Di Valeria Fraquelli
Parigi. Di Africa e diritti umani se ne è parlato e ancora se ne parla tantissimo. Ci sono tanti, troppi casi di violazioni e pochi casi virtuosi ma adesso molto lentamente si assiste ad una serie di cambiamenti.
Di recente il Consiglio di Sicurezza ha elogiato gli sforzi dell’Africa e dei suoi governi.
Il Continente vuole cambiare e scrivere un’altra pagina della sua lunga storia, una pagina in cui diritti umani e sviluppo vanno di pari passo e dopo il terribile virus di origine cinese le permetteranno di cogliere nuove opportunità di crescita.
Non vuole più essere la terra dei diritti umani calpestati e non rispettati, del terrorismo e dei signori della guerra senza scrupoli ma una terra di crescita, di sviluppo, di opportunità di realizzazione umana e professionale per tutti i suoi abitanti.
Ma per fare questo ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, soprattutto nella lotta al terrorismo che deve continuare e richiede sempre più sforzi per sgominare le organizzazioni terroristiche che si nascondono in quegli immensi deserti pieni di silenzio che sono tipici del paesaggio africano.
Il terrorismo infatti è ancora ben radicato in quelle aree rurali dove si sente maggiormente l’arretratezza e la mancanza di risorse.
Nei giorni scorsi un terribile attentato ha colpito 59 civili, innocenti che hanno perso la vita durante un violento attacco jihadista nel nord est della Nigeria. Uomini armati hanno fatto irruzione in un villaggio del distretto di Gubio, nello Stato del Borno, una zona funestata dagli attentati che sono già costati la vita a molte, troppe persone.
La forza congiunta del G5 Sahel è sulla buona strada, ma c’è ancora un lungo cammino da fare, ha spiegato Jean-Pierre Lacroix, capo delle operazioni di mantenimento della pace, ai 15 membri del Consiglio.
Il miglioramento della governance, l’eliminazione della povertà e la tutela dei diritti umani di tutti i cittadini, anche di quelli più privati dei loro diritti, restano fondamentali e occorre fare di più per garantire che a questi aspetti si attribuisca la stessa importanza delle operazioni militari. »

Sanificazione in Kenia
Gli Stati che fanno parte del G5 Sahel insieme alla missione francese Barkhane stanno cercando di riportare ordine e sicurezza nelle zone più prese di mira dal terrorismo e questo viene fatto anche migliorando i diritti umani che la popolazione civile ha ma che non ha mai potuto esercitare.
È per questo che la costruzione di scuole, centri di avviamento professionale, ludoteche per i bambini, cliniche in cui i malati si possano curare in tutta sicurezza, centri per la distribuzione di cibi e generi di prima necessità e tanto altro diventano importantissimi.
Lo sviluppo e la crescita umana e professionale sono anche così, sono anche legati ad una piena attuazione dei doritti umani in tutti i campi.
Ma anche l’Italia vuole intraprendere la partecipazione di personale militare alla forza multinazionale di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel nota come Task Force Takuba con l’intento di tutelare gli interessi nazionali in un’area strategica. La missione si svolgerà in Mali, che ospiterà il comando operativo ad Ansongo, Niger e Burkina Faso.
L’obiettivo primario della missione “è contrastare la minaccia terroristica nel Sahel” mediante lo svolgimento “di attività di consulenza, assistenza, addestramento” a supporto delle forze armate e speciali locali, con l’intento di aiutarle a potenziare le loro capacità di contrasto al terrorismo, mantenimento della sicurezza; “e fornire gli enabler per la condotta di operazioni di contrasto al terrorismo, in particolare mezzi elicotteristici e personale per
l’evacuazione medica”.
La missione delle Nazioni Unite MINUSMA sta ottenendo dei buoni risultati per quanto riguarda la protezione dei diritti umani.
Sono state condotte numerose operazioni che avevano come obiettivo primario proprio la tutela dei diritti umani, e spesso diritti umani e antiterrorismo si intrecciano, sono fortemente legate.
Nella notte dal 7 al 8 giugno, la direzione regionale della Protezione Civile di Timbuktu ha condotto un’operazione di decontaminazione del grande mercato della città e nei dintorni, nell’ambito della risposta contro il virus di origine cinese.

In molto Paesi l’acqua pulita è un lusso
Una squadra a piedi era responsabile della disinfezione delle zone difficilmente accessibili del mercato, in particolare le stalle delle commesse di verdure.
La squadra motorizzata ha spruzzato le arterie e le facciate dei negozi con un furgone da pompe.
Il personale della Protezione civile locale è stato appoggiato da Polizia nazionale, della Gendarmeria sostenuti da UNPOL, la Polizia delle Nazioni Unite.
L’operazione di decontaminazione durata diverse ore è terminata al monumento Al-Farouk.
Interessati all’intervento sono state moschee, scuole e mercati.
Tutto era iniziato il 5 giugno alla moschea di Djingareyber, poi è continuato anche in altre città.
In conclusione si può dire che la lotta al terrorismo e lo sviluppo dei diritti umani si intreciano e non si può pensare ad una cosa lasciando perdere l’altra.
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