AMERICA LATINA: A ROMA 220 ANNI FA IL “GIURAMENTO” DI SIMON BOLIVAR SUL MONTE SACRO. LA STORIA DEL “MAUSOLEO DEL CUORE DEL LIBERTADOR” CHE GIACE NEL MARE

Di Gerardo Severino*

ROMA.  A distanza di quasi 160 anni dal naufragio del vapore da guerra “Cuaspud” (o “Guaspud”, secondo altre fonti), della Marina da Guerra colombiana, avvenuto lungo le coste del Venezuela, in qualche remoto angolo del Oceano Atlantico, a centinaia di metri profondità giace, ancora inviolato, un autentico tesoro: un tesoro non composto da monete, oggetti d’oro e pietre preziose, bensì da una vera e propria opera d’arte.

Si tratta di un complesso monumento in marmo, partito da Genova un mese prima, imballato in casse di legno, alla volta di Cartagena, in Colombia.

 

Una riproduzione del 1917 del gesso conservati presso la Raccolta Tenerani di Roma

 

 

Il monumento, realizzato dal grande scultore italiano, professor Pietro Tenerani, era destinato a Bogotà, onde essere collocato in quella Cattedrale, almeno queste erano le premesse.

Il Prof. Pietro Tenerani

Al suo interno avrebbe trovato collocazione il cuore di uno dei più straordinari statisti dell’America Latina, il Generale Simón Bolivar, universalmente conosciuto col titolo di “El Libertador”.

Di tale opera, passata alla storia col nome di “Mausoleo del Cuore di Bolivar”,  rimane oggi solo la copia in gesso, custodita nella capitale italiana, presso la Gipsoteca del Museo di Roma, la cui vista ci fa comprendere come la scultura avrebbe riscosso il successo che meritava, una volta inaugurata, ma anche di quanto amore lo scultore italiano aveva dedicato alla sua realizzazione, dimostrando il profondo legame emotivo con lo stesso “Libertador”, al quale aveva già dedicato altre opere, come vedremo a breve.

Proponiamo ai tantissimi lettori di Report Difesa questa affascinante vicenda, volendo approfittare del 220° anniversario del viaggio di Simón Bolívar a Roma, ma sopratutto del “Giuramento” che egli fece sul Monte Sacro il 15 agosto 1805.

Pietro Tenerani e il culto del “Libertador” (1842 – 1863)

Nato a Torano, una frazione del Comune di Borgorose, in provincia di Rieti l’11 novembre del 1789, il prof. Pietro Tenerani è stato uno fra i più raffinati e noti interpreti del purismo dell’Ottocento.

Gran parte dei suoi biografi sono concordi col dire che la sua fama aveva velocemente varcato anche i confini europei, facendogli ottenere numerose committenze, anche in terre lontane, come lo erano allora le Americhe del Centro e del Sud.

A partire dal 1842, quando era ormai maturo e all’apice della sua carriera, l’artista rietino iniziò a realizzare anche alcuni monumenti dedicati a Simón Bolivar, il patriota venezuelano artefice dell’indipendenza delle Nazioni latino-americane, che peraltro aveva già effigiato in un busto, prodotto nel 1832.

Tra il 1842 e il 1846 lo scultore lavorò, dunque, al monumento in bronzo destinato nella piazza intitolata al “Libertador”, a Bogotà [1], mentre risaliva al 1851 quello destinato a celebrare il ritorno del corpo di Bolívar da Santa Marta a Caracas, sua città natale, poi collocato presso il Panteon Nacional de Venezuela.

Un terzo, mastodontico monumento, commissionato dal Governo della Confederación Granadina nel 1857 era, invece, destinato alla Cattedrale di Bogotà.

In esso, come anticipato in premessa, sarebbe stato custodito il cuore dello Statista.

Tutto questo, evidentemente, nella speranza di poterlo inaugurare nel corso del 1860, anno in cui l’America Latina avrebbe ricordato il trentesimo anniversario della prematura morte del “Libertador”.

 Il “Mausoleo del Cuore di Bolivar” e il suo tragico destino (1857 – 1867)

Tenerani lavorò duramente a tale realizzazione, la quale, come ricorda il biografo dell’artista: “…si compone di una grande massa architettonica a due piani” [2].

La terminò nei termini previsti dalla commessa ricevuta da Bogotà, ma, come ricorda il Raggi: “Questo monumento, il maggiore dei tre che operasse al Bolivar, ebbe assai mala ventura, perché dapprima restò più tempo bell’è compiuto nello Studio dell’artista ad aspettare la occasione di essere spedito al suo destino” [3].

Ebbene, dopo alterne vicende, sia tecniche che burocratiche (pensando anche alle questioni politiche proprie della Colombia), l’ennesima opera che lo scultore Rietino aveva dedicato al Generale Bolivar fu completata, ma solo nel 1863, epoca nella quale fu “spedita” al porto di Genova, città dalla quale avrebbe raggiunto, opportunamente sezionata e custodita in casse di legno, la stessa Bogotà, che nel frattempo (nel corso dello stesso 1863) era stata proclamata Capitale degli Estados Unidos de Colombia, la nuova entità Statuale con a capo il Presidente Tomás Cipriano Mosquera.

Considerata anche la mole delle casse, l’opera non ebbe modo di partire subito, trovando magari imbarco su uno dei tradizionali bastimenti a vapore che già allora coprivano la rotta da o per le Americhe. Si rese, quindi, necessario organizzare un vero e proprio viaggio ad hoc, per il quale il Console Generale colombiano a Genova, Cav. Dionisio Degola, interessò lo stesso Governo.

Il Raggi, proprio a tal riguardo, aggiunge: “Incassato poi, e mandato a Genova, dove da un momento all’altra si sperava questa occasione, vi restò tre anni…” [4].

Ebbene, proprio in quel frangente storico, il Presidente Mosquera stava provvedendo al potenziamento della Marina da Guerra Colombiana, processo che però richiese ancora qualche anno, tanto è vero che fu solo nel giugno del 1866 che gli Stati Uniti di Colombia riuscirono ad ordinare all’estero alcune imbarcazioni militari, più precisamente: il “Colombia”, il “Cuaspud” e il “Bolívar”,  acquistati dall’Inghilterra e la “Rayo” dagli Stati Uniti.

Il “Cuaspud”, così ribattezzato in ricordo della “Battaglia di Cuaspud”, del dicembre 1863, era un piroscafo a vapore in ferro e a pale costruito nel 1864 dalla “Witch J. & G. Rennie”, di Greenwich, denominato “Witch[5].

Il potenziamento della Marina Colombiana andò, purtroppo, incontro ad un fatale destino, tanto che la nave “Rayo “ fu spinta su una scogliera appena il 12 settembre del 1867, mentre il “Cuaspud”, partito da Genova sul finire di agosto dello stesso ’67, naufragò durante il suo stesso viaggio di consegna, appena undici giorni dopo, senza mettere quindi mai piede in Colombia.

La piccola nave da guerra (aveva una stazza di appena 39 tonnellate) era stata, infatti, volutamente dirottata in Italia, proprio al fine di trasferire a Cartagena il monumento in marmo dello scultore Tenerani, ma nessuno avrebbe mai pensato ad un epilogo così tragico, almeno sul piano della storia dell’arte.

Secondo varie fonti storiche il “Cuaspud” naufragò al largo di Trinidad e Tobago, in acque venezuelane, il 23 settembre 1867, a circa 40 miglia a Ovest-Nord-Ovest dell’Isola di Trinidad.

A confermare il dato fu un quotidiano venezuelano, pubblicato a Caracas nell’ottobre dello stesso 1867, secondo il quale, tuttavia, il bastimento militare sarebbe affondato 100 miglia a Nord-Ovest di Boca del Dragón, portando con sé, per fortuna, solo il prezioso e pesantissimo carico, mentre i marinai naufraghi sarebbero sbarcati, alcuni vicino a Carúpano e altri a Port of Spain.

Riguardo alla storia del “Mausoleo del Cuore di Bolivar” aggiungiamo un particolare inedito, grazie al quale si ha conferma di come lo scontro politico fra Stato e Chiesa, in Colombia, avesse raggiunto veramente l’apice.

Ebbene, in una “Memoria” indirizzata, nel corso del 1867, al Presidente della Repubblica, da parte della Segreteria dell’Interno e degli Affari Esteri, si apprende che: “Il monumento al Libertador Simón Bolívar, costruito in virtù della legge del 31 maggio 1843, deve essere collocato nel “Guaspud”. Secondo il suddetto atto legislativo, dovrebbe essere collocato nella Cattedrale di Bogotà; tuttavia, il suo trasporto da Honda [6] sembra impossibile, data la grandezza e la delicatezza di quell’opera preziosa, singolare prodotto del genio artistico. Sarebbe opportuno che il Congresso autorizzasse l’Esecutivo a collocarlo altrove” [7].

Come è facile intuire, il Congresso non ebbe modo di intravedere altre soluzioni, considerato il naufragio del quale abbiamo fatto cenno. La decisione anticlericale, così come la perdita del monumento, per fortuna, furono risparmiati anche al cattolicissimo scultore nato a Torano. Pietro Tenerani si spense, infatti, a Roma il 14 dicembre 1869, senza conoscere quello che era stato il destino della sua opera massima: il “Mausoleo del Cuore di Bolivar”.

Come ricorda il Raggi, a ridosso del naufragio: “…si provvide di non fargli approdare la notizia di tanta sventura, e morì egli tre anni dipoi senza saperne mai nulla” [8].

L’elaborato monumento di Tenerani giace, quindi, da qualche parte, nei pressi delle Isole Trinidad.

Anche se non fu possibile per i colombiani ammirarlo in tutta la sua magnificenza, esso giunse comunque a casa, in quell’amato Venezuela ove “El Libertador” era nato esattamente ottanta anni prima della realizzazione dell’opera.

Al di là dell’epilogo in sé dell’intera vicenda iniziata dieci anni prima, con l’attribuzione dell’incarico, rimane il fatto che tra le centinaia di opere artistiche che in giro per il mondo ricordano e onorano Simón Bolivar ve ne è pure una sottomarina, quasi a voler ribadire l’importanza che anche il mare aveva avuto nella storia di gran parte di quei Paesi sudamericani ove lo statista venezuelano aveva combattuto e diffuso i principi della libertà e della fraternità, e che egli stesso aveva più volte solcato, dovendo raggiungere l’Europa e, soprattutto, l’amatissima Roma, ove avrebbe prestato il “Giuramento” che lo avrebbe reso famoso [9].

NOTE

[1] Sull’argomento vgs. Filippo Gerardi, Intorno alla Statua di Bolivar opera del Professore Pietro Cavalier Tenerani, Livorno, Tipografia Bertani e Antonelli, 1845.

[2] Cfr. Oreste Raggi, Della vita e delle opere di Pietro Tenerani del suo tempo e della sua scuola nella scultura, Firenze, Successori Le Monnier, 1880, pag. 327.

[3] Ivi, pag. 329.

[4] Ibidem.

[5] Cfr. Junguito, R. Fraude en los seguros. El presidente Mosquera y el Cuaspud en 1867, in <<Revista Fasecolda>>, n. 127, 2008.

[6] La città di Honda era allora un importante porto del Fiume Magdalena, il quale costituiva l’unica via di comunicazione tra la costa Caraibica e la città di Bogotà.

[7] Cfr. Memoria de la Secreteria de lo Interior y Relaciones Esteriores al Señor Presidente de Los Estados Unidos de Colombia, Bogotà, Imprenta De Hecheverria Hermanos, 1867, pag. 10.

[8] Cfr. Oreste Raggi, op. cit., pag. 329.

[9] Cfr. Gerardo Severino, Il giuramento di Simon Bolivar, in rivista Il Finanziere, n. 12/2005.

 

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare. Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa

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