al quale apparteneva con orgoglio, e che con pari perizia stava portando avanti importanti progetti finalizzati allo sviluppo del mezzo aereo.
Era stato proprio a Domodossola che lo stesso Console Generale del Perù a Genova, Don Palmiro Macchiavello, aveva voluto ricordare il legame che univa la tradizione aviatoria peruviana a quella italiana, citando non a caso, nel suo discorso dinanzi al Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, la straordinaria figura di Francesco De Pinedo, allora Tenente Colonnello e capo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Aeronautica, in quel frangente impegnato nei raid aviatorio a Melbourne, il quale, purtroppo, che come era accaduto al Chavez, avrebbe sacrificato la propria vita al volo, morendo il 3 settembre 1933 in un incidente aereo a New York.
In questo nuovo speciale, Report Difesa in occasione del Centenario dell’Aeronautica Militare italiana ricorda i rapporti tra il nostro Paese e quello andino.