Algeria e Su-57E: un salto strategico che ridisegna gli equilibri nel Mediterraneo

Di Giuseppe Gagliano*

MOSCA/ALGERI. L’Algeria ha ufficializzato l’acquisto del Su-57E, la versione da esportazione del caccia russo di quinta generazione. Una decisione che va ben oltre l’aspetto tecnico: Algeri diventa il primo Paese al mondo a dotarsi del velivolo, aprendo una fase nuova non solo per la propria aeronautica ma per l’intero scacchiere mediterraneo. Il primo lotto dovrebbe comprendere sei unità, con opzione per ulteriori forniture. Un numero limitato, ma sufficiente a lanciare un messaggio politico chiaro: l’Algeria intende collocarsi stabilmente tra le potenze regionali dotate di capacità avanzate, in un momento in cui l’Africa del Nord e il Medio Oriente sono attraversati da una competizione militare crescente.

Un Sukhoi Su-57 “Felon” delle Forze Aerospaziali russe in volo

 

Un salto tecnologico per l’aeronautica algerina

Il Su-57E è il fiore all’occhiello dell’industria aeronautica russa. Combina stealth, super-manovrabilità, avionica integrata e capacità di attacco a lungo raggio. Per un Paese come l’Algeria, che già possiede una flotta significativa di Sukhoi (Su-30MKA e Su-35S), il nuovo velivolo si inserisce in modo logico in una catena di modernizzazione avviata da anni. Non è soltanto una questione di piattaforma: con il Su-57E Algeri acquisisce un aereo pensato per la guerra multidominio, con sensori avanzati e capacità di operare in ambienti saturi di difesa antiaerea.

È un salto rispetto ai modelli precedenti, che proietta la Forza Aerea algerina nella stessa categoria dei programmi occidentali più avanzati, come l’F-35, oggi diffuso tra Israele, Italia, Regno Unito e altri Paesi NATO. In questa cornice, il Su-57E diventa uno strumento di deterrenza, particolarmente utile in un’area dove il confronto tecnologico è sempre più rilevante.

Un’altra immagine del Sukhoi Su-57. Da notare le baie interne per l’armamento, elemento importante al fine di mantenere un profilo di bassa osservabilità

 

Russia e Algeria: un’alleanza che si consolida

La scelta conferma anche il peso crescente della Russia come partner militare dell’Algeria. Mosca difende una posizione strategica nel Mediterraneo attraverso tre elementi: esportazioni di armamenti, cooperazione energetica e presenza diplomatica. L’Algeria, da parte sua, punta a diversificare i propri fornitori, riducendo la dipendenza dall’Occidente e rafforzando la propria autonomia strategica.

Con questo contratto, la Russia ottiene un successo commerciale e politico in un momento in cui l’industria bellica occidentale — soprattutto statunitense — tenta di isolare Mosca dal mercato internazionale. Il fatto che un Paese significativo come l’Algeria scelga il Su-57E rappresenta un affidabile segnale di fiducia nella capacità tecnologica russa, nonostante la pressione delle sanzioni e la guerra in Ucraina.

 

Il Mediterraneo diventa sempre più competitivo

L’acquisizione del Su-57E non riguarda solo l’Algeria. Producono effetti indiretti su tutto il Mediterraneo. In primo luogo, aumenta la distanza operativa rispetto al Marocco, impegnato a sua volta a rafforzare la cooperazione militare con gli Stati Uniti e Israele. La competizione tra Rabat e Algeri non è nuova, ma negli ultimi anni ha assunto un carattere qualitativo: chi controlla lo spazio aereo con sistemi più avanzati consolida anche la propria influenza regionale.

L’ingresso del Su-57E introduce una variabile che costringe i Paesi della sponda sud a ripensare il proprio bilanciamento: Tunisia e Libia, entrambe fragili sul piano della sicurezza, si trovano tra due potenze che investono massicciamente nella superiorità aerea. Per il Mediterraneo occidentale, inoltre, l’aviazione italiana e francese devono considerare la presenza di un caccia stealth non NATO al di là delle coste algerine, elemento non irrilevante nella gestione dei corridoi di sicurezza e delle operazioni marittime.

 

La dimensione strategica globale

Il contratto ha anche una lettura globale. La Russia dimostra che può ancora vendere sistemi d’arma avanzati nonostante l’embargo tecnologico, assicurando così entrate valutarie cruciali per la propria economia di guerra. L’Algeria, da parte sua, rafforza il suo ruolo di ponte tra Africa, Mediterraneo e mondo arabo, affermandosi come potenza regionale autonoma. La Cina osserva con attenzione: Pechino è partner strategico di Algeri e vede nell’indebolimento dell’influenza occidentale in Nord Africa un’opportunità per consolidare la propria presenza economica e infrastrutturale.

 

Un precedente che può aprire la strada ad altri clienti

Essendo il primo acquirente del Su-57E, l’Algeria inaugura un percorso che potrebbe interessare altri Paesi non allineati: Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti e persino India hanno seguito con interesse lo sviluppo del programma. Il segnale politico è chiaro: esiste un mercato per alternative all’F-35, soprattutto tra Paesi che non vogliono vincoli troppo stretti con Washington.

In definitiva, l’acquisto del Su-57E è molto più di un semplice aggiornamento militare. È la dichiarazione di una strategia: l’Algeria vuole essere un attore centrale nel Mediterraneo allargato, dotarsi degli strumenti della guerra moderna e posizionarsi nel nuovo equilibrio globale dove il multipolarismo militare — dall’Europa alla Russia, dalla Cina alla Turchia — sta diventando la norma. In questo quadro, i sei caccia iniziali sono solo l’inizio di un’evoluzione che avrà conseguenze durature sugli equilibri regionali.

*Presidente Centro studi strategici (Cestudec)

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