di Viviana Passalacqua
Commercializzazione delle attività spaziali, interessi di politica internazionale e risorse limitate. Sono le tematiche affrontate da Daniele Conti nell’interessante volume “Analisi e problematiche delle recenti attività spaziali – Il nuovo settore del lancio di oggetti spaziali da piattaforma marina”. Un’attenta disamina su un settore ancora inesplorato, che pone sotto i riflettori la stretta connessione tra il business spaziale e il sorgere di joint-venture e compagnie private, gli interessi di politica internazionale e la security nazionale, nella prospettiva di una necessaria evoluzione del sistema giuridico, in linea col progresso tecnologico e volto a scongiurare ogni rischio di rivendicazioni statali.
La trattazione muove da una data fondamentale, il 1964, quando l’Italia espugnava lo spazio con il primo lancio nella storia di un vettore spaziale da piattaforma marina, la “San Marco”, gioiello tecnologico e centro avanguardistico di risonanza globale. Nel 1995 il Consorzio Sea Lunch, costituito da compagnie private di USA, Russia, Ucraina e Norvegia, ripropone l’idea con un sistema di lancio basato su piattaforma marina mobile per la messa in orbita di satelliti, anche pesanti, a scopi prevalentemente commerciali. Tra questi, il SICRAL 1B, satellite del Ministero della Difesa italiano dispiegato in orbita geosincrona con un lancio da piattaforma galleggiante nell’Oceano Pacifico.
Le piattaforme di lancio marine diventano fondamentali per la messa in orbita low cost di oggetti spaziali, dando origine al nuovissimo settore dell’off-shore in cui convergono attività marittime e innovazioni aerospaziali. Gli enormi vantaggi che ne derivano – dagli aspetti tecnici allo sganciamento dai regimi giuridici nazionali – chiamano tuttavia in causa la natura giuridica stessa degli impianti off-shore, dell’influenza dello stato costiero e della sovranità, del genuine-link e delle ripercussioni nell’ambito del terrorismo e dei conflitti armati. Senza tralasciare la riservatezza sulle operazioni che coinvolgono le imprese, la questione della proprietà intellettuale e i considerevoli interessi economici legati al settore.
Lo spazio, dichiarato nel ‘67 “patrimonio dell’umanità”, è al presente una risorsa limitata, in virtù della quale potrebbero levarsi nuove rivendicazioni della sovranità. Sono necessari, al giorno d’oggi, punti di convergenza normativa per attribuire un’unitaria e complessiva collocazione nel diritto alla materia e giungere ad una legislazione condivisa dell’attività in questione.
Se da un lato ONU, ITU, WTO e Unidroit dispiegano le rispettive diplomazie in direzione di un diritto armonizzato che bilanci interessi pubblici e privati, dall’altro proliferano nuovi soggetti uniti da diversi modelli contrattuali, con contenziosi e regimi assicurativi differenti, che polarizzano l’attenzione guardinga e difensiva degli stati costieri limitrofi.
All’ingente movimentazione di capitali che ne deriva, sono connessi interrogativi cruciali. Quali le responsabilità della natura giuridica degli impianti, anche in relazione alle disposizioni del diritto marittimo in materia di obbligazioni e colpa? Quale il regime concessorio e autorizzativo delle società? Quale la collocazione normativa dei velivoli aerospaziali in rapporto al limite dello spazio aereo e alla sovranità “verticale”? Come gestire le nuove attività di remote-sensing, l’x-prize e il problema del sovraccarico dei siti di lancio?
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