Di Valeria Fraquelli
Parigi. Il Franco CFA è la moneta utilizzata dalle economie dell’UEMOA (Unione Economica e Monetaria degli Stati dell’Africa Occidentale), della CEMAC (Unione Economica e Monetaria dell’Africa Centrale) e delle Isole Comore.

Una moneta da 10 mila franchi africani
Questa valuta è ancorata all’euro, con un tasso di cambio fisso (1 euro equivale a 655 FCFA). Ereditando dal “Franco delle Colonie Francesi Africane”, è convertibile solo grazie alla garanzia del Tesoro Francese, posizione sempre più criticata.
Si può dire che sono soprattutto i francesi ad essere avvantaggiati dal cambio euro – CFA. Infatti, oltre che per il suo “negativo retaggio coloniale”, il mantenimento del FCFA è più vantaggioso per gli interessi europei, che per quelli africani, poiché il tasso di cambio fisso permette, soprattutto alla Francia, di conservare il suo status di primo partner economico della zona.
Il rischio di abbandonare il FCFA è quello di creare un ulteriore distacco tra l’UEMOA e la CEMAC dal momento che le economie dell’Africa Occidentale sono più diversificate e quindi risponderebbero complessivamente meglio ad un eventuale cambiamento.
Ma il CFA è un retaggio colonialista? Sembrerebbe proprio di si perchè questo sistema va tutto a vantaggio del più forte, costringe sempre di più ad importare e vendere con Stati più potenti che dietro alla bandiera della solidarietà nascondono interessi ben più grossi e complicati.
Alla fine ai Paesi africani rimangono solo le briciole e la Francia è l’unica che veramente ci guadagna e in questo modo mantiene il vecchio sistema delle colonie in suo potere. Le colonie dipendevano in tutto e per tutto dalla Francia e così succede ancora oggi, con una moneta che lega i Paesi africani in un giogo da cui è impossibile uscire.
Certo il CFA ha i suoi pro e i suoi contro. E’ una moneta forte che certi versi garantisce una certa stabilità economica ma la sua fortezza può anche diventare una grande debolezza.
Le esportazioni sono davvero poche e difficili perchè il valore elevato scoraggia gli Stati africani più deboli che non riescono a comprare.
Alla fine il vero potere è nelle mani dei francesi, la Zecca è in Francia e tutte le decisioni sul CFA sono prese in questo Paese, non lasciando nessuno spazio di manovra agli Stati africani che non possono prendere nessuna decisione di rilievo per la gestione della moneta.
Il Franco CFA comunque non gode del sostegno unanime degli economisti e degli intellettuali africani. I detrattori condannano l’assenza di sovranità monetaria, oltre al fatto di costituire un dispositivo neocoloniale che continua a distruggere qualsiasi prospettiva di sviluppo economico. Inoltre, incoraggia i deflussi di capitali. Quindi, l’appartenenza a questa moneta è sinonimo di povertà e sottoccupazione.
Purtroppo, il dibattito in Africa sul CFA non riguarda ancora la gente comune, più preoccupata per i problemi quotidiani di sopravvivenza. Perciò, qualcuno spera che possa emergere presto una giovane élite africana, con un alto livello di istruzione, in grado di prendere in mano il destino monetario del Continente.
Di questi temi e di altri relativi all’Africa, quali la questione immigratoria, la geopolitica, le guerre, l’esplosione del radicalismo islamico saranno temi sui quali Report Difesa discuterà il 30 maggio alle ore 20 nella sala espositiva del Comune di Laives (Bolzano).
Saranno presenti la professoressa Michela Mercuri, l’economista Ilaria Bifarini, il nostro direttore Luca Tatarelli e Marco Pugliese, giornalista economico.
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