Afghanistan: la NATO ribadisce il sostegno della missione “Resolute support”

Di Daniela Lombardi

Bruxelles. L’impegno principale resta quello di assicurare il regolare svolgimento delle elezioni legislative e provinciali, quest’anno, per condurre poi il Paese al suo appuntamento con le Presidenziali nel 2019, evitando disordini e attentati. La NATO ha ribadito il suo supporto all’Afghanistan attraverso la missione “Resolute support”, in attesa che l’obiettivo della stessa, quello di formare le forze armate interne del Paese e renderle capaci di contrastare autonomamente la minaccia talebana e la crescita del ramo afghano del Daesh, sia portato a compimento. La missione “Resolute support” non ha infatti ancora raggiunto i sui scopi e, già lo scorso anno, il Presidente americano, Donald Trump la aveva inserita tra le missioni “condition based”. L’espressione riguarda le missioni che non hanno una scadenza stabilita, ma che possono avere fine solo quando si realizza il loro obiettivo dichiarato.

Il Presidente Usa, Donald Trump

 

Nel caso dell’Afghanistan, quindi, il raggiungimento della piena capacità, da parte delle forze locali, di difendere le istituzioni e il territorio da ogni attacco terroristico volto ad affermare il potere di questo o di quell’altro gruppo armato. Come la cronaca racconta, l’Afghanistan è ancora lontano dall’arrivare ad un minimo di stabilità. Gli sforzi del Presidente Ashraf Ghani per realizzare il processo di pace con i talebani sono, ad oggi, caduti nel vuoto. In tale direzione, la Nato intende dare appoggio ad ogni possibile iniziativa volta a favorirlo.

Il Presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani

Piccoli spiragli di luce si sono intravisti nel tentativo del coinvolgimento dei talebani nella gestione del TAPI, il gasdotto che attraverserà Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan e India. Le trattative non hanno però portato gli esiti sperati. Un altro segnale di speranza, un po’ meno concreto ma dal forte valore simbolico, è arrivato dal “cessate il fuoco” in occasione della festività che segue al Ramadan, Eid-al-fitr. La tregua, in realtà, si è rivelata per quello che era: un grosso spot pubblicitario sulla buona volontà dei talebani di aderire alle proposte di Ashraf Ghani senza peraltro mai dare seguito alle parole.

Gli sforzi comuni tra la Nato e l’attuale presidente Ghani riguardano anche il contrasto al ramo afghano del Daesh e ai gruppi affiliati ad Al-Qaida. Questi stanno crescendo in diverse province e le strategie per batterli vanno studiate in maniera approfondita e messe in atto grazie ad un addestramento moderno e mirato, come quello che “Resolute support” fornisce agli afghani. Un ulteriore fronte che la NATO intende non lasciare scoperto è quello dei rapporti con il Pakistan, che viene invitato a tradurre in fatti concreti il sostegno che ha dichiarato di voler dare ad una soluzione politica del conflitto. Tale soluzione, secondo l’Alleanza atlantica, deve concretizzarsi nell’eliminazione delle basi terroristiche presenti in Pakistan, nel contrasto alla circolazione di fondi legati al finanziamento delle attività terroristiche e agli attacchi “transfrontalieri”, da parte di gruppi che si spostano tra Pakistan e Afghanistan. Un’affermazione importante, messa nera su bianco, volta a fare in modo che il piano di azione afghano-pakistano per la pace e la solidarietà non resti lettera morta.

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