Di Fabrizio Scarinci
BEIRUT/GERUSALEMME. Nonostante lo stato di formale inimicizia esistente tra Israele e Libano, i governi dei due Paesi hanno appena raggiunto un importantissimo accordo volto alla definizione dei loro confini marittimi e alla conseguente spartizione delle risorse energetiche del Mediterraneo orientale.
A rendere possibile tale risultato, arrivato dopo diversi anni di complessi negoziati, sarebbe stata soprattutto l’opera di mediazione portata avanti dal governo statunitense, che avrebbe supplito alla totale mancanza di relazioni diplomatiche tra Beirut e Gerusalemme.
Il lungo percorso negoziale appena menzionato sarebbe definitivamente terminato questa mattina con la firma dei documenti riguardanti l’accordo da parte del Presidente della Repubblica Libanese Michel Aoun.
Dal canto suo, il governo israeliano avrebbe invece ribadito, per bocca del suo Premier Yair Lapid, come esso rappresenti un importante successo sia in ambito economico (ricordiamo, infatti, che tale accomodamento dovrebbe aprire la strada allo sfruttamento di un’area di oltre 860 chilometri quadrati, comprendente, tra le altre cose, i giacimenti di gas di Karish e Qana), sia in ambito politico, dato che Israele sarebbe comunque stato riconosciuto con un documento scritto di fronte alla Comunità Internazionale da uno Stato ufficialmente suo nemico.
Stando a quanto si è avuto modo di apprendere, lo scambio dei documenti sarebbe avvenuto nel pomeriggio mediante una breve cerimonia presso la base Onu di Capo Naqura (sul confine israelo-libanese) presenziata dall’inviato speciale americano Amos Hochstein, nell’ambito della quale le due parti avrebbero comunque concordato di non incontrarsi al fine di non dare l’impressione di voler intraprendere un processo di normalizzazione politica.
Bisogna, infatti, tener presente come il raggiungimento dell’intesa sia stato reso possibile anche dal consenso de facto di Hezbollah, strenuo nemico di Israele storicamente alleato dell’Iran, che sarebbe progressivamente venuto a trovarsi nella difficile situazione di doversi barcamenare tra una popolazione libanese sempre più incline a considerarlo tra i maggiori responsabili del dissesto finanziario del Paese e le esigenze strategiche dei propri alleati maggiori di Teheran (per rabbonire i quali avrebbe comunque voluto specificare che tale accordo non inficerebbe in alcun modo la lotta da esso condotta contro Israele).
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