Di Giuseppe Gagliano*
La crescente cooperazione militare tra Arabia Saudita e Corea del Sud segna una tappa importante nel processo di trasformazione strategica del regno saudita. Al centro di questa dinamica non ci sono solo contratti per la vendita di armi, ma la costruzione di un rapporto strutturale fondato su tecnologia, deterrenza e autonomia strategica. È un passo che va ben oltre la dimensione bilaterale e si inserisce nel più ampio ridisegno delle alleanze di sicurezza in Medio Oriente e in Asia.
Un incontro che pesa più di un contratto
Il 21 settembre 2025, a Riyad, il ministro della Guardia Nazionale saudita Abdullah bin Bandar bin Abdulaziz Al Saud ha ricevuto il ministro della Difesa sudcoreano Ahn Gyu-back. L’incontro, apparentemente tecnico, aveva un obiettivo preciso: rafforzare la cooperazione in materia di difesa e armamenti, definendo una tabella di marcia condivisa che va dall’approvvigionamento militare all’innovazione tecnologica.
Per l’Arabia Saudita, questa collaborazione rappresenta uno strumento per accelerare il processo di modernizzazione delle proprie forze armate. Per la Corea del Sud, un’opportunità strategica per consolidare la sua posizione di fornitore globale di tecnologie militari avanzate e penetrare in modo stabile nel mercato del Golfo.
L’autonomia strategica saudita
La cornice entro cui si muove Riyad è chiara: ridurre progressivamente la dipendenza militare dagli Stati Uniti e costruire un sistema di difesa più articolato, in cui cooperazioni bilaterali mirate rafforzino la capacità di deterrenza del Paese. In questo senso, la partnership con Seoul è un tassello chiave.
La Corea del Sud ha sviluppato negli ultimi due decenni un apparato industriale-militare agile, tecnologicamente avanzato e fortemente orientato all’export. Droni, artiglieria, sistemi di difesa aerea e navale, missilistica a medio raggio: un arsenale sofisticato che incontra perfettamente le esigenze saudite. L’obiettivo di Riad non è semplicemente acquistare sistemi d’arma, ma integrarli in un disegno più ampio di sviluppo tecnologico e industriale interno.

Vision 2030 e il riarmo intelligente
Questa strategia si inserisce perfettamente nella cornice di Vision 2030 (Arabia Saudita), il piano di trasformazione economica e politica del Regno. Uno dei pilastri della Vision è portare la produzione militare interna al 50% entro il 2030, riducendo i costi, aumentando la sicurezza tecnologica e rafforzando il know-how nazionale.
La cooperazione con Seoul consente a Riyad di accedere a tecnologie sensibili attraverso forme di localizzazione industriale e joint venture, coinvolgendo attori chiave come Saudi Arabian Military Industries. Non solo contratti d’acquisto, quindi, ma veri e propri programmi di trasferimento tecnologico che consentono di far crescere capacità produttive locali e competenze strategiche.
Un mosaico di alleanze flessibili
La partnership con la Corea del Sud non è un caso isolato. Riad sta costruendo una rete multilivello di cooperazioni: con Pakistan per la deterrenza strategica, con Turchia per capacità missilistiche e aeronautiche, con Seoul per tecnologia e produzione industriale avanzata.
Si tratta di un mosaico di alleanze flessibili, costruite per massimizzare il vantaggio strategico saudita e ridurre il peso di un unico alleato dominante. Una scelta che risponde alla nuova realtà geopolitica: un sistema internazionale frammentato, caratterizzato da competizione multipolare e dalla possibilità di negoziare contemporaneamente con attori diversi.
Tecnologia, deterrenza e influenza regionale
Sul piano operativo, la cooperazione si concentra su settori cruciali per la guerra contemporanea: sistemi UAS, munizioni vaganti, capacità navali e tecnologie dual use. Per l’Arabia Saudita, significa poter sviluppare piattaforme integrate per la difesa e l’offesa, migliorare la resilienza strategica e accrescere la propria capacità di deterrenza in un contesto regionale dominato dalla rivalità con Iran.
Per la Corea del Sud, invece, la partnership con Riad rafforza la sua strategia di proiezione globale: entrare nei mercati del Golfo significa non solo esportare tecnologie, ma ancorarsi a una regione strategica per gli approvvigionamenti energetici e per l’equilibrio di potere globale.
Oltre la logica dei blocchi
La cooperazione tra Arabia Saudita e Corea del Sud mostra come la politica della difesa contemporanea non sia più rigidamente schiacciata sulla logica dei blocchi. Paesi che non condividono un’alleanza politica formale possono costruire legami militari e industriali solidi, guidati da interessi concreti e convergenti.
Per Riad, è un modo per guadagnare autonomia e rafforzare la propria posizione regionale. Per Seoul, un’occasione per consolidare la sua immagine di potenza tecnologica affidabile e non ingombrante politicamente. Per Washington, un segnale ambiguo: il suo storico alleato nel Golfo si sta aprendo a cooperazioni diversificate, non necessariamente antagonistiche ma certamente più autonome.
Conclusione
Il riavvicinamento strategico tra Arabia Saudita e Corea del Sud non è un semplice episodio diplomatico. È parte di un disegno più ampio di ridisegno delle architetture di sicurezza globali, in cui le medie potenze cercano nuove vie di cooperazione per evitare dipendenze unilaterali.
Riad, in questo contesto, si muove con pragmatismo: diversifica, investe e costruisce capacità. Seoul risponde con tecnologia e flessibilità. In mezzo, un sistema internazionale sempre più fluido, dove la forza non si misura solo con la potenza militare, ma con la capacità di costruire reti.
*Presidente Cestudec (Centro studi strategici)
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